Ecco allora che dopo anni di abbandono, nel giro di un paio di mesi di lavoro venne su una nuova abitazione proprio su quel garage, e così sorsero una cucina, un bagno con doccia, e ben due camere da letto. La cucina non era molto grande ma comunque era molto accogliente. Vi era una finestra, che nonostante le sue dimensioni ridotte era particolarmente luminosa. Ogni mattina infatti, filtrando da quella finestra, la luce del primo sole arrivava fin dentro alla stanza di Billie colpendolo in pieno viso, come se il sole volesse prenderlo a cazzotti, davvero un bel modo di cominciare la giornata...
Accanto alla stanza di Billie vi era la camera da letto dei suoi genitori. Anche quel locale non era molto ampio, con un mobilio molto semplice, quasi rustico, che rendeva quella stanza particolarmente accogliente, familiare.
L'altra camera invece era stata costruita per Billie, Chris e Nadia. Dentro si avevano piazzato tre letti, qualche comodino, e due armadi doppi di colore verde da abbinare alla tinta delle pareti. Quel luogo sapeva di pace, di speranza, di calore domestico, tutte cose da poter accostare all'infanzia di Billie, che senz'altro era stata felice, ma purtroppo per lui di breve durata, al pari di un battito di ciglia...
Si sa che guardando negli occhi dell'ingenuità tutto appare meraviglioso, tutto rimane bello, senza riuscire a fare le dovute distinzioni, una cosa più che normale visto che gli occhi dell'ingenuità sono poco abituati alle porcate, ecco perché riescono a trovare solo il meglio, il positivo che risiede in ogni cosa. Ma col tempo si arriva a comprendere, e a un certo punto anche se non si sa bene com'è e come non è si arriva a realizzare che quel "breve periodo felice" in realtà altro non è che un tentativo mal riuscito di "addolcire la pillola", ed ecco perché spesso il ragazzo riflettendo su tutto ciò, ricordava la sua infanzia con nostalgia, con il rimpianto tipico di chi sa che quando una cosa è bella che andata non si può fare altrimenti se non accettarlo.
"RASSEGNAZIONE", in certi casi diventa come una specie di dogma che bisognerebbe marchiare a fuoco sulla propria fottuta pellaccia, giusto per essere certi che non se lo dimentichi strada facendo. Tuttavia, usare, imprimere, incidere una parola, e accettarne il concetto che ne racchiude, sono cose ben distinte tra loro, e solo il tempo può dare la possibilità di comprendere tutto ciò dando la possibilità a chiunque di farne tesoro...
Ma Billie e la sua famiglia ormai vivevano a Hellville, e spesso si dice che quando le persone vivono in un luogo per molto tempo diventano un po' quel luogo, una cosa che forse per il ragazzo non risultò essere poi diversa visto che parallelamente con il sorgere di nuovi ambienti in quella casa, nel ragazzo iniziavano a sorgere le più svariate preoccupazioni e turbamenti, senza nemmeno rendersi conto di come e quando tutto ciò fosse accaduto...
E allora ricordava Billie, ricordava tutto mentre fumava la sua sigaretta, continuando a muoversi all'indietro verso tutti i suoi trascorsi, passando dai ricordi più dolci della più tenera età, fino a giungere a quelli via via sempre più amari e più vicini ai giorni reali, lontani dalla magia e dall'ingenuità tipica dei novellini presi in giro dai "compagni" più grandi, che anziché risultare più saggi e maturi, col tempo, da quelle parti, diventavano sempre più idioti. Sì, purtroppo a Hellville di idiozia ce n'era tanta. La si poteva portare al mercato e farci i miliardi vendendola, ma sfortunatamente nessuno se ne accorse mai, altrimenti quella merdosa cittadina sarebbe diventata così ricca da fare invidia a tutti gli sceicchi arabi del mondo...
Ma intanto il tempo trascorreva veloce, e con esso, altrettanto velocemente nell'animo del ragazzo si faceva sempre più spazio il disincanto e il crudo cinismo, un qualcosa che spesso sfociava in un sentimento di forte malinconia e malessere che gli attanagliava l'anima, facendogli provare un forte desiderio di lasciarsi andare a quell'amarezza smettendo di lottare; e allora Billie lo faceva. Si lasciava andare ed ecco che qualche lacrima inumidiva il viso come a voler lavare via i residui di quella merda quotidiana che gli occhi del ragazzo catturavano per le strade di Hellville, continuando a bagnare quei ricordi che intanto come dei sigari venivano fuori dal loro pacchetto uno dopo l'altro, rimandando un po' alla sincronia e l'eleganza che possiedono le tessere del domino nello stramazzare giù...
Già, la vita del resto non è qualcosa di diverso da un corale e simmetrico momento di perfetta distruzione di qualcosa di splendido, uno spettacolo che viene offerto quotidianamente e che non lascia alcuna soluzione se non quella di fare da spettatori alla "dolorosa meraviglia"...
