31- (quindici anni prima)

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31

15 anni prima, 7 ottobre...


Le sue mani avevano assunto un colore rossastro, e immaginava che anche il suo viso fosse del medesimo colorito.
Non aveva mai faticato tanto prima di allora. Laura era in stato confusionale.
Stava stringendo il collo di sua sorella con tutte le forze che aveva a disposizione. D'altronde non aveva un collo eccessivamente grande sua sorella.

Jessie era appiccicata al vetro della finestra con gli occhi spalancati e le mani che tentavano di liberarsi da quella stretta mortale.
Anche il suo viso stava diventando rosso, ma con qualche sfumatura di viola. Laura, inclinando il capo, stava constatando che era interessante quel miscuglio di colori che si era verificato soprattuto sulle guancie di Jessie. Sarebbero dovute essere bianche, con un leggero rossore, e avrebbero dovuto incorniciare uno sguardo da vera donna.

Questa volta invece sembrava una vera sciocca! Le lacrime che scendevano rapidamente lungo i tratti del viso, scioglievano l'eyeliner e il mascara con i quali aveva accuratamente truccato gli occhi e le ciglia. Disgraziatamente sarebbe dovuta morire brutta! Pensando, ironicamente, a tutto ciò, Laura sorrideva.

Non si rendeva conto di quanto stava accadendo.

Jessie emetteva degli strani versi, stava soffocando, e Laura ne era soddisfatta alquanto.
Quando le mani di Jessie hanno mollato, anche i suoi occhi sono rimasti fissi. Era morta.

Nessun movimento. Alcuna ribellione, non piú.

Laura aveva lasciato il collo della sorella, rosso, con i segni del soffocamento. Poi aveva fatto una smorfia, di ribrezzo e disgusto, ma non nei confronti di sua sorella, men che meno verso i lividi sul collo. Provava disgusto per se stessa. Si era resa conto dell'errore, del fatale errore, da cui non poteva piú tornare indietro. In quel momento aveva guardato dalla finestra di fronte a lei. C'era una bella ragazza che passeggiava quasi di fretta. Era sorridente.

Che invidia!

Sembrava sua sorella: stesso sguardo, stesso trucco, stesso andamento, stessa tipologia di vestiti. Ma quello che prima le risultava sgradevole agli occhi, ora rappresentava tutt'altro. Ora che si era pentita di tale atto, voleva bene a sua sorella Jessie. Era perfetta, perché negarlo.

Jessie era perfetta, Laura no.

É per questo che la odiava, era solo invidia.

Aveva ucciso sua sorella per invidia!

E comunque quella ragazza che passeggiava spensierata assomigliava molto a Jessie. Anzi, erano due gocce d'acqua secondo Laura.

Vorrei non averla uccisa, pensava Laura.

Vorrei non averla uccisa, pensava ancora.

«Perché l'ho uccisa!» farfugliava agitata.

«No, perché l'ho uccisa!» esclamava con il fiatone.

«Non l'ho uccisa!» urlava.

«Non l'ho uccisa io!» gridava singhiozzando.

Poi era accaduto qualcosa di veramente strano. In un attimo quella ragazza si era voltata di scatto, e aveva sgranato gli occhi.
Un camion bianco la stava per investire, sarebbe stato questione di un secondo. Quando il corpo della ragazza era ormai esanime a terra, il camion si era fermato per poi ripartire subito, a tutta velocità.
Laura si era rattristata a quella scena. Provava dolore, perché dentro di era come se quella fosse stata sua sorella.

Per lei era Jessie quella ragazza a terra, in una pozza di sangue, perché era talmente pentita che non avrebbe mai potuto accettare l'idea di essere stata lei a uccidere la sorella. Non l'avrebbe sopportato. Cosí si era dimenticata del corpo senza vita accanto a lei, il vero corpo di Jessie, e nella sua mente -oramai malata- si era convinta sempre di piú che era stato un camion bianco ad uccidere sua sorella.

Allora Laura aveva quasi accennato un sorriso, e poi aveva inclinato il capo. Subito dopo era ritornata nuovamente seria.

«Jessie...» aveva mormorato dispiaciuta guardando dalla finestra.
«Il camion bianco...» aveva farfugliato poi in tono infantile.
«Dovevi stare attenta al camion bianco, dovevi stare attenta al capo dei camion...»

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