10 Anime unite...

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Billie era letteralmente distrutto dal dolore. Non mangiava più, non dormiva più. Niente aveva più senso ormai, nemmeno la vita stessa...

Il dolore era insopportabile, e da quello stato sembrava che non sarebbe riuscito più ad uscirne. Spesso si dice che bisogna andare avanti, ma come se fa ad andare avanti quando nel bel mezzo di un viaggio viene giù una montagna che travolge e spazza via la strada percorsa fino a quel momento? Era atroce, maledettamente atroce. Sicuramente il ragazzo poteva contare sulla vicinanza dei propri familiari e dei suoi amici, ma anche se poteva sembrare meno dura, le capacità delle persone che stavano vicino al ragazzo erano davvero limitate, anche se non era colpa loro, anche se ce la mettevano tutta. Fottuti limiti...

Ci voleva tempo. Il tempo spesso è un importante alleato, e talvolta sembra anche capire quando è il momento di scorrere in fretta per far sì che in qualche modo le maledette ferite si chiudano e amen, ma anche quando scorre rapido, non si è immuni dalla percezione erronea del fatto che un momento spiacevole, tremendo risulti essere infinito, e per Billie tutto ciò non fece differenza...

Passava tutto il tempo a guardare e riguardare le foto di Jane, a rileggere quel maledetto ultimo messaggio che la ragazza gli aveva inviato. Era atroce, maledettamente atroce. Per stare più vicino a Jane il ragazzo aveva cominciato a passare spesso da casa sua per andare a trovare il professor Nicky, che nel frattempo aveva deciso di andare in pensione. Anche lui era cambiato. Era molto invecchiato, e con lo sguardo spento, perso nel vuoto, non faceva altro che stare in poltrona a fumare la sua pipa. Più volte aveva pensato al suicidio, ma la sua morale cattolica gli impediva di trovare il fottuto coraggio per lasciarsi andare al gesto estremo. Troppo timor di Dio.

Quando Billie andava a trovarlo, "il rituale" era sempre lo stesso: entrava, salutava il professore, sedeva un po' con lui davanti alla TV in "religioso silenzio", poi il professore allungava una mano e prendeva un bicchiere sul tavolino accanto alla poltrona. Spesso era vuoto, ma probabilmente tutto ciò stava a significare che ancora prima fosse stato pieno. Billie capiva quel gesto, e andava a prendere il whiskey - generoso lo versava, fino a quando il professore non portava "il calice " alla bocca mandandolo giù d'un colpo. Lo stesso rituale veniva eseguito per tre volte, poi il professore rimetteva il bicchiere sul tavolino e riprendeva a fumare la sua pipa. A quel punto il ragazzo si alzava, rimetteva al suo posto la bottiglia, e tornava in salotto...

<<Posso andare di sopra?>>

Il professore non rispondeva mai, si limitava solo a fare un cenno con la testa, mentre con il suo sguardo spento continuava a guardare la TV e fumare. A quel punto Billie andava di sopra ed entrava in camera di Jane. La sentiva vicina quando si trovava lì, tanto da credere che potesse ascoltare quanto Billie avesse da dirle. Le raccontava com'era andata la sua giornata, cosa lo avesse fatto ridere, arrabbiare, intristire. Le diceva quanto mancava non solo a lui ma a tutti i suoi cari. Poi, dopo la conversazione, il ragazzo si dirigeva presso lo scaffale che vedeva esposti tutti i libri che la ragazza aveva letto, ne prendeva uno e lo leggeva tutto d'un fiato. Faceva così ogni volta che si dirigeva a casa della ragazza, finché proprio grazie a quelle letture, un giorno, prendendo uno dei suoi soliti libri, si accorse che proprio dietro il libro che aveva preso, si nascondeva uno scaffale interno che non aveva mai notato prima. Incuriosito da quei libri decise di prenderne uno e iniziò a leggerlo. Si trattava dei racconti scritti da Jane. Lesse la raccolta tutta d'un fiato, e poi rimise il volume al suo posto. In un secondo momento si recò di sotto, ma non prima di aver "salutato" Jane. Scambiò ancora due parole con il professor Nicky, che come al solito rispondeva solo a cenni, e dopodiché il ragazzo tornò a casa usa, ma quella notte accadde qualcosa...

Una volta rientrato a casa, Billie si ritirò in camera sua. Non aveva appetito, ma solo una gran voglia di starsene per conto suo. In un primo momento cercò di riposare, ma niente da fare, non riusciva a prendere sonno. A un tratto però ci riuscì, e dopo essersi addormentato fece un sogno...

Si trovò a percorrere una stradina che divideva in due un prato verde, rigoglioso, e più avanti, continuando su quella strada, superò anche un campo di grano ancora immaturo. A un tratto si trovò davanti a un salice immenso che bloccava la strada, ma nel suo tronco si apriva un piccolo passaggio. Billie, senza alcun tentennamento ci passò attraverso, e una volta dall'altra parte vide dei gradini che salivano fino al cielo. Li fece tutti, uno dopo l'altro, e arrivò a una soglia oltre la quale non gli era possibile proseguire malgrado i suoi sforzi, come se una qualche forza glielo impedisse. Poi però, a un certo punto, guardando davanti a sé, vide in cielo la luna e le stelle enormi, sproporzionate rispetto alla vista abituale, e a un tratto si accorse che in mezzo a loro c'era proprio Jane...

Era bellissima come sempre, avvolta in un meraviglioso vestito d'argento luminoso, come la luna, ed era seduta in cielo intenta a scrivere qualcosa, mentre la luna come una lampada da scrivania, illuminava le sue pagine e il suo viso, quasi come se volesse mostrare a tutto il mondo la bellezza della ragazza. Le stelle danzavano attorno a lei a modo di festa, in cerchio, tutte. Fu allora che Billie cercò di catturare la sua attenzione facendo il suo nome a gran voce, ma non ci riusciva. Era come se gli avessero tolto il dono della parola. A un tratto però,  la ragazza si voltò verso Billie, gli sorrise amorevolmente e poi disse: <<SCRIVI BILLIE, SCRIVI E RICORDAMI... SOLO COSÌ LE NOSTRE ANIME SARANNO UNITE E NON CI PERDEREMO...>>

A quel putno Billie cercò di parlare ancora una volta, ma niente da fare. Non ci riusciva. Poi, a un tratto, intorno a lui tutto iniziò a diventare convulso, fino a che non si svegliò di soprassalto. Ancora stretto nella morsa del sonno, non si rese conto che si era trattato solo di un sogno. Solo in un secondo momento realizzò il tutto, ma decise comunque di assecondare quanto Jane gli aveva detto in sogno. Così prese un foglio di carta, una penna, e di getto, senza fermarsi, scrisse tutto ciò che gli passava per la mente...

"Eccoci al plenilunio, all'incontro tra il sole e il mare, a quel bacio che diventa arcobaleno, al collasso delle stelle, al fragore del lampo che rimbomba per i colli d'ebano,

Mentre l'argento delle valli si confonde con il castano delle foglie d'autunno...

I nostri corpi, distesi, avvolti da una coltre d'addio,

Sembrano riuniti in nuova armonia, 

Mentre prati notturni soffiati dal vento richiamano a sogni di fine e nuovo inizio con medesimo esito...

Delle ali si spiegano, e speranza richiamano, 

Non accettano il torbido, 

Vogliono spiegarsi in tutta la loro fierezza, 

Vogliono vivere il viaggio in tutta la loro pienezza,

Senza logiche di rimpianto che lasciano spazio solo a stupido e orgoglioso turbamento.

Intanto l'argento lunare fa capolino tra i fiori di questo Eden,

Che desiderio d'eternità riscontra e cerca, violento, senza alcun ripensamento,

Mentre il cuore riflette su come superare le barriere del destino...

Il tempo, giudice vorace e prezioso alleato di noi tutti, senza pietà, infligge e trafigge, e pietoso sorregge, capace di pietà e di ardua sentenza..."

Dopo aver scritto, Billie rilesse il tutto. Pianse amaramente, ma era un pianto liberatorio, un pianto di felicità. Aveva capito che Jane aveva ragione, che quello era l'unico modo per non perdersi completamente, per mantenere le loro anime unite, perché ogni volta che Billie avrebbe scritto qualcosa, Jane sarebbe stata con lui, accompagnando la sua mano, la sua anima, per sempre... 


Hellville, il cuore dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora