Ventitre

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Castle ridiscese in strada insieme a suo figlio sperimentando una sensazione di grande appagamento. E di totale libertà.
Per la prima volta, da quando aveva fatto ritorno, avvertiva la confortante sensazione di trovarsi al posto giusto, quello che gli spettava di diritto. Non più un esule che faticava a inserirsi in corsa nella vita di persone che erano andate avanti, loro malgrado, senza di lui, ma qualcuno che aveva un chiaro scopo nella vita, verso il quale si dirigeva ad andatura sostenuta nella tiepida e soleggiata giornata di marzo.
A quel punto dell'anno la primavera non era più un pallido miraggio, ma una ricca promessa di lunghe giornate da trascorrere all'aria aperta.
Respirò a pieni polmoni l'aria carica di familiari fragranze cittadine, spingendo in avanti con vigore e incontenibile entusiasmo il passeggino di Alex, godendosi le sue espressioni di stupore.

Si fermava ogni volta che il bambino si voltava nella sua direzione, contorcendosi come un atleta professionista, per indicargli qualcosa di estremamente interessante che aveva catturato i suoi occhi ancora pieni di infantile e gioiosa aspettativa verso un mondo esterno ricolmo di frutti succosi.
Se avessero tenuto quel passo, Kate li avrebbe trovati solo a qualche metro di distanza dal distretto, quando fosse uscita dal lavoro qualche ora più tardi.
Non gli importava. Se non gli era possibile recuperare il tempo perduto, ed era un concetto a cui non riusciva ancora a rassegnarsi e a causa del quale le sue notti erano ancora piuttosto agitate – qualcosa di cui Kate non era al corrente – era fermamente deciso a godersi ogni singolo istante trascorso in sua compagnia, adeguandosi al suo ritmo lento e rilassato.
Se avesse voluto rimanere un'ora a fissare un tombino – l'ultima delle occupazioni in cui l'aveva coinvolto con grande partecipazione -, ebbene, l'avrebbero fatto. Non gli avrebbe fatto fretta. Avevano tutto il tempo del mondo e questa consapevolezza, unita alla gioia di avere il privilegio di far parte di quella piccola vita, lo faceva sentire incredibilmente fortunato.

Se si doveva trovare un lato positivo alla situazione rocambolesca nella quale la loro famiglia era stata coinvolta – perché per lui, che Kate ne fosse convinta o meno, erano una famiglia a tutti gli effetti – era proprio avere coscienza di non potere dare nulla per scontato. Questo nella pratica si traduceva nel lusso di poter assaporare fino in fondo ogni attimo, gesto, attività che decidevano di condividere.
Il loro album di ricordi sarebbe stato molto ricco, quando lui e Kate l'avrebbero riguardato più avanti negli anni, tenendosi per mano sulle rispettive sedie a dondolo di vimini, sul portico di legno di fronte al mare della casa sulla spiaggia dove avrebbero trascorso la loro lunghissima e serena vecchiaia.

Arrivò presto il momento di smettere di far volare alta la fantasia, poiché Alex – la versione ancora piccola del figlio che avrebbe dato loro molte soddisfazioni e altrettanti nipotini, insieme ai suoi numerosi fratelli, un progetto di cui Kate non sapeva ancora nulla – batteva impaziente le gambe contro le sbarre di metallo del passeggino, in uno dei suoi accessi di frustrazione che avevano lo scopo di ordinare a Castle di tirarlo fuori di lì, liberandolo dal giogo opprimente.
Lo stato di totale beatitudine si avviava a una precoce conclusione.
Se non avesse agito con tempestività, Alex avrebbe iniziato a lamentarsi, con i suoi soliti modi scenografici, per la mancata adesione alle sue legittime richieste. Non rimaneva mai troppo a lungo nel passeggino, forse perché non amava sentirsi costretto. Segretamente lo capiva. Era molto meglio osservare il paesaggio circostante dall'alto delle spalle del padre, che aderiva sempre alle sue pretese, nonostante i divieti di Kate, che tentava di riportare un po' di disciplina tra loro.
A Castle piaceva tenerlo in braccio e non gli pesava fare lunghi tratti con lui al collo e Alex aveva prontamente approfittato della sua debolezza e aveva preso a chiedere di essere sollevato da suo padre con sempre maggiore insistenza, cosa che Kate non aveva visto di buon occhio.
Castle aveva quindi dovuto giocare la carta del padre lontano che ha perso un anno di abbracci con suo figlio, ma si era costretto a gestire il vantaggio con una certa parsimonia perché, come gli aveva ripetuto Kate, "la scusa inizia a diventare vecchia, Castle".

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