Quante volte ci si rende conto di commettere sempre le solite vecchie cazzate? Parecchie volte, eppure ci si ostina a perseverare nell'errore. Anche Billie non era immune da quella "regola"...
Un giorno infatti, uno dei soliti fottuti giorni in cui il ragazzo stava tornando a casa, sull'autobus vide la causa dei suoi nuovi turbamenti. Si chiamava Angela. Aveva davvero un bel nome, ma nonostante il nome che portava, aveva un atteggiamento e un carattere che non era affatto pertinente con qualcosa di "angelico".
Era una ragazza alta, molto magra, con la pelle scura, tanto da richiamare palesemente delle origini indiane nonostante il suo nome potesse rimandare a una provenienza italica.
Portava i capelli corti, giusto a coprire il collo. Erano lisci e neri. I suoi occhi erano di color nocciola, profondi, caldi. Sì, lei era una vera prelibatezza che la natura aveva deciso di porre come "portata principale" davanti a Billie - difficile resistere a quel naso piccolo, perfetto, grazioso. Seguiva i lineamenti tondeggianti del viso, quel viso che era intriso di qualcosa che sapeva di oscuro, di occulto. Sì, Angela era uno spettacolo di sensualità ed erotismo fuori dal comune, e Billie ne rimase travolto...
Il ragazzo dunque passò gli ultimi mesi di scuola a cercare un approccio con lei. Già, sembrava incredibile, ma ancora una volta era stato quel maledetto autobus diretto a Brokendreamstown a giocare un brutto tiro al ragazzo...
Quella mattina Billie era seduto per conto suo, e come al solito si stava godendo il viaggio guardando fuori dal finestrino - questioni di routine...
L'autobus fece l'ultima fermata a Hellville. Angela salì sull'autobus e non trovando altri posti liberi, si sedette accanto a Billie. Quella specie di "rituale" sembrava qualcosa di molto familiare al ragazzo. Era vero. Quello era stato il modo in cui aveva conosciuto Giusy...
Fu subito catturato da quella pantera sexy, e dopo averla guardata per qualche secondo, gli si presentò l'occasione di conoscerla. Per quell'occasione Billie dovette ringraziare Mitch, che come al solito era alla guida dell'autobus, e che per evitare un incidente con un idiota che era passato dritto davanti a uno stop, fece una brusca frenata. Angela aveva il telefonino in mano, e proprio in quel momento lo fece cadere ai piedi di Billie. Il ragazzo allora approfittò dell'occasione, lo raccolse, e si voltò a restituirlo alla ragazza. Angela a quel punto sorrise, e guardando Billie dritto negli occhi lo ringraziò. Billie ci pensò su ancora un secondo, e poi d'istinto, colse l'occasione al volo per presentarsi...
<<Sono Billie, molto lieto!>>
<<Angela... Piacere di conoscerti Billie...>>
Da quel momento i due non fecero fatica a diventare intimi, almeno apparentemente, ma presto Billie avrebbe scoperto in lei qualcosa di molto spiacevole...
Purtroppo Angela era un po' come Jessica. Era una tipa che amava molto giocare, e rimaneva spesso ambigua nelle sue cose. Non faceva mai capire esattamente cosa pensasse di una cosa, cosa provasse, e quando qualcuno provava a metterla all'angolo, lei riusciva sempre a divincolarsi con grande maestria, lasciando nella mente di chi sperava di concludere qualcosa con lei una grandissima confusione. Tuttavia, anche se risultava essere molto brava nel nascondere le sue sensazioni, nel nascondere ciò che provava, non risultava altrettanto brava nel nascondere il fatto che amasse parecchio ricevere le attenzioni di Billie. Sì, nonostante tutto cercava di fare "la sostenuta", e non si capiva per quale assurdo motivo. Proprio così, non avrebbe mai ammesso che in fondo Billie non le era indifferente...
Si trattava di uno dei tanti stramaledetti giochetti che il ragazzo odiava. Non riusciva proprio a comprendere quelle logiche assurde. Era qualcosa più forte di lui, ma purtroppo le regole del gioco erano quelle. Sono sempre quelle in realtà. Tutto ciò dunque mandava il ragazzo letteralmente fuori di testa, anche perché spesso, quando le cose non erano chiare, quando c'era da stare sulle fottute spine, Billie andava letteralmente fuori di testa. Era più forte di lui. Non riusciva a "giocare" seguendo quelle maledette "regole". Era un gioco che lo ripugnava, che lo teneva sempre in ansia, che ancora più spesso lo faceva incazzare parecchio.
