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«Non ci sono prove a sufficenza» disse l'ispettore in modo serio.
«Ah, capisco.» rispose la dottoressa perplessa.
«Credevo che la cosa le facesse piacere dottoressa» disse l'ispettore togliendosi gli occhiali e appoggiandoli sopra alla scrivania dello studio di Silvia.
Erano entrambi seduti faccia a faccia, l'uno di fronte all'altra.
Silvia incrociò le mani e se le portò al mento.
«Infatti non mi lamento. Il punto é: cosa l'ha portata a questa conclusione cosí affrettata?» domandò insicura.
«Bé, prove che dimostrano l'innocenza della sua paziente. »
«Cioé?»
«Non ci sono segni di violenza sul corpo della signora Rose Herming, e malgrado tutto...» disse sospirando, «la sua collega é morta perché ha battuto la testa» disse.
«Che cosa intende con "malgrado tutto"?» domandò la dottoressa in modo sospettoso.
L'uomo sospirò nuovamente.
«Già lo sa, sono un tipo molto sospettoso e avrei messo la mano sul fuoco su...»
Silvia fece per parlare ma l'uomo, capite le sue intenzioni, la fermò con la mano.
«Ma» disse lui mettendo la mano avanti, «non ho proprio voglia di discutere, quindi, detto questo, posso soltanto augurarle una buona giornata» terminò il discorso con un'alzata di spalle.
Si alzò e porse le mano alla dottoressa, la quale la osservò e poi la strinse. Mentre lo faceva, però, pensava ad altro e il suo sguardo era smarrito in qualche luogo misterioso.

L'ispettore, quindi, stava per andarsene, ma quando fece per aprire la porta venne bloccato da Silvia, che si avvicinò all'ultimo istante.
«Ah, ispettore» lo chiamò Silvia.
Lui si voltò.
«Mi dica» rispose lui.
«Lei ha mai sentito parlare di Laura Jemmin, la mia paziente?» domandò facendo finta di non essere poi cosí interessata all'argomento, quando lo era anche fin troppo.
L'uomo allora strizzò gli occhi e fissò la parete per un istante che a Silvia parve infinito.
«No, mi dispiace» rispose lui scuotendo la testa con rammarico. «Ma come mai le interessa tanto?»

Immaginavo.

«No, nulla.» rispose evitando il suo sguardo. «Solo curiosità, e poi mi sarebbe stato utile per dei possibili progressi, sa di che cosa parlo.» mentí.
L'uomo annuí pensieroso, ci fu un istante di estremo silenzio, ma all'ultimo gli venne un illuminazione.
«Ma ora che ci penso...» disse l'ispettore.
Silvia strizzò gli occhi speranzosa.
«Credo che ci sia un certo Mark Jemmin in un paesino qui vicino. Credo a Wiklin. Sì, a Wiklin» disse soddisfatto. «Non so se siano parenti o meno, ma...»
A quel punto venne bloccato da Silvia.
«Dice a Wiklin.»
«Esatto»
«Molte grazie» disse sorridendo.

Finalmente avrebbe potuto conoscere quel passato cosí misterioso della sua paziente che le stava tanto a cuore.
Sarebbe stato intelligente chiedere all'ispettore dove abitasse quel tipo, ma l'uomo se ne era già andato.

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