È ora di crescere

260 14 4
                                    

KARINA'S POV

-Giulia sono passati tre giorni

-Devi fare il test, è l'unico modo per togliersi il pensiero

-Devo dirlo a Martin, devo.

-Sì, ma forse sarebbe meglio dirlo dopo essersene assicurate.

-Giulia, ho un ritardo. Non era mai successo, ne sono sicura.

-Allora diglelo. Prendi il test e diglelo.

Chiudo la chiamata e mi butto a piangere sul cuscino. È tutto così complicato. Devo andare da Martin e parlare con lui, non lo hanno convocato per la supercoppa e quindi è a casa.
Mi alzo dal letto e vado in bagno a lavarmi la faccia. Non miglioro più di tanto ma devo uscire. Mi metto un vestito, mi lego in capelli in una coda alta e scendo.

-Karina, stai meglio piccola?

-Sì nonna, devo uscire. Vado da Martin

-Ma vanno bene le cose tra voi? Sembri così triste da quando sei qui.

-Tutto bene nonna, tranquilla. Mi manca solo un pò Madeira, tutto qui.

Mi avvicino, la bacio in fronte e poi esco. Devo andare in farmacia a prendere il test. Non ho il coraggio di farlo, vorrebbe dire distruggere tutto. Però devo, devo rendermi conto che è il momento di prendermi le mie responsabilità. È ora di crescere.

Esco dalla farmacia con la sensazione che la borsa pesi un chilo. Spero nessuno abbia capito chi sono se no i giornali faranno un casotto.
Appena arrivo in fermata l'autobus sta per partire, lo prendo per un soffio. Mi siedo e penso a cosa dire a Martin, qualcosa del tipo "Ehy, lo vuoi un bambino? Spero di sì,perché lo avremo". No troppo isterico come modo. Sono combattuta tra l'isteria e la depressione assoluta, piango un sacco e poi parto a ridere per niente. Sono lunatica e sto per impazzire... ma davvero avrò un figlio? E se poi non gli piaccio? Se cresce come un killer o spacciatore? O mio Dio... ma come si cresce un figlio? Sarò in grado di fare la madre e Martin come la prenderà? Non ce la faccio più, sto per esplodere e comincio a piangere. Devo farmi forza, non piangermi addosso, ormai è successo.

-Non ci credo. Karina sei sempre depressa

Mi giro per vedere chi cavolo mi sta parlando.

-Sono qui.

Una mano mi tocca la spalla destra. Mi asciugo le lacrime e mi giro a guardare, è il ragazzo della scuola.

-Dalla tua faccia sconvolta direi che è successo qualcosa.

-Lascia stare e ciao, alla prossima fermata devo scendere.

Mi alzo perché ormai devo scendere e andare da Martin. Il ragazzo continua a parlarmi ma io non lo bado.
Mi incammino e arrivo davanti al cancello. Ho un sacco di ansia, cerco di non piangere e mi faccio forza. Suono il campanello e aspetto interminabili secondi che Martin venga da me al cancello. Mi prende per mano e mi trascina dentro.

-Ehy bellissima, mancano solo cinque ore alla supercoppa. Eccitata?

Si  volta a guardarmi ma la mia faccia è tutt'altro che eccitata. Si avvicina e mi abbraccia, io scoppio a piangere sul suo petto.

-Ehy cosa succede? Non piangere, io volevo darti la mia maglia ma se sei triste non voglio.

-No, dammela. Mi darà più sicurezza e poi dopo quello che ti devo dire non so se avrai ancora voglia di darmi la maglia.

-Ok Karina mi metti paura così.

Mi lascia e va in camera a prendere la maglia. Io intanto faccio un piccolo ripasso di quello che devo dirgli, come se già non lo sapessi.
Arriva e mi passa la sua maglia, sa di lui. È bella la nuova maglia del Madrid, mi piace un sacco e mi piace ancora di più che Lola lo abbia lasciato in pace. Mi levo la mia maglia e mi metto la sua. Mi arriva un pò piú sotto del sedere, la amo.

-Ok ora parlami oppure muoio.

-Martin... io ho... ho un ritardo di due, ormai tre settimane.

Rimane lì imbambolato senza dire niente. Me lo aspettavo, è stato un duro colpo anche per me.

-Sei...sei incinta?

-Probabile, molto probabile. Non ho mai avuto un ritardo... Ho il test in borsa, devo ancora farlo.

Non ce la faccio più e scoppio a piangere. Lui si avvicina e mi abbraccia, mi bacia la testa e mi accareza i capelli. Mi fa piacere sentire il suo supporto.

-Ok...insomma non proprio ok ma ce la faremo, bambino o non bambino. Mi prenderò le mie responsabilità Karina se devo e voglio stare con te e non posso lasciarti per una cosa così. Ti starò accanto qualsiasi cosa tu voglia fare. Ti amo Karina.

Io non smetto di piangere. A fatica mi stacco da lui e prendo il test dalla mia borsa. Mi dirigo verso il bagno con Martin che mi segue.
Cinque minuti dopo esco dal bagno tenendo il test in mano rivolto verso l'esterno in modo da non vederne il risultato. Martin sembra risvegliarsi improvvisamente e mi viene in contro.

-Guarda e dimmi quante linee ci sono, io non ho il coraggio di farlo.

Aspetto interminabili secondi quando

-Due linee rosa.

Ecco. La prova esatta che devo crescere. Sono in cinta e diventerò madre.

-Incinta.

Rendo partecipe anche Martin della mia nuova scoperta. Rimaniamo impassibili, è difficile essere felici per un figlio a 17 e 18 anni ormai.

-Cosa farai?

-come? Ho intenzione di tenerlo Martin, non potrei mai privare qualcuno della vita.

-Ok. Io ci sono Karina, ti aiuterò e farò tutto il possibile perché tutto vada bene.

Butto il test su un cestino. Ci accoccoliamo sul divano senza dire niente, non sapendo cosa dire. A me basta sapere che lui ci sarà, che mi terrà compagnia e che mi ama. Possiamo farcela, forse possiamo farcela davvero.

-Dobbiamo dirlo alla mia famiglia.

-Quando vuoi

-Bella affermazione. Facciamo che se il Real sta sera vince lo dico a zio e nonna più avanti lo dirò a mia madre.

-Va bene, fai quello che ti senti.

-Grazie Martin per appoggiarmi. Avresti potuto benissimo buttarmi in mezzo ad una strada ed invece no, mi vuoi con te. Grazie, ti amo.

Sollevo il mio viso verso il suo e ci baciamo,  un bacio disperato più che altro.

-Su ora prepariamoci che dobbiamo andare a casa tua a vedere la partita visto quello che hai in mente.

I don't like being alone || Real MadridDove le storie prendono vita. Scoprilo ora