Prologo

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Prologo

Spesso l'odio ci porta ad agire d'impulso, senza darci la possibilità di essere razionali. In questo caso l'unica strada che riusciamo a vedere, accecati dalla frustrazione, è quella forse più semplice, quella che prendiamo alla prima uscita, in una rotonda dove avremmo potuto scegliere milioni di strade diverse. Invece no, ci arrendiamo ad un sentimento come la rabbia rendendoci conto dopo, col senno di poi, che non si può tornare indietro. È proprio a questo punto che non ci capacitiamo delle nostre azioni, e, guardandoci allo specchio non ci riconosciamo, bensì ci sentiamo creature diaboliche che non saranno mai perdonate.
Ed entra in gioco la pazzia.
Nicole quel giorno era uscita di casa sprizzando gioia da tutti i pori. Il sole batteva forte e le strade di Wiklyn a quell'ora erano poco trafficate, quindi la ragazza - capelli lunghi fino alle spalle, mori e mossi- attraversava sovente la strada, andando da un capo all'altro, basandosi su dove ci fosse più ombra.
Mentre proseguiva sollevò il braccio e osservò, con sguardo curioso, il nastro che aveva legato al dito. Molto carino, osservò alzando un sopracciglio.
Si notava lontano un miglio l'emozione della ragazza e quanto fosse raggiante, e forse i pochi passanti che incontrava lungo la strada si interrogavano sul perché di tanta allegria, quando loro stessi si lamentavano del caldo mormorando a bassa voce.
Nicole, però non sentiva la gente, non la vedeva, era concentrata sullo spettacolo della natura; tra cicale e cinguettii stava assistendo a un concerto in piena regola.
Troppo concentrata. Concentrata al tal punto da dimenticare che, anche se si trovava in una strada circondata solo ed esclusivamente da case ed era un orario poco trafficato, qualunque tipo di mezzo ancora poteva passare di lì.
Attraversò nuovamente, controllò l'ora un'ultima volta, e, mentre già si trovava a camminare sul marciapiede, udì un suono fastidioso, prepotente. D'istinto e in preda ad un orrendo presentimento, si voltò.
La scena sembrò essere riprodotta a rallentatore.
Un clacson.
Un camion.
Il cuore a mille.
E lo stesso cuore che pochi secondi dopo cessò di battere.

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