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Aveva il respiro affannato.
La paziente era scoppiata in lacrime poco prima e Silvia era rimasta totalemente impressionata.
La dottoressa aveva azzardato una domanda, e se ne era subito pentita.
«Vuoi parlarmi di tua sorella? Come é morta?» aveva domandato.
E fu in quel momento che Laura era scoppiata in lacrime, ma non aveva osato cacciare la dottoressa. Le voleva troppo bene.
Silvia aveva chiesto perdono ed era corsa via. Non aveva mai provato una sensazione come quella in tutta la sua vita. Il lugubre pianto della paziente non era normale, era inquietante e raccapricciante. C'era qualcosa di diverso nel suo pianto, nella sua voce distrutta dal dolore.
Silvia ricordava bene quando una sua paziente era scoppiata a piangere; piangeva e singhiozzava, basta.
Ma Laura aveva pianto, aveva sgranato gli occhi ed aveva urlato, aveva gridato in un modo tanto inquieto che Silvia aveva avuto paura.
Aveva perfino indietreggiato.
Non le era mai successo in sedici anni di carriera.

Dopo essersi calmata andò nel suo studio per l'ennesima volta.
Si sedette, si strofinò gli occhi e bevve dell'acqua. Non riusciva piú a tenersi tutto dentro. Mike non era assolutamente in vena di ascoltarla, Rose non c'era piú e... Rimaneva soltanto una persona. L'ispettore.
Si era mostrato gentile con lei e si era anche disturbato ad avvertirla (anche se tutto sommato non ne aveva il diritto).
Senza pensarci due volte prese il cellulare e trovò il numero dell'ispettore.

«Si?» aveva risposto Fred.
«Buongiorno Fred, sono Silvia, Silvia Wond» disse la dottoressa prudentemente.
«Ah, dottoressa» rispose sorpreso.
«Scusami se ti disturbo, so che non abbiamo molta confidenza, ma sei l'unica persona con cui potrei parlare» disse.
«Bé, no, non mi disturbi. Se vuoi parlare con me sono a completa disposizione. »
«Mille grazie. Sono tutto il giorno qui all'ospedale. »
«Allora verrò fra poco. »

Aveva fatto un sospiro di sollievo.
Oramai non si poteva piú tornare indietro. Doveva parlare.
Tre quarti d'ora dopo Fred arrivò e trovò Silvia nel suo studio.
Si sedettero e la dottoressa si passò una mano tra i capelli prima di parlare.

«Vorrei parlarti di alcuni argomenti, con i quali non posso proferire parola a nessuno all'infuori di te» disse la dottoressa guardando l'ispettore negli occhi.
«Ti ascolto.»
«Per prima cosa volevo dirti che ho riflettuto su ciò che mi hai detto di Mike, e non credevo che rientrasse nelle sue abitudini ubriacarsi con bottiglie e bottiglie di birra. Ma a questo punto, bé, iniziò a convincermi. »
Intanto Fred annuiva perplesso.
«Non voglio scoprire i suoi scheletri nell'armadio, ma voglio aiutarlo, solo questo» continuò Silvia.
«Sono d'accordo con te » disse Fred «Altro?»
«Sì, la mia paziente. É parecchio tempo che mi avverte. Dice che devo stare attenta ai camion bianchi, e al capo dei camion. Dice che non ci deve trovare »
L'ispettore sorrise, ma si trattenne per non scoppiare in una risata senza fine.
«Ma non é ciò mi preoccupa» disse Silvia.
«E cosa é che ti preoccupa?»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Sono due mattine che un camion bianco mi segue durante il tragitto casa-clinica. Sono due mattine che mi segue un maledetto camion bianco. »

Silvia si massaggiò le tempie e Fred diventò serio.

«Non so cosa dire sinceramente» disse l'ispettore «Sei sicura che sia lo stesso camion? Voglio dire, entrambe le mattine ti ha seguito lo stesso camion?»
«Sì, lo stesso. Non é una coincidenza Fred. E poi, ora che ci penso, un giorno ho avuto anche la sensazione che qualcuno mi spiasse.»

L'ispettore si strofinò gli occhi e pensò per un attimo.

«Vediamo. Come si possono collegare i due fatti?» domandò piú a se stesso.
«Non lo so. Vorrei non aver mai conosciuto la paziente, e vorrei non aver mai indagato. Dovevo ascoltare Mike.»
«Cosa ti ha detto Mike?» domandò incuriosito.
«Aveva notato il mio interesse nei confronti del passato di Laura e mi aveva consigliato di lasciar stare. »
«E non sa che stai indagando?»
«No, non gli ho detto nulla. Gli ho nascosto tutto.»

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