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I brividi percorsero rapidamente tutto il suo corpo. Il contatto con le fredde mani della paziente era stato improvviso. Laura aveva stretto le mano di Silvia cercando protezione, e per un attimo la dottoressa si pentí di non aver trovato quel maledetto capo dei camion. Silvia si interrogò sul perché la paziente avesse paura di un camion bianco, il quale sembrava aver investito Nicole, una semplice vicina di casa. Cosa la legava a quella ragazza? Non era ne sua sorella ne una sua parente. E poi Jhon non aveva accennato a nessuna amicizia tra Laura e Nicole.
«Non se ne é mai andato!» esclamò la paziente. «É sempre stato qui!» affermò puntando il dito a terra, dove era seduta.
«Mi dispiace Laura, non l'abbiamo ancora trovato, ma ti prometto che lo prenderemo. Ti do la mia parola...»
Allora la paziente sembrò commuoversi; i suoi occhi erano diventati lucidi, e l'espressione del viso indicava che il dolore stava per rimergere a tradimento.
«Allora mi perdoni?» domandò la paziente.
La dottoressa sorrise.
«Per cosa?»
«Perché ti ho offesa...»
«Quando l'avresti fatto?»
«Anni fa... Molti anni fa preferivi i tuoi amici, non me.»
La dottoressa iniziò a riflettere, non voleva dire alla paziente una scomoda verità, bensí assecondarla. Dopo anni di carriera aveva capito che solo assecondando le parole dei pazienti- sia bizzarre che dai contenuti impossibili- si poteva scoprire il problema che affligeva la loro povera anima.
Quindi sorrise dolcemente.
«Bé, ora invece preferisco te, e ti perdono» disse.
Allora la paziente sorrise mostrando una fila di denti completamente ingialliti, i quali emanavano un odore alquanto sgradevole. Era evidente che non si lavava da tempo, e quel sorriso ne era la spiacevole conferma. Il sorriso di Laura si stava trasformando lentamente in un ghigno, perché voleva trattenere un sorriso che i muscoli del viso non riuscivano a mantenere. Evidentemente era da molto che non sorrideva in quel modo.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Era Frank.
«C'é Mike» disse il collega.
«Mike?»
Il collega annuí e fece un'alzata di spalle.
«Okay, esco un attimo Laura, torno subito» disse la dottoressa accarezzando una spalla della paziente mentre quest'ultima si rannicchiava attaccando le ginocchia al petto.
Quindi Silvia uscí, andò in corridoio e vide Mike in piedi ad aspettarla.
Ricordò per un attimo quando le aveva fatto visita dopo essere andato a visitare la tomba di suo fratello: aveva il medesimo sguardo affranto.
«Ciao Mike, mi fa piacere che tu sia venuto» disse Silvia sorridendo.
L'uomo la fissò e poi abbassò lo sguardo. «Potremmo parlare... In privato?» domandò.
Silvia fece una piccola smorfia.
«Ma certo, andiamo nel mio studio» rispose facendogli cenno di seguirla. Cosa doveva dirle Mike di cosí importante tanto da parlarne in privato?
Guardò l'orologio mentre si dirigevano nel suo studio; l'orario di quella visita era analogo a quello della visita precedente.
«Non credo sia grave quanto i disturbi dei tuoi pazienti ma... C'é qualcosa che...» provò a dire Mike dopo essersi seduto.
«

Hai qualche disturbo?»
«Bé, in realtà credo di si. Ad esempio, vedo mio fratello. Lo so che é impossibile, e quindi penso che dovrei curarmi, non lo so...» disse confuso e scuotendo il capo.
«In effetti non é molto normale. Soffri di allucinazioni. Sempre se non c'é altro...»
«No, no. Nient'altro» rispose rimanendo, poi, in assoluto silenzio in attesa della cura della dottoressa.
«Va bene, allora potremmo provare con dei piccoli farmaci» affermò Silvia alzandosi e cercando nell'armadietto di metallo affianco alla scrivania.
«Ecco» continuò la dottoressa estraendo una minuscola boccetta di vetro. «Questa ti sarà d'aiuto» disse porgendola a Mike. «Devi prendere una pasticca ogniqualvolta hai un'allucinazione. E se vedi che il problema persiste in maniera crescente prendila due volta al giorno. »
«Grazie infinite» disse Mike prendendola in mano. «Comunque» continuò, «ho saputo che fra un mese, circa, c'é una festa qui a Kyedi. Ti andrebbe di andare insieme?» chiese timidamente.
«Ma certo Mike, sarò felice di venire con te. É molto che non c'é una festa che rallegri un po' la vita di tutti!»
Mike sorrise. «Bé, allora vado. Grazie ancora » disse alzandosi.
Quindi se ne andò e poi Silvia si alzò per andarsene dal suo studio anch'essa.
Quando superò la scrivania, però, si accorse che c'era un fogliettino a terra, vicino alla sedia dove si era seduto Mike. Sicuramente gli era caduto. Lo prese e corse in corridoio con la speranza di trovare il suo amico per ridarglielo. Mike, però, era già scomparso. Allora si avvicinò il foglietto agli occhi e lesse basita.

Le scritte a caratteri minuscoli esprimevano esattamente l'acquisto di quattro bottiglie di alcolici al BestFood.



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