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Silvia Wond non era mai stata una fedele molto devota, era una vita che non entrava in una chiesa. Quando la sera precedente si era riparata accanto a quella del paese, però, aveva riflettuto e aveva capito che avvicinarsi a Dio l'avrebbe aiutata. Forse.
Mentre percorreva la navata laterale scorse un'anziana curva verso il banco delle offerte. Era vestita in tinta floreale e in una mano stringeva una piccola borsa nera, talmente piccola da contenere massimo qualche moneta e un mazzo di chiavi. Le fece tenerezza. Stava accendendo un cero di fronte la statua della Madonna.
La superò, si sedette sui primi banchi e dopo aver osservato l'altare si chinò e iniziò a pregare. Sussultò quando sentì chiudersi la porta d'ingresso, ma doveva trattarsi probabilmente della signora che era uscita. Tornò a concentrarsi, inspirando l'odore dell'incenso, che aveva sempre adorato. Si stava rilassando, si sentiva già più leggera.
Mentre si avviava verso l'uscita notò i santini distribuiti sui banchetti, ne prese uno infilandoselo nella tasca dei jeans e uscì. Sperò che qualcuno l'avesse ascoltata e avesse preso in considerazione la sua richiesta d'aiuto. Ma chi vogliamo prendere in giro, disse una vocina dentro di lei mentre apriva l'ombrello, hai chiesto "soltanto" di stare bene, scoprire la verità e fare giustizia. Impresa impossibile.
Fuori pioveva incessantemente. Già con pochi passi ebbe la sensazione di essere caduta interamente in una pozza d'acqua, eppure era stata la pioggia che non aveva voluto resistere al suo fantastico ombrello viola scuro, e che si ostinava a bagnarla dal bacino in giù. Affrettò il passo ma il cellulare iniziò a squillare. Si fermò e rimase immobile ad ascoltare la suoneria, pietrificata dal timore di chi voleva mettersi in contatto con lei. Chi chiamava voleva a tutti i costi che la dottoressa rispondesse considerando che il cellulare stava squillando già da diverso tempo.
Tenendo l'ombrello sotto il braccio- sapeva che non avrebbe resistito troppo sotto la violenza dell'acqua- prese il cellulare dalla borsa e rispose.
«Chi parla?»
«Sono Mike» rispose, sorpreso dal tremore che aveva sentito nella voce di Silvia.
La dottoressa non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o preoccuparsi di più; non sapeva come comportarsi.
«Ciao Mike, dimmi»
«Ecco vedi, domani al centro di Kyedi c'è quella festa di cui ti avevo parlato un po' di tempo fa, ricordi?»
Per un attimo Silvia immaginò l'uomo che con una mano appoggiava il telefono all'orecchio, e che con l'altra si accarezzasse la nuca come faceva solitamente in situazioni di imbarazzo. E, conoscendolo bene, capì che era imbarazzato.
«Beh sì, lo ricordo »rispose distaccata guardando il cielo sopra di sè; la pioggia diminuiva.
«Saresti ancora disposta ad accompagnarmi?»
Silvia esitò, con gesto rapido riprese pieno controllo dell'ombrello e lo posizionò con sollievo sopra il capo.
«Sì, ma certo» mentì.  Sapeva cosa avrebbe fatto quella sera, e sicuramente, se i suoi sospetti si sarebbero rivelati fondati, non l'avrebbe accompagnato alla festa. Anzi, non sarebbe andato neanche lui.
«Oh ne sono contento, davvero. Mi piacerebbe passare un po' di tempo con te Silvia, e sono sicuro che di ci divertiremo, come quando eravamo più giovani » disse euforico, e Silvia percepì una risata.
Pensò veramente a quando si erano conosciuti. Un giovane Mike esperto che-contento di sfoggiare il suo fascino e la sua esperienza- accoglieva una altrettanto giovane Silvia alle prime armi, timida. Erano subito diventanti amici, e quando potevano si incontravano alle feste di paese per divertirsi. Mike era un bel ragazzo- tutt'ora era di bell'aspetto-eppure erano soltanto rimasti amici, grandi amici.
Queste semplici parole le risuonarono in testa, come se si trovasse in una caverna dove avviene l'eco. Grandi amici. Le salirono le lacrime agli occhi. Poteva Mike non essere lo stesso di una volta? Oppure, semplicemente, le aveva sempre mentito sulla sua vera natura?
«Sono contenta anche io» disse sforzandosi. Poi tagliò corto. «Perdonami, ma ora devo lasciarti, ci vediamo domani»
«A domani Silvia.»

Quando tornò a casa era cessato finalmente di piovere. Una volta entrata in bagno si guardò attraverso il riflesso dello specchio mentre si sorreggeva con le mani sul lavandino, verso il quale manteneva una posizione curva.
Aveva le occhiaie, era alquanto pallida e i capelli erano fin troppo tirati dalla coda di cavallo che si era fatta. Non si riconosceva più con quegli occhi arrossati, sembrava avesse fatto uso di stupefacenti. Con un gesto deciso strappò via l'elastico per capelli e dalla gola le uscì un lamento strozzato. Si massaggiò la cute e tolse dall'elastico i capelli biondi che aveva interamente strappato. Per un attimo li osservò e pensò che da lì avrebbero potuto ricavare il suo DNA, ma subito dopo li buttò nel lavandino e scese di sotto goffamente.

Sopra al tavolino del salotto aveva lasciato un pacchetto di sigarette. Da giovane fumava occasionalmente, poi quando aveva iniziato a lavorare Mike l'aveva convinta a smettere, e con il suo aiuto ci era riuscita con successo. Ora però sentiva l'esigenza di ricominciare e Mike non poteva impedirglielo, non più.
Aprì il pacchetto di Marlboro dove troneggiava la scritta il fumo uccide. Silvia sorrideva ogni volta che la leggeva. L'incoerenza di vendere le sigarette e nel contempo scrivere sul pacchetto che il fumo è dannoso, le era sempre risultata comica. Era come se ti dicessero io te le vendo, ma so che fanno male alla salute, così per lavarmene le mani ti avverto. Quindi non puoi dire che io non ti avevo avvisato!
Ridacchiò e prese una sigaretta in mano, ansiosa di accenderla. L'accendino era vicino ai fornelli; lo lasciva lì da sempre, in caso di necessità.
Si portò la sigaretta alle labbra, la accese e inspirò profondamente mentre si dirigeva in terrazzo. Sentì subito una sensazione di rilassamento. Inspirava e buttava fuori la nuvola di fumo, appoggiata al balcone, osservando le auto che sfrecciavano sulla strada statale. Dopo aver finito la prima sigaretta guardò l'orario che indicava le 21. Era ancora presto. Tornò in cucina e ne sfilò un'altra dal pacchetto. Avrebbe fumato ancora un po', poi si sarebbe preparata.

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