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Il vapore che emanava il tè nelle tazze che stringevano in mano Silvia e Mike saliva fin su le lampade della luce, e poi si disperdeva in tutta la stanza. Silvia soffiava ripetutamente sul tè sperando si raffreddasse, mentre Mike rigirava la tazza tra le mani tenendola poggiata sul tavolino e fissando quest'ultimo con estrema concentrazione.

«Possiamo tenere in considerazione una patologia che per ora sembra quella giusta.» affermò Mike continuando a fissare il tavolo.
Silvia non rispose; non lo stava proprio ascoltando ed era completamente persa nei propri pensieri.
«Silvia?» domandò Mike richiamando l'attenzione dell'amica.
«Perdonami, cosa mi stavi dicendo?» chiese scrollando la testa come se si fosse svegliata in quello stesso istante. Successivamente provò un sorso di tè.
«A cosa stavi pensando? Ancora a quell'ispettore?»
Silvia poggiò di nuovo la tazza sul tavolo.
«Non riesco a non pensarci. » disse con rammarico e un pizzico di rabbia. «E se fosse stata veramente Laura? Se l'ispettore avesse ragione?»
Mike fece le spallucce.
«Noi non possiamo saperlo, ma lui avrebbe potuto aiutarci, toglierci il dubbio se solo tu non l'avessi cacciato. »

«Rimango dell'idea che una persona che parte con l'idea di colpevolezza verso un sospettato non ci sia molto d'aiuto. Ogni prova, elemento o indizio lo avrebbe sicuramente girato a suo volere e piacimento» affermò agitata posando, poi, le labbra sulla tazza di tè che oramai si stava raffreddando.
«Silvia, un ispettore non è un avvocato, non ha clienti per cui lavorare e non agirebbe mai se non spinto da prove. Deve soltanto fare il suo lavoro. Pensaci: lui é in grado di trovare elementi e prove. Noi non possiamo. »
Il discorso sembrava convincente.
«Vorresti dire che lui saprebbe trovare degli indizi che poi noi potremmo usare per trovare la verità?»
«Esattamente. »
Ci fu un attimo di estremo e assoluto silenzio.

«Non sarebbe una cattiva idea.» disse Silvia in modo vago dopo essersi rilassata. Forse era stato il té a dare i suoi benefici. Mike la osservò aspettando che continuasse.
«Quindi?» domandò Mike alzando un sopracciglio.
«Quindi cosa?» chiese la dottoressa prendendo tempo, evitando lo sguardo dell'amico mentre si asciugava le labbra con un tovagliolo bianco.
«Mandiamo a chiamare l'ispettore e gli porgi le tue più sincere scuse?» domandò facendosi uscire una risatina.
«Non crederai veramente che io chieda scusa a una persona del genere?»
«Silvia...» disse Mike allontanando la tazza di tè ormai vuota. «Sarà solo una strategia, andiamo dottoressa»
Poi, vedendo che Silvia non reagiva positivamente all'ironia, continuò ad incitarla.
«Ascolta, chiedere scusa non significa per forza inginocchiarsi e umiliarsi. »
«Okay, va bene.Ci proverò, ma non ti assicuro nulla. »
Mike sorrise e bevve l'ultimo sorso di tè, poi si asciugò le labbra con un tovagliolo. Si alzò e si lasciò andare sul divano. Era a casa sua e poteva fare come voleva. Accarezzò la stoffa rossa del divano come se fosse stata un gioiello prezioso.

«Volevo anche parlarti della paziente.» cambiò argomento Stander.
Silvia girò la sedia verso Mike aiutandosi con il tavolo; faticò un po' perché le gambe si erano quasi incastrate con il tavolino.
Lo fissò. In quel momento sperò di non agitarsi di nuovo parlando dell'argomento.

«Sai cosa potrebbe avere?»
«Beh, credo che abbia trovato la patologia. Schizofrenia paranoide. Non voglio essere affrettato ma ho concluso così, ci sono tutti gli elementi.»
«Ah!» esclamò seccata dandosi un colpo sulle ginocchia.«Come può essermi sfuggita una patologia così comune. »
«Effettivamente molti pazienti soffrono di questa patologia. Però, Silvia, sei stanca, stressata... Non potresti prenderti una pausa?»
Silvia scosse la testa senza pensarci due volte.
«Non ora. Non ora che ho tra le mani questo caso. »
«Sembra che questa paziente assorba tutte le tue energie. Perché ti sta così tanto a cuore?»
«A dire la verità non lo so. Voglio soltanto sapere. »
«Cosa vorresti sapere di più di una schizofrenica paranoide?» chiese lui quasi ridacchiando.
«Non saprei.»
«Silvia, il problema principale della paziente non é nella patologia, é nel suo passato. »
Silvia lo osservò. Stava riflettendo.
Allora Mike si distaccò dallo schienale e si avvicinò un po'.
«Vale davvero la pena scavare su un passato macabro e misterioso di una paziente come le altre che chissà cosa nasconde?» domandò a Silvia con uno sguardo dispregiativo.
Silvia non rispose. Stava ancora riflettendo sulle parole del suo amico.
«No Silvia. » rispose lui alla propria domanda.
Silvia annuí, Mike si alzò dal divano e le diede un'affettuosa pacca sulla spalla. Poi prese le tazze ormai vuote, le posò nel lavandino e iniziò a lavarle.

LA PAZIENTE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora