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Tempo.

Le serviva solo del tempo per riflettere e ordinare tutti i pensieri che le frullavano in testa.
Da una parte voleva mettere le ipotesi, sia quelle ottimistiche sia quelle pessimistiche. Mentre dall'altra voleva mettere la realtà.
Stava passeggiando a Wiklyn da circa trenta minuti, e osservava la vita degli altri, tutti spensierati. Non li conosceva affatto, ma nessuno sembrava avere il suo stesso sguardo affranto e triste.
In quella città vi erano anche molte ragazze, vestite bene, felici, che talvolta erano in compagnia di qualche amico o amica. Silvia non era mai stata invidiosa delle vite altrui, perché fino a poche settimane prima sosteneva di vivere la vita che tanto aveva desiderato. Voleva essere psichiatra da quando aveva circa dodici anni.
Come Laura quando ha ucciso sua sorella...
Pensò. Senza volerlo le era venuta in mente la paziente per l'ennesima volta!
Sospirò tentando di pensare ad altro ma non ci riuscí. Nella sua mente comparivano molte immagini le quali: il BestFood, lo scontrino, Laura...
Era tutto impresso a fuoco.
Continuò a camminare senza meta, quasi in stato confusionario, finché non vide una panchina lungo la via e accelerò il passo per occuparla.
Quando si sedette chiuse gli occhi provando a rilassarsi per un attimo. Magari aveva gli occhi puntati addosso, ma non le importava. Nessuno la conosceva in quella città, tranne Mark Jemmin e John.
«Dottoressa?» si sentí dire ad un tratto.
Quindi aprí gli occhi di colpo, incredula.
Era John.

Parlando del diavolo... Pensò ironica.

L' anziano aveva un cappello color beige e uno sguardo distratto. Forse non era sicuro che fosse la dottoressa quella adagiata sulla panchina in modo alquanto bizzarro. Si vergognò abbastanza, ma quando Jhon si sedette tranquillamente accanto a lei si concentrò su di lui.
«Ciao, Jhon...» disse timidamente.
«Come stai?» chiese lui.
«Perché ingannarci, non sto affatto bene» esclamò con rammarico.
«Laura...» continuò la dottoressa «non migliora, ma non é questo il problema. Ciò che mi turba é quel maledetto capo dei camion!» esclamò strofinandosi gli occhi estremamente stanca.
Proprio per questo motivò dimenticò che non aveva mai parlato con Jhon dell'argomento in questione. Non gli aveva mai raccontato pienamente della complicata e controversa storia raccontata da Laura Jemmin.
Quindi l'anziano fece una smorfia.
«Il capo dei camion?» domandò di conseguenza.
«Beh, é una storia lunga, ma te la racconteró brevemente» disse Silvia come premessa.
«Laura Jemmin sostiene da tempo che un certo "capo dei camion" possa farci del male. Mi ha ripetuto molte volte che devo stare attenta ai camion bianchi» disse.
«Hai quindi collegato il mio racconto, quello di Nicole, mia figlia...»
«Esatto, é stata investita da un camion bianco, giusto?» domandò Silvia annuendo.
«Ma non si conoscevano» affermò Jhon, confuso. «Perché avere paura di un camion bianco se questo camion ha investito una ragazza che Laura non conosceva, se non di vista?» domandò John perplesso.
«Non lo so. Ma quello che mi tormenta alquanto e non sapere chi possa essere l'uomo alla guida del camion» disse la dottoressa mettendosi le mani tra i capelli.
«Ormai non credo sia possibile scoprirlo...» affermò l'uomo dispiaciuto, scuotendo la testa.
«Ma se fosse proprio a Kyedi, dove abito io?» domandò Silvia con un barlume di speranza.
«Come a Kyedi?» esclamò Jhon, incredulo.
«Ne sono sicura» affermò con convinzione e sorridendo. «Per un certo periodo mi ha addirittura inseguita con il suo camion.»
«É impossibile... » farfugliò l'anziano, in modo confuso. «Forse ti stai sbagliando» concluse.
«No, non mi sbaglio. Il suo abbigliamento coincide perfettamente con la descrizione di Laura. Credimi Jhon» disse avvicinandosi all'anziano in modo convincente, e guardandolo negli occhi.
Dunque, John si strofinò gli occhi e sospirò scuotendo il capo.
«Non credevo potessimo piú trovarlo dopo tutti questi anni...» dichiarò quasi con emozione.
«Ma ora potremmo» affermò speranzosa. «Dimmi una cosa » continuò la dottoressa, «se tu ti sforzassi solo un pochino... Potresti ricordare qualcosa del conducente? Un particolare?» chiese.
«No» rispose l'uomo scuotendo il capo con rammarico. «Disgraziatamente non ricordo nulla, e poi é stato parecchio tempo fa...» affermò. «Ma ora che ci penso...» iniziò l'anziano.
«Cosa?» domandò Silvia agitandosi di colpo.
«Mia figlia...» cominciò a rispondere deglutendo. «Mia figlia quando era a terra, su una pozza di sangue, aveva un grande pezzo di stoffa arancione legato al dito indice... Quello non lo scorderò mai» affermò infine quasi accennando un sorriso.
Silvia ebbe un attimo di confusione: quel pezzo di stoffa poteva appertenere soltanto al foulard del Capo dei Camion.

Ma perché Nicole lo aveva al dito?





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