Il passato ritorna

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KARINA'S POV

-Sì è meglio se mi sfogo con qualcuno magari poi sto meglio.
Avevo circa sei anni. Io, mia madre e mio padre abitavamo a Medeira,lontani dalla nonna, non dove abito adesso. Avevamo i risparmi di mia madre e i soldi che guadagnava mio padre ma non bastavano per comprare la casa che volevano. Mia madre aveva proposto di chiedere in prestito dei soldi a mio zio, giocava nel Manchester United da due anni e soldi ne aveva a palate, però mio padre non volle per orgoglio e chiese i soldi in prestito ad un suo amico.
Quando gli ridiede il denaro scoprì che il suo amico si occupava di produrre e vendere droga. Subito si mise in contatto con la polizia per farlo arrestare, morivano praticamente tutti i giorni ragazzini per overdose. Un mese dopo, di sera, eravamo tutti sul divano a guardare la TV quando suonò il campanello, mio padre andò ad aprire e si trovò davanti il suo amico che lo uccise con tre colpi di pistola. Avevo sei anni e ho visto uccidere mio padre da uno stronzo. I poliziotti non avevano abbastanza prove per metterlo in prigione o forse erano solamente corrotti.
Quando ebbi l'età in cui cominciai a capire cosa volevo mi misi io a dare la caccia a quel bastardo, volevo che mio padre avesse giustizia. Una volta lo feci incazzare per bene e cominciò ad inseguirmi fino ad in viocoletto senza uscita e lì mi sparò, sulla gamba e sul braccio. Per il dolore svenni, ma almeno lui fu messo in prigione. Ora sembra che qualcuno abbia preso il suo posto a capo dell'organizzazione e la gente comincia a morire di nuovo.

Lacrime rigavano il mio viso durante tutto il racconto. Rivivere quelle scene mi porta ancora dolore, non solo per la morte di mio padre, quella ormai la ho accettata, ma anche per la morte di questi poveri ragazzi e per la presunzione degli adulti nel produrre e vendere sostanze, il cui solo scopo è uccidere, essendone pienamente consapevoli.
Martin mi prende di nuovo fra le sue braccia cercando di consolarmi.

-Mi dispiace piccola, non sapevo di tutto questo, di tuo padre...

-Non incolparti, non lo sapevi. Non te lo ho raccontato proprio perché non volevo essere vista come la vittima, le vere vittime sono altre.

Il dolore ormai è passato. Bisogna prendere di petto le situazioni e sistemare le cose. Mi asciugo il viso con il dorso della mano e cerco di pensare ad un modo in cui poter risolvere di nuovo questo problema. Mi concentro sul battito del cuore del mio norvegese, deve essere rimasto sconcertato da quello che gli ho raccontato, non sa più cosa dire e io rimango cullata in quelle braccia che mi danno sicurezza.

A disturbare quella quiete è la macchina di mio zio che arriva sul vialetto di casa. Sento Martin sobbalzare perché questa è una situazione molto scomoda per lui, è molto imbarazzato.

-Ciao Karina, sono a casa

Dice fiero entrando in casa

-E ciao anche a te Martin

A quelle parole si alza di scatto dal divano e si mette sull'attenti come i soldati

-ehm ciao Cristiano...

Tenta un saluto ma non gli riesce gran ché.

-Karina che ti succede? Hai pianto?

-Lascia stare... È che mi è arrivata una notizia non molto felice... e scusa, non ho neanche preparato da mangiare per questo...

-Tranquilla, ora mettiamo assieme qualcosa e a pancia piena mi racconti tutto. Ti fermi anche tu ,Martin, a mangiare?

-No... grazie, ma io stavo andando a casa...grazie lo stesso

rivolgo un sorriso allo zio e poi accompagno il mio ometto alla porta, salutandolo con un bacio caloroso.

-È strano quel ragazzo... più a suo agio sul campo da calcio.

