MARTIN'S POV
-Martin, io vado a lavoro. Tornerò tardi. Ciao.
-Ciao zio.
Sono disteso sul divano ed ho casa libera. È da giorni che sto tutto il tempo sul divano a fissare il vuoto. Non riesco più ad andare avanti.
Cerco di evitare di pensare, così mi alzo e accendo la play. Una partitina a Fifa ci sta dato che è da una settimana che non mi alleno. Prendo il gioco e lo infilo nella play quando squilla il telefono. Mi alzo e lo prendo. Cristiano. Spero ci siano buone notizie.-Ciao Cristiano, novità?
-Abbiamo ritrovato Karina, Martin.
Non posso credere alle mie orecchie. Il cuore mi si scalda improvvisamente.
-Dov'è? Come sta? Cosa è successo?
-Siamo in ospedale, raggiungici.
[...]
È qui. Davanti a me. Addormentata. Sembra una dea. Lei sta bene, il bambino no. Il dottore deve ancora venire a parlarci ma Cristiano ha detto di averlo sentito parlare.
Sono arrivato di corsa, mi hanno detto che avevano preparato i soldi e chiamato la polizia. Non mi avevano avvisato per non farmi stare in ansia e la cosa mi ha infastidito. Sono andati nel luogo dell'incontro, avevano lasciato i soldi e avevano preso il foglietto con l'indirizzo. Loro si erano diretto verso la vecchia fabbrica mentre la polizia era rimasta lì ma non sono riusciti a prenderli. L'importante è che Karina stia bene.
Le prendo la mano e la stringo. Quanto mi è mancata, davvero. Quanto è bella, sembra quasi un angelo, così pura e così indifesa. Tutto questo mi fa incazzare ancora di più! Come hanno potuto? Come?-Martin, noi andiamo al bar a prendere qualcosa da mangiare. Ti serve qualcosa?
Cristiano mi chiede entrando in stanza.
-No grazie. Andate pure, io rimango qui.
Esce e si dirige verso al bar.
Mi rigiro per guardare la mia donna.
-Karina, mi hai fatto morire. Giuro. Non riuscivo a vivere, grazie a Dio stai bene. Ho lottato così tanto per averti e non potevo perderti in quel modo. Ti amo.
Mi sfogo anche sapendo che non mi sentirà. Stavo davvero male. Lacrime calde cominciano a scorrermi sulle guance. Avvicino la mia testa al letto, alla sua mano e respiro il suo profumo. È lei. Qui e ora.
-Un Norvegese che piange.... non ci credo... evento unico...
Una voce roca. La sua voce roca.
Alzo di scatto la testa e la guardo.-Stai piangendo sul serio, non ci credo.
La guardo e scoppio a ridere.
-Sei pazza. Sei pazza.
Scuoto la testa e mi fiondo sulle sue labbra.
-Mi sei mancata.
-Lo so, pure io sentirei la mia mancanza.
Scoppiamo a ridere, ma una smorfia di dolore compare sul suo viso.-Ok, ora calmati e stai tranquilla.
-Martin.
-Dimmi amore?
-La mano, mi stai stritolando la mano.
Osservo la mia mano, saldamente stretta alla sua e la levo immediatamente.
-Scusami. Non volevo.
-Tranquillo, comunque: ti amo anche io.
Mi guarda con un visino dolce.
-Ho avuto tanta paura Karina.
-Ora sono qui. Tranquillo.
-Lo so ma... ho picchiato Pedro.
Il suo viso si incupisce appena sente quel nome. Cerco il contatto con i suoi occhi però lei gira la testa dall'altra parte. Le prendo il mento con due dita e faccio in modo che i nostri sguardi si incrocino.
-Avevi ragione Martin, scusa. Dovevo darti ascolto. Non era affidabile.
Abbassa lo sguardo e versa delle lacrime. Quel bastardo non può averla fatta piangere. Lo odio.
-Karina, non scusarti. Non è colpa tua, puoi frequentare chi vuoi, non è colpa tua se è un bastardo.
Non è che vorresti raccontarmi cosa è successo?Lei alza lo sguardo e si asciuga la lacrime.
-Va bene...
KARINA'S POV
-Amore, stai calma. Ora stai bene e starai bene.
-Sono una calamita per i disastri.
-Giusto un pochino.
Dice il mio norvegese e mi sorride.
-Ora vado ad avvisare il dottore che sei sveglia
Si alza ed esce dalla stanza.
Quanto lo amo, come mi sentivo persa senza di lui.Guardo fuori dalla finestra. La luce del tramonto entra flebile dalla tapparella.
Sono davvero una calamita per i disastri, tutti io li trovo i peggiori.-Karinaaa
Mi volto e vedo mia madre entrare di corsa in camera.
-Ok mamma, calmati.
Scioglie il suo abbraccio e mi guarda con le lacrime agli occhi.
-Mamma ti prego non piangere.
Non ce la faccio, odio vedere mia madre piangere e infatti scoppio in lacrime pure io.
-Scusami piccola. Non volevo farti piangere.
Mi asciugo le lacrime con la mano e osservo tutta la mia famiglia. Zio, mamma, nonna e ...
-Dove è Junior?!
Chiedo stupita. Zio non lo lascia mai da solo.
-È a casa di James, con un'amica di Daniela.
-Contentissimo di stare con Salome, immagino.
-Proprio.
Sorridiamo entrambi. La peste mi è mancata un sacco.
-Ehm, scusatemi. Dovrei parlare con Karina.
Tutti ci voltiamo verso il dottore.
-Sì certo, mi dica.
Cerco di sedermi sul letto per sembrare più presentabile.
-Dovrei parlarle da solo.
Gli altri fanno una faccia stranita e io tiro un sospiro di sollievo. Non mi ricordavo più del bambino e a mamma non lo ho ancora detto quindi è meglio che siano usciti.
-Mi dica tutto dottore.
Prende la cartella clinica e la apre.
-Tu stai bene. Tutti i valori sono nella norma, devo solo visitarti e poi domani mattina ti dimettiamo.
Sorrido contenta.
-Bene allora!
-Karina...
La sua voce si fa cupa e triste.
-Mi dica.
-Tu sapevi di essere incinta?
-Si...
Ho un brutto presentimento.
-Il bambino ha subito gravi traumi.... non ce l'ha fatta... hai avuto un aborto spontaneo....per quanto si possa definire spontaneo.
Ti lascio sola, torno dopo per la visita.Si volta ed esce dalla stanza.
Quindi non c'è più? Non mi capacitavo che una creatura potesse crescere dentro di me e ora non crescerà più niente. Mi sento sconbussolata, ma sollevata. Lo so, è brutto da dire ma ora mi sento meglio. Sarebbe stato un cambiamento troppo grande per me.
Qualcuno bussa alla porta.-Potete venire dentro. Sto bene, domani mattina posso tornare a casa!!
Urlo piena di felicità.
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I don't like being alone || Real Madrid
FanficKarina è una normale sedicenne, va a scuola e ogni tanto viene chiamata per fare servizi fotografici. Ha passato un'estate fantastica a casa di suo zio, Cristiano Ronaldo, ha conosciuto tutti i giocatori del Real Madrid e anche Martin Ødegaard, una...