20 Una via d'uscita...

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Nonostante Billie avesse il cuore spezzato e colmo di rabbia, andò avanti per la sua strada. Quel dolore risultava lancinante. Il cuore sembrava sul punto di esplodere e l'anima bruciava come se si trovasse in fiamme. Non riusciva a trovare pace in alcun modo. Per la prima volta aveva sperimentato il dolore che assale l'anima quando qualcuno decide di chiudere un rapporto, quando dolenti bisogna fare la parte di quelli che vengono "mollati".

Non sapeva se ciò che provava nei confronti di Desirée fosse amore, così come non sapeva come definire, ma soprattutto come far passare quell'orribile sensazione che gli tramortiva il corpo e l'anima. Di certo non era una gran cosa trovarsi in quelle condizioni, ma non poteva fare altro che conviverci, accettare il fatto che le cose erano andate in quel modo. Non sarebbe stato facile, ma quantomeno bisognava provarci. Così i giorni passavano. C'era da studiare, c'era da seguire delle fottute lezioni, ma Billie spesso aveva altre ansie che prescindevano dallo studio, dalle spiegazioni dei professori, e molto spesso le sue preoccupazioni erano legate a una qualche stramaledetta nuova simpatia che puntualmente lo deludeva e lo faceva morire dentro ancora un po'. Un cuore martoriato dalla sofferenza spesso va in pezzi, poi però piano piano i cocci vengono raccolti, e si cerca di ricostruire, e così di volta in volta. Il problema è che ogni volta ci si dimentica un pezzo, e alla fine si arriva a non possedere più nemmeno un cuore ferito, ed è allora, soltanto allora che le persone arrivano a comprendere che il mondo è brutto e cattivo, che è pieno di svolte tortuose, che le persone perdono il loro momento in un battito di ciglia, quel momento che avrebbe potuto cambiare tutto e renderlo perfetto, eterno.

Il ragazzo comunque era stato costretto a risorgere da quelle fottutissime ceneri come la fenice, quella mitologica bestia che muore e rinasce in eterno. Sapeva che volente o dolente era arrivato il momento di buttarsi tutto alle spalle anche se non se la sentiva, ma purtroppo la vita non si rivive una seconda volta, e per giunta dicono sia anche molto breve, breve ma costellata di drammatici momenti di sofferenza e dolore che talvolta possono sembrare eterni, interminabili. A quel punto finiscono le lacrime, finisce la gioia, finisce la fine stessa, ma alla fine non cambia nulla e non si arriva mai a niente.

In quello stato psicofisico pietoso, Billie era davvero irriconoscibile, e suo malgrado anche lui si rendeva perfettamente conto della gravità della situazione. Bisognava darci un taglio. Bisognava recuperare energie. Tuttavia, si sa che a volte per far avvenire un cambiamento estremo bisogna toccare il fondo in maniera ancora più estrema, ma anche in negativo non è mai facile arrivare giù. Allora cosa serviva? Serviva l'occasione giusta, o meglio tutta una serie di coincidenze e circostanze che improvvisamente, incastrandosi tra di loro, creano una maledetta via d'uscita nel bel mezzo di un vicolo cieco, aprendo una porta nascosta che in fondo è sempre stata lì, perché nonostante le sofferenze, nonostante i danni collaterali che possono piombare giù dal cielo come se ci si trovasse sotto bombardamento, prima o poi una fottuta porta per uscire da una situazione di merda la si trova sempre, bisogna solo sapere attendere.

Nel caso di Billie non fu diverso. Quell'occasione aveva anche un bellissimo nome, si chiamava Jessica, una delle ragazze più belle e arrapanti che Billie avesse mai visto fino a quel momento. Era alta, snella, ma formosa nei punti giusti. I suoi capelli erano lunghi ma non troppo, giusto a coprire il collo, ed erano di colore castano chiaro, un colore che unito alla sua pettinatura particolare le davano un impatto ancora più graffiante. Come se non bastasse aveva degli occhi bellissimi, verdi, lucenti, grandi, dal taglio orientale. Erano profondi e roventi, così come il suo modo di fissare. E poi la sua pelle. Era bianchissima, e in viso delle lentiggini guidavano lo sguardo di chi la guardava verso quel naso alla francese che sembrava avesse respirato l'aria del mondo intero; e ancora il suo sorriso, e la sua bocca carnosa, non molto larga, che malgrado la carnosità era tremendamente elegante e sensuale. Ma non era tutto, infatti come se non bastasse, Jessica era circondata da un'aura di perversione che portava chiunque le stesse davanti a non potersi astenere dal fare pensieri sconci nei suoi confronti. Proprio così, non c'era nulla da fare, la ragazza era proprio una sexy puledra degna da standing ovation...

Hellville, il cuore dell'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora