CAPITOLO 28

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Ero euforica e felice, perchè finalmente non avrei più avuto segreti con Mihael e quello mi faceva sentire benissimo. Ero entrata dentro casa rumorosamente, chiamando per nome Mihael, ma trovai una sorpresa non tanto gradita: Amy. Stavano cucinando insieme, esattamente come avevamo cucinato noi: ridevano, scherzavano, parlavano come se fossero stati una coppia. Nonostante fossi entrata così rumorosamente nell'appartamento, non mi avevano sentita.
Avevo bisogno di un po' di tempo per riflettere quindi, sconsolata, uscii di casa.

Ero arrivata nel mio appartamento e chiamai mia madre, dubbiosa. Mi girai intorno e la vidi seduta sul divano; fece un gesto con la mano di sedermi sul divano. Mi avvicinai a lei a l'abbracciai; stavo piangendo e lei, con le sue mani magre e gelide, mi asciugava ogni lacrima con estrema dolcezza. Iniziò a dire che sapeva che ero la Piccola Principessa ed era a conoscenza del mio destino; dovevo scegliere tra il bene e il male e lei rappresentava il male. A me non interessava, era mia madre e avrei sacrificato tutto pur di stare con lei; c'era solo una persona che mi avrebbe fatto rinunciare a lei, ma ormai... non credo che contasse più...
Mi prese per mano e mi fece alzare; le apparvero delle ali enormi sulla schiena e mi invitò ad imitarla. Mi trasformai anch'io in AngeloDemone; mi disse che ero bellissima. Aprì la finestra e si lasciò cadere nel vuoto; non correvamo nessun pericolo perchè potevamo decidere di non mostrarci, sia alle creature mistiche che agli esseri umani o ad entrambi. Seguii il suo esempio e mi lasciai cadere a mia volta; le mie ali mi facevano livrale nell'aria frizzante di febbraio, ma non sentivo freddo. Volai ancora più in alto e guardai le persone in basso: la maggior parte delle persone erano normali, ma ce n'erano alcune che emanavano una strana luce; mia madre si avvicinò a me e disse che erano come noi: creature mistiche. Ero sorpresa da quante persone come me ci fossero al mondo; non mi diede neanche il tempo di abituarmi con l'idea che mi prese per mano ed iniziò a volare velocissima. Si fermò sopra Central Park, dove si fiondò in picchiata in una zona specifica del parco; la seguii, ma non con la stessa velocità. Posai i piedi sull'erba e dopo mi lasciai cadere sul manto erboso; quel posto l'avevo già visto... ma non ricordavo. Dopo averci pensato su, mi resi conto che quello era il posto esatto in cui venni quella volta per pensare ai miei problemi... mi alzai da terra perchè sentii delle voci. Mi nascosi dietro ad un albero e feci in modo che neanche le creature mistiche potessero vedermi; le voci erano molto familiari, ma non le riconobbi. Quando li vidi, rimasi senza parole: Mihael e Amy. Si sdraiarono entrambi sull'erba e lei mise la testa sul petto di Mihael; lui non fece niente, anzi le accarezzava i capelli. In quel momento sentii che qualcosa stava cambiando in me, mi sentivo piena di odio e di rabbia: stavo per esplodere. Piantai le unghie nel tronco dell'albero ed iniziai a lasciare dei solchi profondi nella corteccia; solo allora mi resi conto che le mie unghie erano nere, come se avessi passato strati e strati di smalto, il mio vestito non era più bianco ma nero, lo stesso i capelli. Sentivo i canini arrivarmi fino al mento; mi avvicinai a loro e mi sedetti a terra.
Amy non faceva altro che chiedere a Mihael di lasciarmi, perchè lui era felice con lei; Mihael non diceva nulla, ma sembrava che le dava retta. Rimasero per qualche minuto così, quando Mihael la baciò vicino alle labbra e si alzarono da terra; il mio respiro stava diventando affannoso, sempre più corto e veloce. Dovevo liberarmi da quella tensione, così gridai. Gridai così forte da non sentirmi più la gola; il mio grido non era umano, ma era quello di un animale irato. Sentii una mano sulla spalla: era mia madre. Aveva uno specchio in mano il quale rifletteva il mio volto; ero orribile: i miei occhi non avevano più ne la pupilla ne l'iride, erano completamente neri. Da gl'occhi si irradiavano delle linee nere, a mò di fulmine; anche le labbra erano diventate nere. Alla vista del mio aspetto, mi trasformai nuovamente in AngeloDemone e, senza dir nulla a mia madre, iniziai a piangere e volai a casa mia.
Quando entrai dalla finestra, mi trasformai in essere umano ed iniziai a piangere ancora più forte di prima; ero in piedi e mi tenevo il viso tra le mani. Notai che lo schermo del mio cellulare era acceso, così lo presi in mano e controllai; era Mihael:

《Quand'è che torni a casa? Mi manchi》

Guardai per un po' il telefono per poi schiantarlo contro il muro; tenendomi sempre la testa fra le mani, girai avanti e indietro per casa, come una bestia in gabbia. Dopo essermi calmata, andai a casa di Mihael.
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Stavo cucinando io, perchè Mihael aveva detto ad Amy che ero una brava cuoca, così mi chiese di prepararle qualcosa. La rabbia provata prima salì nuovamente sentendoli ridere e parlare; quando il mio telefono squillò, sbattei con forza la padella, facendo fuoriuscire tutto il contenuto. Presi il telefono: era Tory.

《Ciao! Questa sera, se non sei impegnata, ti va di passare a casa mia e di restare a dormire da me?》

Quelle semplici parole mi fecero sentire enormemente meglio; accettai senza esitare. Mihael ed Amy erano rimasti interdetti dalla mia azione e prima che potessero chiedermi il perchè, ero già per strada.  

Stavamo mangiando cibo cinese, perchè Tory voleva preparare qualcosa di buono, ma aveva bruciato tutto; a me non dispiaceva affatto.
La sua camera era come quella di una teenager, rosa con molte cianfrusaglie e cuscini sparsi da per tutto. Stavamo sedute per terra, su un tappeto e sommerse dai cuscini; mangiavamo cibo cinese e commentavamo le esibizioni delle persone ai talent show  alla TV. Non potevo chiedere di più!

La mattina seguente mi svegliai con un cuscino sul viso che odorava a cibo cinese. Mi misi a ridere quando vidi Tory: dormiva in una posizione strana, con le gambe incrociate sul divano e il busto e la testa per terra. Dovevo andare a lavorare, così le scrissi un messaggio su un pezzo di carta, mi vestii ed uscii.
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Ero rientrata tardi a casa di Mihael; mi feci una doccia e mi infilai la camicia da notte e mi misi a leggere un libro in soggiorno: non avevo voglia di stare nello stesso letto insieme a lui. Pensavo stesse dormendo, ma mi sbagliavo: sentii che mi stava baciando il collo e mi cinse la vita con le braccia; immediatamente lo spinsi, staccandolo da me. Mi guardò come se fossi matta, ma gli dissi che ero stanca e che sarebbe dovuto andare a dormire: l'avrei raggiunto più tardi. Dicendo quella frase gli mentii clamorosamente, perchè sarei rimasta a dormire sul divano. Sapevo che in quel modo lo spingevo sempre di più verso Amy, ma non accettavo che si comportasse in quel modo. Mi addormentai piangendo.

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