Alex cadde addormentato ancor prima che avessero finito di cenare. Si era zittito, la testa ciondoloni, nonostante i suoi strenui tentativi di rimanere sveglio.
I suoi genitori avevano continuato a chiacchierare, finché il silenzio da quel lato del tavolo si era fatto sospetto.
Kate si era affrettata a togliere il suo piatto, prima che ci finisse dentro con la fronte, scambiando un'occhiata divertita e complice con Castle.Si alzò e lo prese in braccio, valutando, dal modo in cui si abbandonò contro di lei come un peso morto, che il sonno era sopraggiunto vigoroso e che, da quel momento in avanti, la serata sarebbe stata dedicata al reparto adulto della famiglia, senza nessun rischio di interruzioni.
Si diresse verso il regno privato di Alex, che era stato realizzato ricavando una nicchia tutta per lui al piano di sotto, proprio come aveva avuto in mente Castle fin dall'inizio, nonostante la sua proposta non avesse ricevuto un'iniziale adesione favorevole.
Era stato piacevole, invece, progettarla insieme, trascorrere le serate a disegnare a mano libera le varie possibilità, scegliere mobili, colori e tessuti.
Alex non si era adattato in fretta alla nuova sistemazione: all'inizio si era lamentato a lungo per la lontananza dalla persona con cui aveva diviso lo spazio notturno da quando era nato, ed era sempre stato molto felice di tornare nel loro vecchio appartamento e riprendere il suo posto accanto a lei, considerando che spesso – quasi sempre – Castle era con loro. Solo lì il magico mondo di Alex era completo e perfetto. E lei lo capiva benissimo.
Anche lei amava quando dormivano tutti insieme, anche se si rendeva conto della necessità di privacy per lei e Castle. Inoltre, Alex era proprio accanto a loro. Con la porta aperta lo sentiva muoversi e parlottare nel sonno e le era di gran conforto.Lo depose nel letto che profumava di essenze delicate e gli avvicinò qualche fedele peluche – tra quelli in voga per quella settimana – e si accertò che OrsaKate facesse la guardia appoggiata al muro, all'ingresso della stanza.
Castle aveva voluto che sulle pareti fossero disegnati un paio di alberi colorati. Niente nuvole, unicorni, né, cosa sorprendente, pianeti e navicelle spaziali. Solo alberi. Era stata una scelta singolare, che non le aveva spiegato. Lei aveva lasciato correre.
Si guardò intorno. Era la prima volta che Alex aveva una camera tutta per sé, arredata a misura di bambino. Aveva passato il primo anno della sua vita dormendo in un luogo sovraccarico degli oggetti personali di sua madre, un fasciatoio scarno, molti libri, pannolini che saltavano fuori ovunque e una piccola giostra di api anemiche, montata sulle sbarre del lettino – giusto per salvare le apparenze e ricordare che tra gli abitanti della casa c'era anche un infante.
Gli accarezzò la testolina adagiata sul guanciale, riluttante a tornare da Castle, che la sorprese, dopo qualche tempo, raggiungendola alle spalle e chinandosi anche lui a osservare Alex dall'alto.
"Pronta a lasciarlo andare?", chiese in un sussurro, con il timore di svegliarlo.
Lo guardò inorridita. "Lo dici come se stesse andando via di casa".
"Per te è come se fosse così".
"Ha già dormito qui, Castle", sviò irritata, per camuffare il velo di tristezza che era sceso su di lei.
Era vero che non era la prima volta che dormivano separati. Ma adesso era una cosa ufficiale che sarebbe durata per sempre, salvo eccezioni. Non l'avrebbe più infilato sotto le coperte per tenerlo vicino a sé, respirare il suo profumo, rigenerarsi e trovare la forza di andare avanti.
Castle l'abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla. Kate sbuffò, sapendo di essere stata messa con le spalle al muro. Non gli sfuggiva proprio nulla?
"Va bene. Per me è come se stesse partendo per il college". Oh, no, non voleva già pensare a quell'evenienza. "Come il primo giorno di asilo", si corresse.
"Possiamo sempre allentare le viti di una delle sbarre e aspettare che si renda conto di poter evadere, così ce lo troveremo nel letto a notte fonda e non sarà colpa nostra".
Si girò a guardarlo, perplessa. "Pensavo che tu non volessi dormire con lui".
"Esatto. Perché voglio dormire con te. Infatti non lo porto nel nostro letto volontariamente. Lascio che le circostanze facciano il loro corso".
Gli rivolse un ampio sorriso. "Le circostanze prevedono anche che una madre venga a riprenderselo, di tanto in tanto?".
