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Un dolore acuto, intenso sulle tempie.
Sembrava che un trapano le stesse perforando la testa da una parte all'altra. Il bruciore stava crescendo, come se le sue tempie stessero ardendo come il fuoco, a temperature, via via, sempre piú elevate.

Mike e Fred stavano discutendo animatamente, o almeno cosí le sembrava. Gli occhi chiusi, la confusione, la nausea non le permettevano di verificarlo in modo certo. Parole come «di nascosto» o come «impicciarsi» dovevano appartenere a Mike, era la sua voce. Mentre espressioni come «rispetto» e «paziente» erano state pronunciate sicuramente da Fred.
Si stava massaggiando le tempie senza trarre nessun risultato.
Aprí gli occhi, che fino a pochi secondi prima erano rimasti chiusi. La stanza sembrava muoversi, i mobili sollervarsi, mentre Fred e Mike sembravano deformarsi. Cosí Silvia strizzò gli occhi. Il dolore stava crescendo a dismisura, come d'altronde si alzava il volume delle voce di Mike e Fred.
Poi, per un attimo, il silenzio.

Sto morendo...

Pensò Silvia in modo insintivo.
Ma in realtà non stava affatto morendo: Mike e Fred si erano accorti del suo stato e avevano taciuto.
Silvia si sentí toccare la spalla, quindi aprí gli occhi, ma un forte dolore alle tempie glie li fece chiudere all'istante. Poi non sentí piú nulla.
Mike e Fred continuarono a chiamarla e a scuoterla, ma sembrava aver perso i sensi.
«Siamo degli idioti!» esclamò Fred agitato. «Guarda cosa abbiamo fatto!» gridò rivolgendosi a Mike.
«Guardi me? Forse vorresti dire che é colpa mia se Silvia é stanca e stressata, quando sei tu quello che la sta incitando a scavare sul passato di una paziente malata da anni?!» esclamò con arroganza.
«É colpa di tutti e due, ma ora non c'é tempo di discutere, portiamola in camera sua» affermò inziando a pensare a come portarla in braccio.
«Non hai intenzione di chiamare un dottore?» domandò Mike con ironia, per accusarlo.
«Non ce ne sarà bisogno. É stanca, e la storia della paziente la sta consumando poco a poco. Deve soltanto riposare» disse Fred con sicurezza.
«Mi rifiuto. Chi é qui il dottore, io o tu?»
«Nessuno dei due, siamo solo suoi amici, non sei piú un dottore, non mi risulta.»
E detto questo Fred prese in braccio Silvia, salí le scale e la adagiò delicatamente sul letto. Mike, invece, si era appoggiato allo stipite della porta della camera, guardando con disgusto la scena.
«Cosa stai macchinando?» domandò Mike.
«Nulla, e tu?» chiese l'ispettore avvicinandosi all'uomo.
«Io cerco di mantenere soltanto l'unica amicizia che mi rimane in questo paesino, ma tu vuoi strapparmela. »
«Io non voglio strapparti proprio nulla, sia chiaro» affermò Fred. «Non credo di aver mai parlato male di te con Silvia. Al suo risveglio potrai chiederglielo» disse poi.
«Non intendo disturbarla con tali argomenti» rispose. «Ma sono sempre piú sicuro che tu nascondi qualcosa. Uno scheletro nell'armadio che si cela dietro al tuo viso da uomo gentile e premuroso. Un segreto che...»
«Ora basta!» esclamò Fred senza alzare troppo la voce. «Ascoltami bene» continuò puntandogli un dito contro, «non nascondo nulla e non ho scheletri nell'armadio, intesi?! Ed ora devo andare, spero che tu ti prenda cura di lei» terminò allacciandosi la giacca.
Poi guardò un ultima volta Silvia e se ne andò furioso.

Quindi Mike si avvicinò al letto dove era distesa Silvia e si inginocchiò a terra.
«Scoprirò cosa nasconde, e ti proteggerò da lui... Non é quel che sembra » sussurrò accarezzandole delicatamente i capelli.
«Cosí capirai che non devi piú indagare su Laura, per il tuo bene...» affermò guardando poi dalla finestra di fianco al letto.

Il vento soffiava forte, le foglie volavano come se stessero danzando, e le nuvole preannunciavano un temporale.
L'inverno era iniziato.

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