Campioni d'Europa

320 13 4
                                    

KARINA'S POV

Mi risveglio per colpa del telefono che suona. È mamma che chiede come sto io, Giulia e come vanno le cose. Le rispondo includendo l'arrivo di Martin.
C'è un altro messaggio, sono i genitori di Giulia che mi informano della buona riuscita dell'intervento e ora bisogna solo aspettare che si svegli.
Un pò piú sollevata e speranzosa mi alzo dal letto e mi dirigo in cucina. Martin è seduto a tavola e sta mangiando

-Fai pure come fossi a casa tua

Gli dico sorridendo

-Ehy, buongiorno. Scusa ma avevo fame.

-Tranquillo, mi hai portata te a letto ieri sera?

Prendo il latte dal frigo, i cereali e mi siedo a tavola

-Oh si, avevi preso sonno e così ti ho portata in camera tua e ho dormito sul divano

-Non dovevi Martin, potevi dormire benissimo con me

-C'è un piccolo problema,Karina: russi.

Mi dice con un sorriso in faccia

-Dici sul serio? Non lo sapevo...uff

-Sì, giuro. Hai avuto notizie di Giulia?

-Si, hanno finito l'operazione e ora bisogna aspettare se si risveglia

-Andiamo in ospedale?

Chiede mentre si alza, prende i piatti e li appoggia nel lavandino.

-No, non è in pericolo di vita. Sì risveglierà ne sono certa, ma per adesso deve smaltire l'anestesia quindi prima di sta sera non si sveglia... e non vedrà la finale

Mi scende una lacrima sul viso, non è giusto, non può non svegliarsi più.
Martin mi abbraccia da dietro baciandomi i capelli e poi torna a sedersi.

-Poi la cosa più brutta è stato il senso di impotenza. Vederla lì, stesa a terra davanti a me non poter fare niente. Saper di non poter far niente è terribile.

-Non sei un medico Karina, è normale. La gente normale si sentirebbe allo stesso modo se fosse stata al tuo posto.

-Già la gente normale... forse dovrei... medico...
Cambiamo argomento, cosa vuoi fare oggi?

Sì. Forse medicina potrebbe essere la strada giusta, aiuterei un sacco di persone...

-Non lo so, dimmi tu, sei la padrona di casa.

-Andiamo al mare?Devo rilassarmi.

[...]

-Wau c'è abbastanza gente in spiaggia

-Sì, non ci vivo solo io e i miei amici qui.

Stiamo camminando mano nella mano lungo la riva. Avevo davvero bisogno di rilassarmi. I genitori di Giulia non hanno chiamato e mia madre non fa altro che mandarmi foto da Parigi. Spero davvero che il Portogallo vinca e mi dispiace un sacco per Giulia. È sempre stata la prima tifosa di questa nazione, la più accanita e la più appassionata,ci ha creduto fin dall'inizio. Per lei è una questione di onore e dice sempre che è un ingiustizia che in 102 anni non abbiamo mai vinto niente.

Martin mi porta su un pontile dove ci sediamo a guardare il mare

-È davvero rilassante. Sarebbe bello stare per sempre così. Quando devi tornare a Madrid?

Dissi un pò di preoccupata di come sarebbero andate le cose in seguito.

-Il 16, poi vado in Canada con la prima squadra

Lo guardai contentissima

-Ma è fantastico... quindi rimarrai fino a quel giorno?

Mentre aspettavo una sua risposta mi squilla il telefono, è Marcos.

M: Ciao bellezza

K:Ciao Marcos, a cosa devo questa telefonata?

M:Ho un nuovo lavoro per te. Se il Portogallo vince L'Europeo ti voglio per un servizio e voglio una vera ragazza portoghese

K: No Marcos, mi dispiace. Dimenticati di questo. Ho altri progetti per il futuro, mi dispiace. Non voglio più fare servizi e niente, non voglio più fare la modella

Marcos chiude la telefonata in faccia e io alquanto scocciata rimetto il cellulare in borsa.

-Ehy Ka, tutto bene?