"Quella è in cima alla lista di tutte le circostanze", le rispose abbracciandola più forte.
"Amo dormire con te", confessò Kate contro il suo petto. "Ma mi è sempre piaciuto ascoltare il battito del suo cuore. So che suona melenso ma... mi aiutava a calmarmi. Anche se sarebbe dovuto essere il contrario".
"Non è melenso. È umano. E puoi sempre usare il mio battito. Forse sarà più rumoroso, ma funziona alla grande, se ci appoggi l'orecchio".
Kate ridacchiò.
"Hai ragione. Stasera sono il re delle battute pessime. Perdonami".
"Non fa niente, Castle. Apprezzo il pensiero e l'offerta del tuo... ehm... battito". Kate si mise a ridere apertamente.
"C'è la torta che ci aspetta", annunciò lui per chiudere la questione imbarazzante, prendendola per mano e tirandosela dietro per farla uscire dalla stanza, che faticava a lasciare.
"Quale torta?".
"L'ho conservata per i nostri festeggiamenti privati", le strizzò l'occhio quando tornarono finalmente alla luce.
"Avevo pensato che avessi in mente qualcosa di più creativo, Castle", si lasciò scappare prima di mordersi la lingua.
Castle le scoccò un'occhiata molto severa.
"Hai appena pianto sulla mia spalla perché dovevi abbandonare un bambino a dormire da solo, e adesso vuoi già sedurre il padre? Non hai nessun ritegno, Beckett", la rimproverò dandole la schiena e affaccendandosi a togliere la torta dal suo contenitore, preparando tutto il necessario.
La raggiunse sul divano, dove si era accomodata aspettando che approntasse la loro festicciola privata.
"Anche io ho qualcosa per te", lo apostrofò accettando il calice di vino che, a stomaco pieno, non considerava più tanto pericoloso.
"Davvero? Una sorpresa? Amo le sorprese".
Non esattamente.
Estrasse dalla borsa la tutina celeste di Alex, quella che le aveva regalato Lanie e che lei aveva salvato dalla confusione del trasloco.
Gliela appoggiò in grembo, senza dire niente. Castle si ritrasse come se fosse stato punto da uno scorpione, facendo traboccare un po' di vino.
"Ehi. Ehi. Ehi", annaspò indietreggiando. "Questa è un'aggressione. Sto subendo un attacco psichico".
"Stai bene?", gli domandò perplessa. Era impazzito?
"No, non sto bene. Te ne esci brandendo tutine da neonato, come dovrei sentirmi? Ho il cuore debole. Devi prepararmi gradualmente".
Kate lo scrutò attonita, senza capire la causa di tanta agitazione, finché non le si accese un'ovvia lampadina. Tanto ovvia che non ci aveva pensato.
"Castle, è una tutina di Alex. La prima che ha indossato. Non ti sto informando di essere incinta", lo riprese con tono molto fermo. Non riusciva nemmeno a credere che stessero facendo quel discorso. Castle ricominciò a respirare.
"Ti sembro il genere di persona che annuncia gravidanze in questo modo, Castle?", continuò, sempre severa.
"Non lo so. L'ultima volta che mi hai messo al corrente di avere un bambino io avevo capito che fosse figlio di un altro. Non credo che tu sia, come dire, ferrata nel settore degli annunci", si discolpò facendola scoppiare a ridere. In effetti non aveva tutti i torti. Era stata una frana, quella volta in ospedale.
Gli mise le braccia intorno al collo. "Non avrò bisogno di annunciarti nulla, Castle", iniziò guardandolo negli occhi.
"Perché faremo il test insieme?", sbottò speranzoso.
"Perché non avremo altri bambini, Castle. Togliti quegli occhi da cucciolo festoso dal viso", tagliò corto per mettere subito in chiaro le cose. Se avesse capito che poteva esserci uno spiraglio in quella direzione, non avrebbe smesso di tormentarla.
Castle mise un broncio deluso.
"In ogni caso, certo che faremo il test insieme. Ma non si tratta di questo. Oggi pomeriggio io e Lanie abbiamo trovato lo scatolone delle cose di Alex. Volevo farti vedere la sua prima tutina. Tutto qui. Pensavo ti facesse piacere", spiegò porgendogliela di nuovo, dopo averla raccolta dal tappeto dove era finita. Castle doveva essersi agitato sul serio.
Castle la dispiegò con attenzione, e lesse la scritta. Lo vide deglutire e oscurarsi.
"Ho anche una foto scattata quel giorno". Gliela passò. Era una delle poche che avesse fatto stampare – perché era stata Lanie a pensarci. Per quel motivo non l'aveva conservata sul telefono e quindi Castle non l'aveva mai vista.
