Diciassette

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Quando aprì la porta con Alex alle calcagna, curioso di vedere di chi fosse venuto a far loro visita, Kate si trovò davanti un Castle sommerso da una quantità indecente di borse colme di pacchetti e pacchettini, con le quali cercava malamente di barcamenarsi, per non farle cadere a terra.
Con un braccio cercava di mantenerle tutte in un precario equilibro, mentre con l'altro reggeva saldamente i fili di numerosi palloncini colorati – tutti sui toni del blu – che ingombravano l'intero ingresso.
Sarebbe potuto passare per il ritratto di una non meglio identificata divinità esotica dell'abbondanza.
Attonita, Kate non riuscì a trovare in fretta qualcosa di pungente con cui accoglierlo – il che era notevole, tutto considerato.
Sotto di lei, sentì distintamente Alex trattenere il fiato di fronte a quell'opulenza promettente. Dal punto di vista di un bambino doveva sembrare la replica della mattina di Natale. Mancava giusto l'albero. O Castle aveva forse pensato anche a quello?
"Guarda, Alex, è arrivato Babbo Natale", esordì sardonica, mentre Castle implodeva vieppiù sotto il peso degli oggetti che reggeva a fatica, aspettando il giudizio finale.
Alex uggiolò di aspettativa, alzandosi e abbassandosi sulle gambe corte, in un goffo tentativo di saltare di gioia. Kate si accorse solo allora, ma forse Alex doveva averlo già adocchiato, della presenza di un enorme orso di pezza appoggiato contro la parete di fronte, grande il doppio del bambino, che li fissava stolidamente.
"Castle, ti avevo raccomandato di non viziarlo", lo rimproverò severa, mentre lo invitava a entrare in casa, lui e tutta la sua mercanzia, recuperando al volo alcuni pacchetti che rischiavano di sfuggirgli di mano.
"Buon compleanno!", proclamò Castle con grande entusiasmo con un gesto ampio rivolto all'appartamento vuoto.
"Grazie, ma non è il compleanno di nessuno", lo gelò subito, solo perché punzecchiarlo faceva parte del loro copione da sempre.
"È vero. Ma ogni occasione è buona per festeggiare, quando si è bambini. E siccome non ero presente alla sua festa ufficiale, ho pensato di organizzarne un'altra, tutta per noi", snocciolò su di giri come se si fosse trattato di un'idea grandiosa. E lo era. Ma aveva voglia di farlo penare ancora un po'.
"Non potevi aspettare il prossimo anno, vero?". Sapeva già la risposta, ma non si trattenne dal domandarglielo.
"No. Voglio recuperare quanto mi è possibile".
Aveva ragione. Anche lei avrebbe rimpianto tutte le occasioni perse, se fosse stata costretta a stare lontana da suo figlio. Il solo pensiero di un'eventualità del genere la riempì di orrore. Smise di scherzare e gli sorrise con calore, abbandonando le schermaglie.
Castle le consegnò la torta, perché la mettesse in salvo dalle dita fameliche di Alex, che aveva già iniziato a curiosare nelle sporte che suo padre reggeva, e iniziò a distribuire disordinatamente nella stanza tutti i suoi pacchetti. Per ultimo uscì dalla porta ancora aperta, per accompagnare dentro l'orsacchiotto gigante, che entrò così a far parte ufficialmente della famiglia.
Una volta finito di svolgere il suo compito si abbassò di fronte a Alex, che in un accesso di timidezza cinse la gamba della madre, nascondendovi il viso, un po' ritroso. Lo adescò porgendogli un palloncino che lo convinse in fretta ad abbandonare il suo nascondiglio sicuro. L'attrattiva era irresistibile.
Prese in mano il filo argentato con grande circospezione, ma l'entusiasmo, di cui i suoi occhi spalancati si erano riempiti, venne sostituito rapidamente da una cocente delusione quando il palloncino gli sfuggì e volò sul soffitto. Non tardò a esprimere il suo vivo disappunto.
Castle si affrettò a sceglierne un altro e, facendo attenzione, gli legò il cordoncino al polso, stringendolo in modo che non volasse via di nuovo, ma senza lasciare segni sulla pelle delicata.
Kate contemplò l'idea di perdere i sensi, di fronte a Castle e al modo gentile e rispettoso che aveva sempre di approcciarsi ad Alex, per metterlo a suo agio.
Si bevve la sua aria di meraviglia, mentre alzava il braccio su e giù, rendendosi conto che il palloncino rimaneva sempre attaccato a lui, senza nessun pericolo di perderlo. Lo mostrò a Kate, sorridendole felice e orgoglioso. Un punto a favore di Castle. Entro fine serata l'avrebbe abbandonata per tornarsene a casa con lui. Alex ancora non lo sapeva, ma suo padre era decisamente molto più divertente di lei.

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