-Nah è solo intimorito dal grande Cristiano Ronaldo, non vuole che tu pensi che lui se ne approfitti.

-Ma no, è un ragazzo così per bene che marina gli allenamenti per venirti a trovare in Portogallo.

Lo guardo sbalordita, come fa a saperlo?

-Comunque siediti che mangiamo e mi racconti tutto, voglio sapere anche della cena di ieri sera.

Ci sediamo a tavola e mangiamo. Gli racconto tutto, partendo dalla cosa meno bella e lui esprime apertamente la sua rabbiata e contrarietà. Quando sono passata al resoconto della serata precedente si è addolcito, ad un certo punto si alza da tavola e va a prendere una certa lettera. É di Martin, quella famosa lettera di cui mi aveva parlato. La aveva portata qui nella speranza che io la trovassi prima di partire, ma ero già in aeroporto.
La piego e la metto in borsa mentre penso sempre di più al fatto che devo tornare a Madeira per risolvere le cose anche se non voglio. Proprio ora che avevo ritrovato il mio Martin, ora che la nostra storia sembrava prendere una strada normale devo andarmene, lasciarlo di nuovo. Forse fra un pò sarò pronta ad abbandonare la mia patria per lui ma per ora no.

-Daii, giochiamo ancora!!!!

Junior è sul tappeto in salotto che , instancabile, continua a dirmi di voler giocare.

-Piccolo a scuola non ti stanchi abbastanza. Mi dispiace ma devo preparare le valigie.

-Perché? Parti già?

-Sì, mi manca la mamma, la mia casa è ho una cosetta da fare

-Noo dai rimani ancora un pò, voglio giocare

-C'è papà che gioca con te quando vuoi

-Non è vero, non gioca SEMPRE SEMPRE con me, è molto impegnato.

-Ma lui cerca di esserci il più possibile per te e ti vuole un mondo di bene, non dimenticarlo mai

-Sì, lo so. Anche io gli voglio molto bene.

-Ciao peste.

Lo prendo in braccio e lo saluto con due sonori baci sulle guance. Lo rimetto giù e vado sopra in camera a preparare le valigie e fare qualcosa di più importante: dire a Martin che me ne vado.

* telefonata *

-Ciao norvegese

-Allora parti?

-Sapevamo che sarebbe arrivato questo momento...

-Sì ma speravo di no

Si sente la tristezza sia nella mia che nella sua voce

-Mio zio mi ha dato la tua famosa lettera

-Nooo che figura di merda... non leggerla

-La leggerò invece... comunque, torniamo alle cose serie... come rimaniamo noi due?

-Noi due stiamo assieme, punto.

-Martin non so quando potrò tornare... Devo risolvere quella questione...

-Lo so Karina e ti aspetterò. Nel frattempo forse verrò anche a trovarti.... chi lo sa...

-Tu sei unico... ti amo

-Anche io e ora vai a fare l'eroina senza farti uccidere mi raccomando

Metto giù il telefono più sollevata... forse le cose potranno andare...forse.

-Dai Karina andiamo che l'aereo parte se no

-Sì, arrivo

Mi precipito giù per le scale e uscendo saluto nonna che è qui per badare ha Junior.

-Sai, mi fanno quasi piacere le tue visite improvvise e repentine. Ne aspetto altre prossimamente.

-Certo Cristiano, verrò volentieri. Ah e buona fortuna per la Champions, spacca il culo alla Roma!!!

Saliamo in macchina e andiamo in aeroporto, dove un aereo mi porterà verso un futuro incognito.

¤¤spazio autrice¤¤

Chiedo infinitamente scusa per l'attesa, giuro che aggiornerò più spesso. Scusatemi davvero, e non ho neanche riletto il capitolo perché non vedevo l'ora di postarlo, per cui scusate per eventuali errori.

Grazie comunque e ciaoooo 💕 ♡

I don't like being alone || Real MadridDove le storie prendono vita. Scoprilo ora