La osservò con aria circospetta. "Sei sicura che non ci abbiano dato il bambino sbagliato?".
"Castle!". Inorridì di nuovo. Che cosa gli saltava in mente?
"Tutti i bambini sono belli e Alex era sicuramente il più carismatico della nursery", iniziò con grande diplomazia, "Ma...".
Sapeva già dove voleva andare a parare. Soffocò un gemito.
"Sembrava un porcospino".
"Non poteva sembrare un porcospino. Non aveva nemmeno i capelli!", gli fece notare esasperata. Era stanca di dover difendere la bellezza di Alex da tutti, quel giorno. Il suo piccolo bambino buffo e con la testa schiacciata. E un po' paonazzo.
Parlavano solo per invidia, perché non l'avevano partorito loro.
Castle esaminò meglio la tua fotografia. "In effetti non l'hanno scambiato nella culla. Ha la tua stessa espressione quando ti svegli al mattino e minacci cattivo tempo", la prese in giro con aria grave.
Ne aveva abbastanza. Gli mise una mano sulla bocca, e si arrampicò su di lui, per immobilizzarlo e intanto rifilargli qualche pizzicotto ben assestato. Castle si mise a ridere, implorandola di smettere, promettendo di comportarsi bene, sapendo che stava rischiando di essere cacciato di casa.
"Ok. Ok. Sto scherzando", ansimò quando lo liberò, pronta a chiudergli di nuovo la bocca, se avesse esagerato.
Quando l'ilarità si spense, si fece pensieroso.
Riprese la tutina, seguì con un dito le lettere curve ricamate sopra, senza dire niente. Dopo qualche tempo dopo tornò ad alzare gli occhi su di lei.
"Mi dispiace, Kate".
La colse impreparata.
"Per che cosa?".
"Per tutto. So che non vuoi che te lo dica, che mi scusi, ma... hai fatto tutto da sola. Sei stata magnifica. Alex è magnifico. E sei riuscita a farmi entrare nelle vostre vite nel modo migliore per me e per lui. E so di averti chiesto molto, invitandoti a traslocare qui e so anche di averti fatto molte pressioni, mentre tu cercavi di barcamenarti tra tutti i problemi, Alex, il mio ritorno, i tuoi dubbi. Quello che abbiamo stasera è solo merito tuo".
Si sentì tremare il mento, ma non avrebbe pianto, promise a se stessa. Non era facile però, non cedere all'emozione. E alla stanchezza degli ultimi mesi. Ma non voleva tornare indietro a pensare a quello che era stato, quando il raccolto era stato così rigoglioso. Non era giusto. Dovevano festeggiare.
"So che è stata molto dura, per te. Così dura che quando provo a immaginarlo mi sento male al tuo posto. Non posso fare niente per cambiare il passato, ma ti prometto che d'ora in avanti...".
"Se questo bel discorso intende finire con una proposta di matrimonio, Castle, è meglio se ti fermi subito", lo interruppe con decisione.
"Perché devi sempre rovinare i miei momenti romantici, Beckett? Certo che era una proposta di matrimonio. Ancora qualche secondo e mi sarei messo in ginocchio. Mi sto preparando da ore!", si lamentò con aria così comicamente delusa da strapparle un sogghigno. Lo conosceva meglio di quanto lui pensasse.
"Perché sei tanto fissato che dobbiamo sposarci, Castle?".
"E tu perché sei tanto fissata di non volermi sposare? Un altro uomo vacillerebbe nella sua virilità".
"Sei in cerca di complimenti?".
"No, sono in cerca di una moglie", le rispose così abbattuto per il suo piano fallito, da farla raggomitolare accanto a lui, tirandosi una coperta fin sopra la testa.
"Prima o poi dovrai uscire di lì e sposarmi", la avvisò Castle, abbracciandola, dopo averla scovata sotto il suo riparo.
"Non stiamo bene così, Castle?", bisbigliò a fior di labbra.
Sembrò che, tutto sommato, stessero in effetti già molto bene così."Così aveva finito per pensare a lui
come non si era mai immaginata che si
potesse pensare a qualcuno,
presagendolo dove non era,
desiderandolo dove non poteva essere,
svegliandosi d'improvviso con la
sensazione fisica che lui
la contemplasse nel buio mentre dormiva"
(L'amore ai tempi del colora - Marquez)
*** THE END ***
Grazie a tutti :-)
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Rainbow
Fanfiction7x01: Castle viene ritrovato dopo essere stato via un po' di più di otto settimane... e il suo ritorno sarà ricco di sorprese