Ma crescendo cambiano molte abitudini, ed è ben noto che uno dei principali effetti collaterali dell'assiduo contatto con la merdosa realtà della vita è che anche l'immaginazione necessaria a scappare da essa viene meno; ecco perché per Billie non faceva più alcuna differenza aver sognato una realtà diversa da quella di Hellville con l'aiuto del whiskey o qualche pasticca da far scivolare giù per la gola, un po' come la sua vita che stava scivolando lentamente nel buio. Ormai non gli importava più pensare che il giorno dopo sarebbe dovuto tornare alla realtà, e che con la fine dell'effetto delle varie sostanze sarebbe anche stata la fine di quella realtà diversa che sognava, rendendo la realtà già dura di per sé ancora più dura. Non poteva essere altrimenti. Vivere a Hellville era sempre peggio man mano che gli anni passavano, ma c'era una cosa che Billie proprio non riusciva a comprendere, una fottuta domanda che lo tormentava; perché quelle sensazioni devastanti percuotevano solo la sua anima mentre gli altri sembravano esserne immuni? A quello Billie, negli anni, non aveva trovato spiegazione alcuna, e ciò lo faceva sentire ancora più solo. Maledizione!!
Le persone sanno essere dannatamente superficiali, con una grande capacità di dimenticare, di lasciarsi tutto alle spalle, preoccupandosi più dell'accumulo giornaliero di interessi e banconote che di ciò che accade intorno a loro, mostrandosi avvolti da una folta patina di superficialità che avvolge la mente e il cuore di ogni fottuto stronzo di questa vita, la medesima che ogni illuso conduce credendo di essere invidiato da chi facendo eccezione si preoccupa della mancanza di qualcosa di più profondo. E allora basta guardarsi intorno per vedere come un individuo qualunque anziché prendersi 5 minuti per farsi un esame di coscienza, preferisca concentrarsi sugli affari o sulla moglie del collega che nel frattempo, con l'intento di farsi una sveltina in bagno proprio con quest'ultimo, finge di essere passata in ufficio per far visita al marito. Non pensa affatto alla propria figlia, non pensa al giorno del suo matrimonio quando si è sentito davvero felice, quando ancora non si era trasformato in un dannato squalo in giacca e cravatta, quando ancora non tradiva sua moglie. Sì, le persone non sono abituate a questo, sono abituate a vivere la loro vita tuffandosi con le loro cravatte importanti e le loro cosce depilate nel mare dell'ipocrisia, mentendo a se stessi, dichiarandosi soddisfatti dalla vita che conducono, ma non Billie. Lui ricordava perché era consapevole che nella vita c'era qualcos'altro, dunque si ostinava a rimanere attaccato al passato nonostante fosse consapevole che ormai quel passato fosse andato via per sempre e non sarebbe tornato mai più; ma ciò non era importante per il ragazzo, e allora ecco tornare alla mente ricordi di persone, amici, compagni di scuola, ricordi di ragazze andate e poi tornate, una vita di amicizie che sembravano essere vere, ma che poi sarebbero inevitabilmente appassite con l'andare dei giorni, e poi ancora i falsi "TI AMO" che invece di crescere rigogliosi come piante grasse nel deserto, puri come acqua di sorgente, si seccavano al primo sole di luglio incazzato...
Sì, molti dicono che questa sia la vita, e ne parlano come se si trattasse di qualcosa che è già stato stabilito. Forse essere uomini significa questo, significa comprendere e accettare tutto ciò...
Riflettendo su tutte quelle cose Billie finì la sua sigaretta, e fu una consapevolezza piuttosto dolorosa poiché assorto com'era nei suoi pensieri, dovette bruciarsi le dita della mano destra per rendersene conto. Senza nemmeno pensarci un attimo ne accese un'altra, poi riprese da dove era rimasto...
Immergendosi completamente nei suoi ricordi riuscì a estraniarsi completamente dall'ambiente e dalla realtà circostante, e improvvisamente si trovò ostaggio di uno stato di coscienza diverso, a metà tra sogno e realtà. Iniziò a guardarsi intorno. Non si trovava più nella sua stanza ma stava camminando perso in un labirinto di porte. Quella cosa lo turbò parecchio, così come lo turbò parecchio guardarsi intorno, poiché più lo faceva, più quel labirinto risultava essere enorme, sterminato, con tutte quelle porte che spuntavano da ogni angolo; da terra, dall'alto, dal basso, di lato, a destra e sinistra, una cosa che dava a quel luogo un'atmosfera mostruosa, inquietante e insieme misteriosa...
Non sapendo cosa fare decise allora di farsi coraggio e aprire una di quelle porte inquietanti; così chiuse gli occhi e si fece avanti, aprì una di quelle porte e poi la richiuse dietro di lui, poi restò ancora un po' con gli occhi chiusi, ma quando li aprì ciò che ebbe davanti ai suoi occhi lo rese del tutto incredulo...
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Hellville, il cuore dell'inferno
General FictionHellville - il cuore dell'inferno è un romanzo che parla della storia di Billie Green, un ragazzo che si trova in un momento particolare della sua vita, uno di quei momenti di crisi in cui si sente il bisogno di fare il punto della situazione... Si...