Venticinque

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Una volta fuori dal caffè, tornati finalmente liberi, i loro passi si diressero spontaneamente verso il parco più vicino, che era quello che frequentavano spesso tutti insieme. Quello preferito da Alex, se un bambino di quell'età poteva avere gusti tanto decisi. In effetti, sembrava proprio che li avesse. Castle temeva che avesse preso da Beckett molto più di quanto lei pensasse.
Alex capì già da lontano quale fosse la loro meta e Castle fu ricompensato da un surplus di entusiasmo, che suo figlio non mancava di prodigare generosamente ai fortunati presenti quando le cose andavano esattamente per come le desiderava. O forse era meglio dire pretendeva.
Era stata una vittoria facile per Castle, visto che era stato suo intento primario quello di non arrivare a nessuno di scontro di volontà, decidendo in partenza di aderire docilmente ai cambi di umore del piccolo, se ce ne fossero stati. Fino a quel punto, era felice di notarlo, avevano condiviso solo una grande armonia, senza nessun capriccio o momento di noia.

Scattò una foto dell'entrata del parco e la mandò a Kate, per aggiornarla sui loro spostamenti. Non era mai stata molto loquace nel rispondere ai messaggi – da sempre, da quando la conosceva - e anche in questa occasione non si smentì. Si limitò a inviare un commento molto stringato, in cui diceva solo che sperava si stessero divertendo.
Per quanto avesse spinto per trascorrere del tempo in solitudine con Alex, Castle cominciava a rimpiangere di non averla invitata ad andare con loro. Forse la verità era che non aveva tutta questa necessità di dimostrarsi – perché di quello si trattava, a un livello più profondo – che Alex stesse bene anche con lui. Fu felice di rendersene conto.
Alex l'aveva accettato con molta naturalezza e Castle non aveva ancora capito se si era trattato di un'innata adattabilità da parte del bambino, o se le loro personalità, a tratti dissimili, fossero semplicemente in sintonia. Forse non era importante sapere il motivo. Doveva solo essere lieto che fosse andata così, grazie allo sforzo congiunto di tutti gli attori coinvolti.

Si rilassarono entrambi, una volta che ebbero lasciato alle loro spalle le strade trafficate e caotiche e si avventurarono con la solita calma nei vialetti, in cerca di qualcosa di divertente da fare.
Aveva ogni intenzione di lasciare che fosse Alex a scegliere quello che preferiva, senza indirizzarlo in nessun modo.
Risultò che Alex voleva giocare con la sabbia. Non esattamente l'occupazione più indicata a cui dedicarsi nel primo pomeriggio di sole dopo qualche giorno di pioggia, ma Castle, con grande coraggio e mantenendo fede ai propri principi, lo fece entrare nell'area destinata a quell'attività e, su sua richiesta, finì seduto a terra a impiastricciarsi di fango - niente a che vedere con la sabbia asciutta e setosa che tanto rimpiangeva degli Hamptons.
Mentre affondava le mani nel miscuglio umido e veniva edotto su come comportarsi dal pargolo che faceva sfoggio di quella leadership che avrebbe reso fiera sua madre, ebbe l'ispirazione, che divenne una decisione, di portare la sua famiglia sull'oceano, il prima possibile.
Avrebbero passeggiato, nuotato, mangiato troppo, dormito altrettanto, cercato conchiglie sul bagnasciuga e costruito degli ovvi castelli che avrebbero fatto invidia alle migliori opere di ingegneria. Scoprì di desiderarlo moltissimo Presto. Subito. Sentiva già il sole sulla pelle e il fresco del patio subito dopo il tramonto.
Kate non aveva mai portato Alex fuori Manhattan. Lo aveva scoperto quando le aveva chiesto, convinto di ricevere una risposta affermativa, se l'estate precedente avessero trascorso qualche giorno negli Hamptons. Gli era sembrato scontato. Gli piaceva immaginarseli sulla spiaggia nelle ore meno calde, con Alex poco più che neonato in braccio a Kate. A dire il vero era andato oltre, fantasticando su Kate in vesti ben poco materne, ricordando i loro week end trascorsi lì, ma i suoi sogni a occhi aperti si erano sgonfiati molto in fretta quando lei aveva mormorato sfuggente, sottraendosi al suo sguardo, che non si erano mossi dalla città, per via del nuovo lavoro da capitano e una serie di altre scuse alle quali non aveva creduto.

Ci sarebbe stato tempo per recuperare tutto quello che si erano persi, si disse per l'ennesima volta, sapendo di non convincersi, mentre sfornava l'ennesima formina per fare contento Alex, che picchiettava serio con la mano la sabbia da compattare, mentre lui recitava la filastrocca che ricordava di aver insegnato anche ad Alexis, quando era piccola.
Non gli passò per la testa di chiedersi che cosa avrebbe pensato la gente nel vederlo rovinare allegramente un paio di pantaloni molto costosi fatti su misura e permettere ad Alex di inzaccherarsi dalla testa ai piedi senza battere ciglio.
Quando si furono stancati del gioco, e dopo una sommaria pulizia che non avrebbe impedito a Kate di trovarsi sabbia in casa per giorni, Alex gli indicò il chiosco dello zucchero filato.
Castle si bloccò, titubante, ma Alex gli tirò, con forza sorprendente per un bambino della sua età, la manica del cappotto, insistendo con una stizza che rischiava di trasformarsi in un pianto rabbioso. Non aveva la minima idea se fosse il caso di compraglielo o meno. Poteva mangiarlo? O era troppo presto, per un bambino della sua età? E come avrebbero gestito tutti quegli zuccheri a pomeriggio inoltrato?
Non voleva interpellare Beckett per farle una domanda che lo avrebbe classificato come padre sprovveduto, ma brancolava nel buio.
Non avevano mai discusso del suo regime alimentare e Beckett, evidentemente, doveva essersi fidata del suo buonsenso, che in quel momento però non gli veniva in soccorso. Se c'era una cosa di cui era certo, comunque, era che lei non avrebbe mai permesso l'escalation capricciosa che stava avvenendo davanti ai suoi occhi, con Alex quasi in preda a una crisi di nervi. Si riscosse. Doveva affrontare la situazione e farlo da solo. Era già passato attraverso qualsiasi genere di scenata e dissapori infantili con Alexis, compresa l'apnea da rabbia che gli aveva tolto anni di vita ogni volta. Un bastoncino con dello zucchero filante intorno non avrebbe rovinato la loro giornata.

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