3 Con calma...

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Dopo quanto successo Billie non fu più lo stesso; almeno non nell'atteggiamento. Non aveva più quella dannata "fretta" di tuffarsi in una qualche nuova relazione, prendendo tutte le cose come venivano, cercando di godere di quei pochi fottuti attimi di tranquillità, una tranquillità che probabilmente era data dal fatto che si stava abituando a tutte quelle cose, a tutte quelle complicazioni che gli mandavano la testa e l'anima in subbuglio. Era relativamente tranquillo dunque, standosene per conto suo. Ma purtroppo il destino non era soddisfatto di vedere Billie così tranquillo, di fatti, molto presto, qualcosa lo avrebbe travolto come un treno in corsa...

Le giornate si allungarono, e la primavera aveva cominciato a farsi sentire. L'odore delle ragazze era ancora più forte del solito. Forse il merito di quello era della primavera. Si sa che in quel periodo gli ormoni hanno un'influenza maggiore sul corpo e sulla mente delle persone, e sugli adolescenti in particolare, ma nonostante tutto, nonostante fosse primavera, la stagione che per eccellenza è simbolo di rinascita, il ragazzo non pensava a determinate cose, non pensava alle ragazze - sintomo che indicava quanto fosse stata terribile la lezione che Marta gli aveva dato.

Già. Purtroppo anche le cose belle possono ferire, e ciò avviene perché ad ogni cosa buona corrisponde una negativa. Sì, la vita è un fottuto specchio a due facce, lo specchio più grande che esista, e visto che alla luce di riflesso corrisponde l'ombra, inevitabilmente più una cosa è bella, più bisogna essere pronti ad affrontare tutta la merda che potrebbe derivare dall'entrare in contatto "con quella cosa bella"...

Già, non esiste solo il bene o solo il male in una situazione, in un rapporto. No, in tutte le cose i due si equivalgono, e il più delle volte si mostrano indispensabili per dare sapore alle cose...

Billie dunque cercò di concentrarsi sullo studio, dimenticando (o almeno provandoci) tutto ciò che gli era successo da settembre in poi. Si preoccupò dei voti a scuola. In quel momento era la cosa più importante, e lo era perché andare male a scuola significava giocarsi gli allenamenti. Da poco tempo infatti il ragazzo aveva iniziato a giocare a calcio, e una sfilza di brutti voti avrebbe portato Bryan a vietare al ragazzo di allenarsi con la squadra, una cosa che per Billie era troppo importante.

Il ragazzo era stato iscritto proprio quell'anno da suo padre, e ciò dopo essere stato indotto dalle sollecitazioni insistenti di diverse persone che avevano avuto modo di notare il talento di Billie per quello sport. Proprio per quello, proprio perché il ragazzo aveva una passione viscerale per il calcio, era determinato a fare bene, a cercare di sfruttare al massimo quell'occasione per poter sfondare a livello professionistico. Billie cominciò prestissimo a dare i primi calci al pallone, e da quando ebbe 5 anni appena cominciò a passare pomeriggi interi a giocare in piazza, a evitare auto, a essere obbligato a calciare bene per non rompere i vetri di qualche finestra, a evitare di far cadere il pallone in qualche dirupo. Passò dunque alcuni anni della sua vita a evitare che certe cose accadessero, cose che apparentemente potevano sembrare non utili ai fini del gioco, ma tutto quello a lungo andare divenne come un allenamento che spesso neanche la migliore delle scuole calcio riesce a proporre ai propri allievi. E fu così che il ragazzo venne su. Sempre e comunque con il pallone tra i piedi. La sua era una passione che per lui era più che semplicemente viscerale. Sì, era una specie di mania la sua, una dolce ossessione di cui non si sarebbe mai liberato del tutto. A dimostrazione di tutto ciò vi era il fatto che spesso i bambini della sua età chiedevano ai genitori i giochi più disparati; biciclette, pistole, fucili, robots, macchinine telecomandate, ma nonostante tutto, spesso non erano contenti. Per Billie non era così. A farlo contento bastava ricevere come regalo un pallone. Niente lo rendeva più felice e soddisfatto di un pallone...

Così il tempo passava, e più il tempo passava, più Billie migliorava il suo talento mostrandosi più promettente. Quella risultava essere per lui una delle pochissime cose che sapeva fare bene, una delle pochissime cose di cui si sentiva davvero sicuro. Era una delle poche cose su cui poteva contare per venire fuori dai problemi e dai dispiaceri che sono tipici di quell'età critica e che col tempo peggiorano soltanto. Ma Billie aveva il pallone con sé, un oggetto magico che gli dava una gran forza, e cioè quella di convertire le cose negative in energia per fare bene sul campo, portandolo a raggiungere tutti gli obiettivi calcistici che si prefiggeva durante l'arco di un'intera stagione...

Si sfogava così, ed era una cosa molto importante perché gli dava quell'equilibrio che altrimenti mancava nella sua vita...

Nonostante tutto però, nonostante Billie fosse molto promettente, ne aveva di strada da fare. Doveva maturare, e non solo dal punto di vista calcistico. A tutto ciò andava aggiunto che aveva tempo per farlo ma non tantissimo, un po' come avviene nella vita - di sicuro c'è tempo per maturare ma non molto. Proprio per questo motivo Billie si concentrava sugli allenamenti usandoli come valvola di sfogo per affogare i dispiaceri, e tutto ciò sembrava anche funzionare bene sul campo e fuori...

Sul campo segnava un goal dopo l'altro, potendo fare affidamento su qualità tecniche niente male e un fisico possente che lo aiutava parecchio. Tutti si aspettavano grandi cose da lui perché aveva tutto quello che serviva per poter diventare un futuro campione; era alto, robusto, ed era molto rapido sia con la palla sia senza. Sul campo si muoveva in continuazione, evitando di dare punti di riferimento agli avversari che impazzivano per marcarlo e non solo, infatti, riuscire a togliere la palla a Billlie, soprattutto quando era in forma, era davvero un'impresa. Come se non bastasse il ragazzo era anche dotato di un bel tiro sia di destro, che era il suo piede preferito, sia di sinistro, ma era molto abile anche di testa, una qualità quella che lo rendeva letale anche nel gioco aereo...

Ma nonostante le sue impressionanti doti tecniche e fisiche, prima di iniziare a giocare a calcio, Bryan gli aveva insegnato una cosa che sarebbe risultata fondamentale: "PER GIOCARE BENE A CALCIO LA COSA ESSENZIALE È PRIMA DI TUTTO DIVERTIRSI."

Billie altroché se si divertiva. Si divertiva a fare neri gli avversari. Lo faceva col sorriso, lo faceva come pochi sapevano fare. Quando giocava a calcio era "felice". Quella era una delle poche cose positive che erano sue e che difficilmente qualcuno avrebbe potuto portargli via, perché per riuscire nel calcio il ragazzo avrebbe fatto di tutto, qualsiasi sacrificio pur di arrivare al top...

Ma essere uno dei migliori in squadra significava anche avere delle ammiratrici, e lui lo sapeva, ma in quel periodo cercò di tenerle alla larga il più possibile perché per il momento ne aveva avuto abbastanza di delusioni, e cercava così di concentrarsi sulle cose che gli davano soddisfazione e non sulle delusioni viventi, cioè le persone, le quali, come delle bombe innescate, prima o poi sarebbero esplose. Come al solito però gli imprevisti sono dietro l'angolo, e proprio per questo ciò che gli accadde quella mattina non se lo sarebbe mai aspettato. Già, non si aspettava che la bomba sarebbe esplosa ancora una volta...

Hellville, il cuore dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora