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Maledetto lavoro!
La testa le pulsava incredibilmente e per un attimo immaginò che qualcuno si fosse intrufolato nel suo cervello, e che con un fiammifero avesse appiccato un incendio devastante.
Si massaggiò le tempie, fece roteare il capo (aveva letto su internet che avrebbe alleviato il dolore). Niente; tra rimedi naturali e medicine quel mal di testa continuava imperterrito ed insistente, tutto a causa del lavoro, del continuo spostarsi da una parte all'altra, ma soprattuto a causa dal troppo coinvolgimento emotivo nei confronti di Laura.
Sdraiata sul divano in modo insolito, avvolta da una coperta con dei simpatici gatti stilizzati, si abbandonò a un sonno profondo, che purtroppo venne interrotto pochi minuti più tardi. Qualcuno stava bussando insistentemente alla porta. Si alterò alquanto: era già di cattivo umore per via di quel fastidioso mal di testa che la attanagliava, ci mancava solo che le facessero visita. Si trascinò fino alla porta e aprì irritata.
«É permesso?»
Alla porta c'era Fred, con una bottiglia di vino in mano. Era diverso, aveva tagliato i capelli e in quel momento aveva una strana luce negli occhi e un sorriso che avrebbe resuscitato un morto. Non resistette alla voglia di sorridere.
«Come mai qui?» chiese incuriosita.
Il sorriso di Fred si spense, assunse un'aria di sorpresa e dispiacere. «Oh credevo volessi vedermi, mi avevi mandato un messaggio, non ricordi? Mi chiedevi di fare una passeggiata... »
La dottoressa si bloccò un attimo, ripensò a quando aveva risposto a Mike e a Fred, e aveva chiesto a quest'ultimo di fare una passeggiata dopocena.
«Cavolo, me ne ero completamente dimenticata, perdonami» disse Silvia rammaricata, scuotendo la testa per la sua sbadataggine.
«Mi dispiace, non volevo disturbarti, se vuoi me ne vado» si offrì lui, indicando l'auto alle sue spalle.
«No no, non intendevo questo, davvero. Mi fa piacere che tu sia qui, solo che ho un fortissimo mal di testa, non credo di riuscire a fare una passeggiata come ti avevo promesso».
Fred assunse un'espressione fiera. «In questo caso vuol dire che berremo insieme questo vino che ti avevo portato come regalo, che ne dici?»
«Dai entra» lo invitò scherzosamente Silvia, «ma non credo che medicinali e alcolici vadano molto d'accordo» ironizzò mentre chiudeva la porta.
Intanto Fred aveva già raggiunto la cucina e da lì gridò «L'ho messo in frigo», poi la raggiunse in salotto.
«Eccoci qua, mi siedo»
Silvia osservò ogni minimo movimento dell'uomo che si stava sedendo accanto a lei, notò che sembrava agitato, addirittura imbarazzato a volte. Non lo aveva mai visto così dolce, timido osò pensare.
Iniziò a prendere dei cuscini e a posizionarli sotto la schiena di Silvia, sorridendo impacciato, mentre la povera non capiva il perché di quei gesti e di quelle premure.
«Ecco fatto, ora rilassati»
Silvia si adagiò lentamente e capì solo in quel momento quanto stesse bene con quel ragazzo che un giorno aveva incontrato in clinica e per cui non provava alcun tipo di simpatia, altroché, era veramente fastidioso. Ora, per lei, si era rivelato un grande amico di cui si fidava ciecamente. Chiuse gli occhi e sentì che Fred si appoggiava con il capo sopra la sua spalla, delicatamente. Si addormentò prima lui, e subito dopo anche Silvia.

Al risveglio Fred non c'era più. Il mal di testa le era passato e Silvia rimase vigile e silenziosa per qualche minuto, aspettando di sentire i suoi passi per le scale o in cucina, ma si rassegnò con dispiacere al fatto che se ne fosse andato.
Dunque si sedette sul divano e si guardò intorno, finché non notò un foglietto a terra. Probabilmente si trovava sopra le coperte ma era caduto nel momento in cui Silvia le aveva tolte. Si allungò per afferrarlo. Era piegato in due e non appena lo aprì la prima cosa che le diede all'occhio fu la firma di Fred.

L'averti avuta lontana mi ha fatto capire quanto sei diventata importante per me e quanto tu sia speciale. È per questo che meriti di sapere la verità.  Ti aspetto domani, alle 22 in piazza.

Silvia rimase perplessa. Si aspettava un messaggio diverso, dove magari Fred si scusava di essersene andato presto, oppure dove le augurava un sereno riposo. Eppure quella frase non le era rimasta per nulla indifferente. È per questo che meriti di sapere la verità. Quale verità? Cosa le nascondeva? Le tornarono in mente le parole di Mike, tutti i suoi avvertimenti. Forse aveva ragione e non l'aveva ascoltato.  Si passò una mano sul viso, poi tornò a osservare il biglietto scritto con la biro blu.
Avrebbe dovuto pazientare solo fino al giorno seguente e avrebbe saputo cosa Fred aveva da dirle.

È per questo che meriti di sapere la verità.

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