-Sì, sto mettendo a posto il mio futuro e si sta delineando in un modo carino.

-La spiaggia si sta svuotando, meglio che andiamo. Dobbiamo essere pronti per guardare la partita giusto?

-Giusto

Lo guardo con un sorriso enorme in faccia e lui mi bacia con delicatezza. Lo amo, lo amo, ho bisogno di lui.

[...]

-Sei stupenda con la faccia pitturata

-Sì mi dona essere portoghese. Ora decoro anche il viso di Giulia.

Prendo le matite e le disegno un cuore con i colori della nazionale sulla guancia. È tutto pronto, sono riuscita a far portare una tv in camera, mi sono armata di bandiere, sciarpe, parrucche e maschere. Era quello che avremmo fatto assieme, io e lei.
Finito il mio capolavoro mi siedo in braccio a Martin sulla poltrona accanto al letto pronta per urlare l'inno nazionale.
Sono le 21:00, l'arbitro fischia e partiamo subito abbastanza male, perdiamo palle facili e la Francia è molto aggressiva, anche troppo. Al settimo minuto Payet fa una bruttissima entrata sul ginocchio dello zio, quello che gli dà problemi da tempo, lasciandolo a terra a contorcersi dal dolore e l'arbitro non ha neanche fischiato fallo.
Mi metto ad imprecare contro tutti perché ho capito che è una cosa seria, non rimarrebbe mai così tanto a terra se non avesse davvero male.

-Stai tranquilla, tornerà in campo. Lui non molla

Martin cerca di farmi stare meglio ma so che non è così. Esce dal campo e poi rientra zoppicando. Si riaccascia per terra, esce ma non chiede il cambio, non vuole. Vuole continuare a lottare per noi, darci un motivo per essere fieri, era da 12 anni che stava aspettando questo momento, un'altra finale, ora non vuole mollare.
Rientra con il ginocchio fasciato ma non ce la fa, chiede il cambio. Comincia a piangere, lo sapevo, lui ci teneva davvero tanto. Mentre è a terra che aspetta la barella una falena si poggia sul suo viso e non riesco a non pensare che sia nonno che lo sta sostenendo, che è lì per lui.
Ora la paura si fa sentire per noi portoghesi, la partita rimane per lo più equilibrata con Rui Patricio che ci salva una/ due volte. Alla fine dei tempi regolamentari siamo 0-0 e Cristiano torna in panchina ad incitare i suoi compagni. Cristiano ci tiene, lo si vede, è affianco a Santos che urla ai suoi compagni cosa fare. Poi all'improvviso, poco prima della fine dei supplementari Eder fa un gol pazzesco e salto in piedi urlando di gioia.
Sono troppo felice, sento già le nostre mani sulla coppa non può essere, non ci credo.

-CAMPIONIII SIAMO CAMPIONIII

-Karina calmati, non è ancora finita

-Tu si che sai farmi contenta.

Mi giro e lo bacio, sono contentissima.
Ma ora ci sono ben 5 minuti di ansia estrema.
Triplice fischio. Siamo campioni d'Europa, noi portoghesi per la prima volta sul tetto del continente. Noi che siamo sempre stati quelli col fenomeno ma con una squadra da far pena. Questa è la rivincita di una nazione intera.

-MARTIN NON CI CREDO!!! Siamo campioni, sul serio...

Mi butto fra le sue braccia al quanto esaltata.

-È tutta vostra quella coppa Ka.

Sto piangendo, lacrime di gioia, tanta gioia. Sento la gente in strada che molla petardi, sono felici, siamo felici, siamo una nazione felice.

-CAMPIONI CAMPIONI NON CI CREDO

Urlo come una matta, non riesco a contenere l'entusiasmo.

-Puoi fare meno casino? E campioni di cosa scusa?

Una voce rauca parla alle mie spalle. Giulia. Si è svegliata, non ci credo. E le lacrime ora scendono a dirotto.

I don't like being alone || Real MadridDove le storie prendono vita. Scoprilo ora