La storia con Ilary aveva segnato Billie in maniera particolare, anche se ancora non era del tutto consapevole del cambiamento che inconsciamente era avvenuto dentro di lui. A distanza di qualche giorno tornò sulla questione. Finalmente comprese l'amarezza dell'assenza di Ilary, comprese che alla fine più o meno tutte le storie si somigliano tra loro pur essendo totalmente diverse l'una dall'altra, ma si tratta di piccole sfumature, sfumature che una volta colte rendono molto facile comprendere l'utilità della fottuta prassi. Sì, "la prassi", le cose positive e negative; le seconde servono a insegnare, a far comprendere e apprezzare appieno il valore delle piccole e poche cose positive che rendono felici, che al pari di briciole quasi mai possono saziare chiunque abbia tanta voglia di vere e proprie scorpacciate di felicità (e chi non ce l'ha la maledetta voglia ?) mentre le prime rappresentano "una tregua" per dare il tempo di "assimilare", di far propria la fottuta lezione e amen...
Purtroppo la vita è un'insegnante esigente, parecchio esigente, parecchio brutale. Sa essere violenta. Non conosce un modo diverso d'insegnare che non sia prendere a legnate chiunque. Picchia decisa sulla nuca. non c'è scampo...
Billie si trovava soltanto all'inizio. Tutto quello che stava vivendo non rappresentava altro che un assaggio di ciò che avrebbe dovuto vivere in futuro, ma nonostante tutto, quell'esperienza lo fece maturare tantissimo, o forse questo è ciò che le cosiddette "persone perbene" vorrebbero sentirsi dire. Purtroppo per loro, loro che prendono come punto di riferimento i valori della vita, dovranno farsene una ragione se un giorno comprenderanno proprio come comprese Billie, che nella vita non ci sono valori, che non c'è niente di pulito e sincero, che c'è solo sopravvivenza. Sì, c'è soltanto quello, c'è soltanto l'importanza fondamentale di essere dei tipi svegli e non ingenui, l'importanza di sapersi difendere dalle delusioni che comunque sono sempre lì, pronte a scoccare contro chiunque il loro maledetto dardo avvelenato...
In quel periodo Billie fu colpito in maniera particolare da una frase che aveva sentito proprio da uno dei suoi idoli... "NESSUNO NASCE VERGINE, PERCHÉ È PROPRIO LA VITA A FOTTERE TUTTI." Come dar torto a un tizio che dal nulla, un giorno, non si sa bene com'è e come non è, sputò fuori dalla sua bocca una tale perla di saggezza. Si trattava di un certo Kurt Cobain, leader di una band conosciuta come "NIRVANA". In quel periodo Billie ascoltava molto i Nirvana, e proprio così aveva avuto modo d'interessarsi in maniera particolare alla figura del loro leader, che di certo non si poteva definire una persona comune, e a tutto ciò si aggiungeva un talento straordinario nello scrivere testi, un talento che rimase sempre introverso, timido, quasi spaventato da tutta quella notorietà che Kurt odiava con tutte le sue forze poiché lo soffocava.
Quella notorietà arrivò rapida, improvvisa, come un fulmine a ciel sereno grazie a un sound del tutto nuovo, aggressivo, incazzato, con delle caratteristiche chitarre distorte che accompagnavano dei testi meravigliosi, urlati, in cui emergeva rabbia e dolore profondo, e che entravano dentro grazie alla voce roca e viscerale di Kurt. C'era da dare un nome nuovo al genere. C'era da fare soldi. Per questo addetti ai lavori ed esperti vari si affannarono a cercare quel nome, quella fottuta etichetta che avrebbe ricondotto a quel genere. Andò per "GRUNGE", una parola che incuriosiva e attirava gente davvero incazzata, triste, che riunendosi s'incazzava ancora di più e che si consolava a vicenda nell'inconsolabile...
Quel genere aveva preso piede durante gli anni '90, ma nonostante ci fossero parecchie band emergenti, il mondo intero non poteva sottrarsi dall'ammirare la stella di Kurt che brillava radiosa, scintillante e meravigliosa, e che trascinò i suoi compagni dritti in cielo. Amati, odiati, incazzati, famosi, meravigliosi e maledetti, i "NIRVANA" si trovavano in cima alle classifiche di tutto il mondo, ma nonostante tutto gli anni felici passarono in fretta, soprattutto per Kurt. Sì, purtroppo per essere una leggenda del rock da vivi bisogna avere della caratteristiche particolari, dei requisiti. Quei requisiti mancavano decisamente a Kurt Cobain, che al contrario possedeva una spiccata sensibilità, e un carattere particolarmente introverso e umile. Tutto ciò non giocava affatto a suo vantaggio, poiché non si può essere sensibili in un mondo spietato, un mondo che uccide gli ideali crivellandoli con pallottole d'oro, e che non se ne cura di gettare i cadaveri in fondo al mare della convenienza.
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Hellville, il cuore dell'inferno
Ficción GeneralHellville - il cuore dell'inferno è un romanzo che parla della storia di Billie Green, un ragazzo che si trova in un momento particolare della sua vita, uno di quei momenti di crisi in cui si sente il bisogno di fare il punto della situazione... Si...