9 Ciclicamente fottuti...

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Una volta giunti a destinazione, tutti i ragazzi e le ragazze stavano lì davanti a scuola ad aspettare. Non facevano altro che guardarsi intorno, poiché tutto quanto per loro risultava essere una dannata novità. C'erano diversi sguardi, innumerevoli come le simpatie che nascevano all'istante, per poi morire alle attenzioni di un nuovo sguardo ancora più ammiccante. La chiamano "NORMALITÀ", qualcosa che era la netta conseguenza di trovarsi in mezzo a un mare di ormoni in subbuglio. Difficile trovare un appiglio, difficile evitare di esserne coinvolti...

Spesso si dice che i ragazzi sono il futuro. Un futuro che tutti sperano sia roseo e privo di fantasmi. Non è così. I fantasmi del passato aleggiano e infestano non solo il presente, ma anche il futuro di chiunque. Nessuna sorpresa. La vita spesso risulta essere un'amante incorreggibile delle fottute vecchie abitudini. Forse proprio per questo tutto si presenta ai nostri occhi come dei cicli, quei cicli che prevedono l'essere ciclicamente fottuti, senza remissione di peccati, amen e tutto; dunque ogni cosa cambia, ma in realtà ogni cosa rimane sempre uguale. Almeno così dicono...

Dopo qualche ora di attesa, Billie notò che tutto quel chiacchierare creava un frastuono assordante. Sembrava quasi che quel sovrapporsi di voci, mossa da qualche mano maestra, si stesse trasformando in una sinfonia; una dannata sinfonia d'incertezza, che al pari di qualsiasi frastuono corale, improvvisamente smetteva di essere sinfonia e prendeva i contorni di uno di quei ritornelli sfigati, che malgrado risulta essere terribile alle orecchie, per ragioni sconosciute all'universo, continua a tormentare la mente come un martello pneumatico...

Pensando a tutto ciò Billie aveva avuto modo di sorridere, e lo fece perché allo stesso tempo ebbe modo di realizzare che mai aveva amato così tanto il caos come in quel momento. Poi però tornò alla realtà, anche perché la sua attenzione fu catturata dal presentarsi degli incaricati alla formazione delle classi. Anche loro erano molto agitati. Lo si poteva notare dalle loro fronti perlate e dalle loro camicie ben stirate ma intrise di sudore, come delle spugne cariche d'acqua. Pesanti, cariche di liquido che intrappolato dentro sembrava urlare "VOGLIO SCHIZZARE FUORI DA QUI!"

Poi però Billie tornò nel suo mondo, e si estraniò ancora una volta dalla realtà circostante. Si concentrò sul mormorio delle voci, sul rumore dei pensieri che correndo all'impazzata su e giù per la sua mente si muovevano come se si trattasse d'un qualche battaglione intento a muovere guerra a qualche paese che apparentemente morto di fame in realtà è molto più ricco del paese invasore.

E allroa si lasciò andare, essendo coinvolto da tutto quello. Avrebbe voluto che ciò che stava vivendo non avesse avuto mai fine, ma del resto a chi non è mai capitato di desiderare qualcosa di simile?

Continuava ad ascoltare quei suoni. Il battito delle ciglia, il brusio delle voci, e lo squillo di molte altre che contrastavano quelle più basse e cupe. Sentiva il battito del suo cuore, il suo respiro che unendosi a quello di tutti i presenti si faceva prima lento e poi veloce. Si sentiva il tintinnio degli orecchini delle ragazze, lo strusciare degli accendini sotto le dita abbrustolite dei ragazzi col vizio di farsi troppo spesso di marijuana, così come sentiva il suono dei passi nervosi di chi si spostava su e giù per le scale, avanti e indietro per i corridoi. Fu a quel punto che chiudendo gli occhi si rese conto che era come se quel fottuto "concerto" si muovesse a tempo, all'unisono. Non capiva perché, ma amava in maniera indicibile il modo in cui quel caos "suonava". Sì, quello era un momento che gli stava regalando una profonda gioia, qualcosa che capita poche volte nella vita. Non avrebbe mai dimenticato quella dolce melodia. L'aveva fatto stare bene. La musica in generale lo faceva stare bene, una cosa che alimentava la grande passione del ragazzo per essa. Purtroppo però Billie non aveva talento a produrla, anche se da ragazzino aveva deciso di provare a combinarci qualcosa, ma nulla da fare. Del resto si sa, anche amando qualcuno con tutta l'anima non è mica detto che funzioni. Per Billie e il suo strumento, (in gergo musicale veniva chiamato "quartino") non fu diverso. Troppo impegno, troppa pazienza. Poche soddisfazioni. Il desiderio d'arrendersi troppo forte. Sarebbe stato così per il resto della vita, almeno per quel che riguardava produrre musica. Tuttavia, dicono che bisogna lottare, ma evidentemente quella passione smisurata non venne incanalata a dovere, e il risultato fu che Billie mollò l'idea di imparare a suonare uno strumento. Per il momento ne aveva avuto abbastanza, e preferì concentrarsi su qualcosa che visto il suo caso specifico, gli avrebbe dato più facilmente qualche grossa soddisfazione, e perché no, magari avrebbe anche alimentato qualche fottuto sogno. Si trattava del calcio. Lo sport che molti definiscono come il più bello del mondo. Nonostante il calcio comunque, il ragazzo non rimase del tutto lontano dalla musica, anche se non avrebbe più continuato a riprodurla in prima persona. Tuttavia, bisogna andare per gradi poiché il fatto che Billie decise di rinunciare a suonare uno strumento, derivava da dei fatti avvenuti poco tempo prima che Billie entrasse a far parte della banda di Hellville. In quel periodo infatti, il ragazzo aveva provato una grandissima attrazione per la batteria. Si era innamorato di quello strumento grazie a zio Charles, che con quello strumento era davvero un fenomeno, ed era riuscito a fare carriera suonando ad alti livelli, una cosa che aveva fatto sognare Billie, e che lo aveva spinto a darsi da fare proprio come lo zio, il quale, in breve tempo, grazie alla sua passione, divenne uno dei migliori batteristi in circolazione. Sì, quando si metteva su quella macchina infernale Charles si trasformava, diventava un dannato demonio con al posto delle braccia le bacchette e al posto del cuore un rullante..

Hellville, il cuore dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora