27- (quindici anni prima)

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27

15 anni prima, 7 ottobre...


Occhi marroni, capelli corvini, viso imbronciato. Quello specchio rifletteva perfettamente tutti i suoi apparenti difetti. Laura aveva dodici anni, un'età in cui le adolescenti iniziano a guardarsi allo specchio senza riuscire a trovare pregi. Sua sorella era molto piú bella a suo parere: la sua bellezza era naturale e i ragazzi la guardavano.
Inoltre Jessie era piú delicata ed elegante, e aveva delle passioni.
Ad esempio collezionava insetti, non veri ovviamente, ma quelli che comunemente si trovano in tabaccheria. E poi sapeva truccarsi.
Laura invece si sentiva sempre fuori luogo: sua sorella era quella piú apprezzata dal padre.

Quel giorno erano entrambe tornate a casa dalla scuola con una notizia; Jessie aveva preso nove sulla verifica di storia, mentre Laura... Bé, Laura aveva preso un bel cinque sull'interrogazione di geografia.
Mark Jemmin, il padre delle due ragazze, era seriamente deluso dalla figlia minore. Egli a quel punto aveva preso una decisione: quel pomeriggio Jessie sarebbe uscita con le sue amiche, mentre Laura sarebbe dovuta rimanere a casa a fare le faccende domestiche.
Laura aveva appoggiato il capo sulla porta che divideva il corridoio dalla camera di Jessie. Quest'ultima sembrava parlare con qualcuno al cellulare.

«Si, dillo anche a Caroline... Ma certo, sta iniziando a piacermi... Okay, alle cinque quindi? Va bene...» diceva Jessie in modo spensierato. Laura non riusciva a trattenere la rabbia, era furiosa. Voleva andare con sua sorella, voleva conoscere qualche ragazzo, come lei. Cosí era ritornata in camera sua e si era seduta sul letto. Poi aveva aperto un piccolo cassetto del comodino e aveva preso una matita nera per gli occhi.
L'aveva rubata a sua sorella qualche giorno prima. Jessie non se ne era nemmeno accorta, aveva talmente tante cose per truccarsi! Si era quindi diretta verso lo specchio e aveva tracciato lentamente una linea sulle palpebre. Era terribile! Somigliava piú ad una linea fatta a scuola senza righello. Cosí aveva preso un fazzolettino di carta e vi aveva sputato sopra, per bagnarlo.
Il suo occhio era peggiore di prima.
Aveva dato un'occhiata all'orologio attaccato alla parete sospirando. Erano le quattro, doveva fare in fretta.
Sua sorella si stava preparando, lo capiva dai fruscii che provenivano dalla sua camera, i quali attribuiva ai cassetti contenenti i suoi migliori vestiti.
Jessie aveva un vestito previlegiato.
Lo indossava sempre. Era un vestito a righe nere e bianche, ed era molto corto se si considerava la sua età.
Dopo trenta minuti Jessie era uscita dalla sua camera, erano le 4:30.
Quindi Laura- dopo essersi truccata orribilmente ed essersi vestita con l'unico vestito che aveva- era scesa dalle scale per raggiungere la sorella.
Era scesa cautamente guardandosi intorno per il timore che il padre la potesse vedere.
«É uscito» aveva osservato inprovvisamente Jessie riferendosi a loro padre, mentre mordeva una mela. Subito Laura si era impaurita, ma poi si era tranquillizzata avendo sentito la voce della sorella.
«Nostro padre é dovuto uscire. Ha visto Jhon e... Gli é corso in contro!» aveva esclamato Jessie ironicamente.
«Perché parli cosí?» aveva domandato Laura. Dopotutto voleva bene a suo padre.
«Perché é un illuso! Crede veramente di riconquistare l'amicizia con Jhon?!»
aveva risposto Jessie sorridendo e mordendo un altro pezzo di mela.
Laura allora aveva annuito timidamente e si era avvicinata alla sorella.
«É tu?» aveva continuato Jessie buttando il torsolo della mela nel cassonetto accanto alla porta d'ingresso, quello vicino alle scale. «Perché sei vestita cosí?» aveva domandato a Laura guardandola dalla testa ai piedi.
«Vengo con te» aveva risposto abbassando lo sguardo e avvicinandosi alla cucina.
«Cosa hai detto?!»
«Che vengo con te» aveva detto questa volta piú sicura, versandosi dell'acqua su un bicchiere.
«Stai scherzando vero? Tu con me non ci vieniaveva affermato Jessie dopo essersi diretta anch'essa in cucina.
Laura aveva bevuto l'acqua e aveva guardato sua sorella negli occhi. L'odio che si era tenuta dentro per molto tempo stava per riemergere.
«Ti vergogni di me, non é vero? Tu non sei l'unica, il mondo non gira attorno a te, ci sono anche ioaveva esclamato la dodicenne puntando il dito verso la sorella.
«Tu non hai capitogridò Jessie avvicinandosi a sua sorella. «Io sono quella piú grande, decido io cosa puoi fare e cosa non puoi fare. Oppure vuoi che dica a nostro padre che volevi disobbedirglidomandò inclinando il capo. A quel punto Laura si era soffermata a guardare sua sorella; dal suo collo pendeva la collana della loro defunta madre. Proprio la collana con il campanellino che la mamma voleva regalare a Laura, ma di cui Jessie si era appropriata ingiustamente.

La situazione stava degenerando...

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