Ma il ragazzo non si arrendeva. Tentava. Cercava d'insistere ugualmente perché in fondo con Angela, come un po' tutte quelle con cui ci provava, con cui "s'impegnava", si aspettava sempre un seguito. Purtroppo per lui però, Angela, così come le altre, non pensavano ad altro che a spassarsela, ed era proprio quella la grossa ma quasi impercettibile differenza tra il ragazzo e le donzelle per cui perdeva la testa...
Poi un giorno, i due si scambiarono i numeri di telefono. L'iniziativa partì da Billlie, che le disse: <<Se mi lasci il numero di telefono ti chiamo stasera e ci facciamo un giretto a Funville. Che ne dici? Ti va?>>
Fu a quel punto che la ragazza ebbe un attimo di esitazione, ma alla fine rispose: <<Va bene... Questo è il mio numero... Fatti sentire mi raccomando!>>
Come da copione la telefonata di Billie non tardò ad arrivare, e dopo aver organizzato l'uscita e definito i dettagli, partirono in direzione di Funville. La portò al luna-park, al cinema. Fecero tutte le cose divertenti e un po' idiote che piacevano agli adolescenti. Passarono proprio una gran bella serata, e malgrado Billie pensasse a un seguito, quella volta, per la prima volta in assoluto, in cuor suo, stava volando basso. Sì, proprio così, il folle istinto lo spingeva a lasciarsi andare, ma c'era qualcosa che lo metteva in guardia. Forse il ragazzo stava facendo tesoro delle esperienze fatte in precedenza...
Ormai Billie era abituato alle delusioni, ma alla fine si sa, per quanto ci si possa sforzare di crederci, per quanto si possa adottare "un approccio d'attacco" alla delusione, cercando di convincersi che si è del tutto immuni da essa, in realtà è proprio allora che ci si rende effettivamente conto della propria debolezza. Non si è mai troppo pronti ad affrontare una fottuta nuova delusione. Ci sono alcune che fanno più male di altre, ma tutte sono difficili da superare, e comunque tutte lasciano dei segni tali da fare di una persona quello che è o sarà...
Nonostante il ragazzo fosse molto prudente, cercava comunque di sforzarsi, di non prendere le cose come se fosse la fottuta fine del mondo, ma era inutile dire che questo difficilmente gli riusciva, anche se si sforzava a farsene una ragione.
Rientrarono a casa, e da quella sera per un po' continuarono anche a vedersi. Ma dopo un po' di tira e molla, data anche la perenne indecisione di Angela, la ragazza decise che era il momento di ricordare a Billie quanto fosse duro il ritorno alla realtà della vita, una realtà che ormai per lui aveva sempre quell'amaro sapore della delusione, quel sapore che non aveva mai imparato a sopportare.
Diverse volte il ragazzo aveva cercato di esorcizzarla, di tenerla lontana da lui, ma era lì; era sempre dietro l'angolo, e forse una cosa sana per il ragazzo sarebbe stata quella di "vestirsi" di quell'abitudine malsana, la medesima che avrebbe dato a Billie la possibilità di darsi una risposta al perché Angela sparì senza alcuna motivazione, smettendo di rispondere al telefono, smettendo addirittura di prendere lo stesso autobus del ragazzo. Tutto era tornato alla "NORMALITÀ..."
Billie capì che ancora una volta sarebbe stato giusto e inevitabile mettere un punto alla loro situazione, e fu proprio per quella ragione che non la cercò più. Per la prima volta era riuscito a curare l'apparenza, la quale a quanto pare è utile nei rapporti di coppia, ma forse lo è in tutti i tipi di rapporti che ci sono tra le persone. Tuttavia, il ragazzo in cuor suo di certo non stava bene, ma cercò di non darlo a vedere più di tanto, cercò di mantenersi distaccato, di mostrarsi non del tutto coinvolto, e quella volta ci riuscì, riuscì a curare l'apparenza...
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Hellville, il cuore dell'inferno
General FictionHellville - il cuore dell'inferno è un romanzo che parla della storia di Billie Green, un ragazzo che si trova in un momento particolare della sua vita, uno di quei momenti di crisi in cui si sente il bisogno di fare il punto della situazione... Si...