CAPITOLO 37

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"Nella terra dove sei nata,
Dalle mille gioie e mille dolori
Nella bocca del mare
Nel cuore del bosco,
È lì che mi trovo.
Se coraggio hai, vienimi a trovar
Tra pianti e lamenti,
La tua risposta avrai.

Servo cuor nobili,
Giudico i malvagi
Lo dedico a te,
Al mio terrore."

Il resto delle pagine, sono solo annotazioni di Shyla.

<<Questa è l'unica cosa che ci può aiutare a trovarla...>>

Mihael sembra scocciato, dopo tutta questa fatica, per capire dove sia Shyla ci possiamo affidare solo ad una piccola poesia; lui si alza e va in un'altra camera, io invece rimango a rimuginare su qui versi:

:Nella terra dove sei nata
In Giappone? Ma come faccio ad essere sicura che si riferisca proprio a me?

:Nella bocca del mare,
Nel cuore della foresta.
Cosa intende?

Ci sono troppe parole, frasi, concetti che non riesco a comprendere; io e Mihael abbiamo passato tutto il giorno a trovare il modo di decifrare questo libro e quando ci siamo riusciti, ci ritroviamo a comprendere  qualcos'altro. È ormai sera, ed io sono stanca, mi alzo e mi metto a letto ma anche quando sto sdraiata non riesco ad addormentarmi; dentro la mia testa continuo a vedere quelle parole e sentire quei versi, come delle vocine che non smettono mai di parlare. Visto che sono "costretta", inizio a pensare al significato di quella poesia; credo sia un'ultima prova per colui che vuole incontrare Shyla: solo con intelligenza e astuzia, si può arrivare a lei.
Non mi vengono in mente idee.
Le ore passano, ed io continuo a girarmi e rigirarmi nel letto, fino a quando...

<<Mihael! Mihael! Svegliati!!! So cosa dobbiamo fare, dove dobbiamo andare! Ho capito, è tutto chiaro!>>

<<Uff, e va bene...>>

<<Dobbiamo andare in Giappone, Shyla si trova lì. C'è un posto, vicino al villaggio dove sono crescita, che si racconta viva una strega cattiva e non è tutto. Sotto terra, c'è un intero complesso di grotte, che partono dal mare e arrivano fin dentro la foresta...
So dove dobbiamo andare, ma non so cosa incontreremo. Nel mio villaggio, nessuno ha mai osato mettere piede dentro quella foresta; una volta tentai, ma... non finì bene...>>

<<Voglio finire al più presto con questa storia quindi, quando partiamo?>>

<<Che ne dici di... domani?>>

Mi guarda fisso negli occhi per un po', poi annuisce e si rimette a dormire; rimango ad osservarlo per poco, dopodiché anche io mi addormento.
-
La luce forte del mattino si inoltra dentro la stanza, svegliandomi; mi alzo dal letto e vado in cucina.

<<Buongiorno dormigliona!! Ah, Mihael è uscito, diceva che andava al centro commerciale.>>

<<Grazie Tory.>>

Mangio qualcosa e mi vesto.
-
Sto camminando per le strade e vedo, e sento, le persone trapassarmi; devo farci l'abitudine con questa cosa.
Sono arrivata al centro commerciale e appena entro, vedo Mihael seduto ad un tavolo di un bar; mi avvicino a lui, ma vedo che sta guardando in un punto fisso. Seguo il suo sguardo e, con grande sorpresa, forse non così grande, vedo Amy; Mihael la sta guardando ed ha un leggero sorriso sulle labbra.

<<Mihael! Cosa ci fai qui?>>

Mi guarda a mala pena e si gira per vedere Amy, di nuovo.

<<Mihael, dobbiamo andare. ORA.>>

Non mi risponde neanche e va in direzione di Amy; con la sua mano incorporea, le sfiora la guancia e poi le labbra. Come una furia, vado verso di lui, lo prendo per le spalle e lo strattono; i suoi occhi sono diversi, sono... più scuri. Con una mossa fulminea, si libera dalla mia presa e mi lancia contro un tavolino. A dispetto delle persone, posso muovere gli oggetti; appena cado sul tavolino, anche esso cade insieme a me, come se stessimo ballando una danza goffa.

<<Dicevi che volevi lasciarmi per vivere la mia vita, felice. Bene, voglio essere felice quindi vattene.>>

Le persone si girano confuse, vedendo il tavolino cadere senza alcun motivo.

<<Mihael, ma...>>

<<Nessun ma, Vera. Ora lasciami...>>

Appena capisco di cosa si tratta, i miei occhi gonfi dalle lacrime, si spalancano mostrando la mia iride color azzurro ghiaccio.

<<Tu sei il mio Salvatore e io il tuo: ti aiuterò, te lo prometto.>>

Scatto vicino a lui e gli rapisco un bacio poi volo fuori dall'entrata del centro commerciale; ho capito cosa gli sta succedendo: qui c'entra mia madre. Gli avrà fatto un incantesimo, credo, per questo i suoi occhi sono più scuri del solito; non c'è nessun altra spiegazione.
Volo fino alla finestra di Tory, ma non entro; sta seduta al tavolo e ascolta la musica mentre studia per un esame all'università. Appoggio la mano sulla finestra e resto in silenzio ad osservarla; vorrei entrare dentro per salutarla, per dirle addio, ma non ci riesco. Come una vigliacca, stacco lentamente la mano dalla finestra e inizio a volare verso la mia meta, ma a pochi metri di distanza dalla casa di Tory, sento il bisogno di girarmi per darle un'ultima occhiata; adesso è in piedi vicino alla finestra che sorseggia qualcosa, thè o caffè, e scruta il cielo. Provo una sensazione orrenda, sono sola e ho una responsabilità enorme sulle mie spalle: mi sento abbandonata.

<<Addio, Tory...>>

La leggera frase parte trasportata dal vento, restando sconosciuta agli altri, ma immortale per me.
-
Dopo quel lungo tragitto, sono finalmente arrivata in Giappone; sono distrutta e spaesata, ma sono determinata come non mai.
Prima di fare qualunque cosa, mi dirigo verso il villaggio in cui sono cresciuta; di ricordi belli ne ho pochi, o quasi nessuno, ma ho voglia di rivedere la vecchia casetta in cui sono cresciuta.
Il villaggio in cui sono cresciuta è un posto sperduto tra le fredde montagne e l'infinito mare; il villaggio c'è ancora. Vedendolo dall'alto sembra ancora più piccolo; atterro dolcemente sulla stradina principale. Vedo ancora le piccole botteghe di quando ero una bambina: c'è il negozio di alimentari aperto da dei coltivatori locali, un'altra bottega vende dei saponi e dei profumi fatti in casa, un'altra ancora vende oggetti di ogni tipo. Il villaggio è piccolo ma gode di ogni benessere; continuando a camminare, vedo per strada le persone con cui sono cresciuta; sono molto cambiate, invecchiate, provo per loro una sensazione strana, di affetto e calore nei loro confronti. Andando ancora più avanti, vedo la scuola: è un edificio antico, in pietra e marmo, le finestre sono enormi e si sente già da fuori l'odore di vecchio.
Salgo la collinetta che porta alla mia vecchia casa; l'aria è impregnata di umidità, per via del fiumiciattolo, e di bosco. Arrivo alla radura: le case sono sempre sette; quando vedo la mia vecchia casa, vengo investita dai ricordi. La casa è rimasta abbandonata... provo ad entrare, ma la porta è ancora chiusa, così passo tra i muri; al suo intero, c'è solo il volto: tutti i mobili sono spariti, al loro posto ci sono solo qualche pianta e rampicante. Salgo le scale che conducono alla mia cameretta; la porta è chiusa. Esito prima di aprire, ma quando trovo il coraggio, mi pento di averlo fatto; la mia stanza è l'unica arredata. Il letto è sistemato, i libri sono disposti in ordine sulla libreria e i miei giocattoli di quando ero bambina, sono ancora dentro la cassapanca; la apro e dentro trovo tutti i miei giocattoli. Ne prendo uno e lo porto al petto; le lacrime cadono sul pavimento polveroso, lasciando dei cerchietti lucidi. Ripongo con cura il pupazzo e apro un cassetto dell'armadio; dentro c'è il mio diario segreto. Lo sto per aprire, ma sento un rumore provenire dal piano inferiore...

Io sono Vera... Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora