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Disprezzo.
L'unica espressione del volto di Laura verso Mike fu di puro disprezzo. Poi si trasformò in uno sguardo di rimprovero verso Silvia. Negli occhi si leggeva una frase precisa: "Come hai potuto portarlo da me, come puoi stargli accanto senza disprezzarlo!"

«Laura, lui é Mike, un mio amico. » disse con dolcezza scandendo bene le parole "mio amico".
Laura, però, non cambiò espressione.
Allora Mike sorrise dolcemente e si avvicinò alla paziente, la quale si ritrasse prontamente.
«Laura, tranquilla. Non ti farà del male. »
«Potrebbe essere chiunque» disse la paziente sgranando gli occhi e puntandoli prima verso Silvia e poi verso Mike.

«Chi potrebbe essere chiunque?» chiese Mike cercando di capire cosa intendesse la paziente e tentando di instaurare un rapporto con lei.
«Se lo sa ci ammazza!» esclamò agitandosi.
«Chi vi ammazza?» domandò Mike tentando ancora.
«Ci scoprirà!»
«Chi, Laura? Chi?» domandò allora Silvia.

In quello stesso momento qualcuno bussò alla porta. Tutti si voltarono verso quest'ultima e poi Silvia- dopo aver scambiato un'occhiata a Mike- disse un flebile "avanti". A quel punto un uomo alto e vestito con giacca e cravatta aprì la porta; era serio, non sembrava molto amichevole.

«Salve, io sono l'ispettore Fred Padton» disse porgendo la mano ai due.
Essi strinsero la mano all'ispettore, dopodiché Mike si permise di far qualche domanda.
«Lei deve essere venuto per...»
«L'omicidio di Rose Herming. »
«Omicidio? Come é arrivato a questa conclusione?» chiese Mike curioso mentre Laura indietreggiava sul suo letto.
«Non ne sono sicuro, ma una signora che lavora qui da anni non dovrebbe scivolare con un semplice carrello della colazione. »
«Per questo esistono gli "incidenti". »si intromise Silvia leggermente infastidita.
«Signora... »
«Niente signora, Silvia Wond. »
«Silvia Wond, deve sapere che io sono un tipo alquanto sospettoso e finché non ho delle prove inconfutabili definisco la morte di una persona come omicidio. » disse l'uomo con un'aria di superiorità.
«Okay, vediamo» disse Mike in modo calmo dopo essersi accorto che la tensione in quella stanza si sarebbe potuta tagliare con un paio di forbici.
«Deve farci qualche domanda?»
«Beh» l'uomo posò bruscamente la valigetta affianco allo stipite della porta e Laura sussultò per il rumore. «In genere sì. Posso?» domandò indicando una sedia accanto al letto di Laura.

Mike annuì e l'ispettore si sedette. Poi osservò Silvia e la sua paziente; la dottoressa era accanto a Laura, seduta sul letto stringendole la mano per rassicurarla. Si comportava come una mamma amorevole e affettuosa.

«Dottoressa Silvia, lei si trovava qui quando Rose stava entrando in questa camera per dare la colazione alla sua paziente?»
«No. Pochi minuti prima la mia collega mi aveva chiamato per rimproverarmi dato che stavo facendo ritardo, e poi, quando sono entrata con il mio amico, ho notato il carrello lungo il corridoio e ciò mi é sembrato strano. Poi ci siamo avvicinati e...»
«L'avete trovata su una pozza di sangue. »
«Esatto. »
«E la sua paziente cosa faceva?»
«Era impaurita e osservava il corpo di Rose. »
«Molti si pentono dopo aver ucciso una persona.»
«Che cosa? Sta forse accusando la mia paziente senza prove?» lo rimproverò, poi abbassò la voce e aggiunse: « Lo sa che questo tipo di interrogatori non fa bene alla salute dei nostri pazienti? Un po' di umanità per l'amor del cielo!»
«Calmiamoci» intervenne Mike.
«Non ho assolutamente intenzione di calmarmi. Quest'uomo sta accusando la mia paziente di un delitto atroce, addirittura di fronte a lei» disse Silvia in modo autoritario ma senza alzare la voce.
«Dato che la mia presenza risulta irritante e non gradita, tolgo il disturbo. Tornerò nel momento in cui le acque si saranno calmate. »

Detto questo si alzò senza esitazione alcuna e afferrò la sua valigetta. Chiuse bruscamente la porta alle sue spalle dopo un freddo «buongiorno», e il rumore causò nuovamente un sussulto alla paziente che stringeva la mano della dottoressa sempre più forte.

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