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Poggiai la giacca sullo schienale in pelle della poltrona, rovistando tra i fogli, esaminando i casi della settimana.

Il signor Boldwin doveva essere riscattato dal suo datore di lavoro, che l'aveva licenziato senza dargli la liquidazione.

Mi appuntai delle cose. Quando un'ombra mi si parò davanti. Alzai gli occhi leggermente, incontrando i suoi azzurri.
"I..il suo caffè" affermò fievole, come se avesse paura che la potessi mangiare.

Le lasciai un sorriso di cortesia, vedendola rimanere immobile.
"Grazie. Puoi andare" aggiunsi sfinito. Sarebbe stato duro lavorare con questa donna.

"In realtà non saprei dov'è la mia scrivania" sussurrò con voce appena udibile, portandosi a mangiare l'unghia del pollice. Santo cielo.

Sbuffai, drizzandomi dalla poltrona, facendo il giro della scrivania, vedendola prendere uno scatolone, seguendomi, mostrandogli il suo piccolo ufficio, dove se ne sarebbe stata buona,buona. Oh almeno lo speravo.

"Ecco qui" affermai soddisfatto. I muri beige, dei pensili con fascicoli numerati per anno, contenenti le varie cause. Una finestra posta alla destra della scrivania, contornata da tende verde acqua, una sedia in pelle nera ed una scrivania di legno.

La guardai entrare, scrutando con gli occhiali, aggiustandoseli sul naso all'insù, girandosi per rivolgermi un sorriso ed un cenno della testa come per ringraziarmi. Poggiò la scatola sulla scrivania, iniziando a tirare fuori le sue cose, tra cui una spillatrice con le orecchie pelose di Minnie. Scossi la testa allibito, ritornando a svolgere il mio lavoro.

Chiusi la porta in vetro, affondando sulla poltrona, prendendo il cartone del caffè in mano, girandomi verso la vetrata, ed ogni volta era uno spettacolo vedere New York da qui. Sembrava un dipinto. I grattacieli, le macchine che sfrecciavano sotto, la gente che accalcava le strade andando di fretta, perché il tempo corre e tu non puoi fermarlo. I giardini sempre ben curati. Era un'emozione.

Presi un sorso di caffè per rilassarmi, quando arrivò infondo alla gola, sentendo un sapore amaro.
Mi alzai furioso. Era arrivata solo stamattina è già era un'incompetente.

Mi avviai verso il suo ufficio, aprendolo, vedendola in piedi sopra una sedia, con una scopetta per pulire sopra il mobile, quando mi guardò dall'alto, cercando di fare un passo senza rischiare la vita. Finché non le s'incastrò un tacco nella fessura della sedia, facendola traballare. Corsi incontro, prendendola tra le braccia, poggiando i palmi aperti sotto la sua schiena.

Sgranò i suoi occhi azzurri che mi fissavano, come incantata.
"Volevi ucciderti, già il primo giorno?" La riportai sul pianeta terra, benché forse ancora non c'era stata, vedendola annuire mentre inarcai un sopracciglio.

"Volevo dire, no. Certo che no, signore" dissentii, imprecando mentalmente, aggiustandosi il maglione, lungo i fianchi.

"Chiamami Mark. Nessuno formalismo" le tesi la mano, che guardò titubante, prima di accettarla, stringendola debolmente.

"Scusami per stamattina. Posso essere sembrato scorbutico. Posso essere peggio" rivelai, vedendola inghiottire la saliva.
"Il tuo nome?" Le chiesi, guardandola portarsi una ciocca fuoriuscita dalla coda, dietro l'orecchio.

"Christina, ma tutte mi chiamano Cristy o Cry" esordì, specificando, mettendo gli oggetti sulla scrivania in una precisione minuziosa.

"Ti ho chiesto il nome non i nomignoli. Ah e il caffè faceva schifo. Due bustine di zucchero da domani" sbottai, vedendola annuire con veemenza, mentre chiusi la porta alle mie spalle.

Tornai nel mio ufficio vedendo Una chioma rossa seduta sulla mia poltrona, per poi girarsi, quando chiusi la porta.

"Bella vista da qui" sentenziò, alzandosi per venirmi incontro. Era L'avvocato Natasha.
Bella donna, dal portamento elegante. Ma non avevamo mai avuto rapporti al di fuori del lavoro, era stata sposata, ed ora tradita dal marito si stava rimettendo in carreggiata, e devo dire piuttosto bene. Indossava una gonna a matita nera lunga fino al ginocchio che fasciava le sue curve generose, ed una camicetta bianca in chiffon da qui potevo intravedere il suo reggiseno nero in pizzo.

"Già" ribattei risoluto, andandogli in contro.

"Sai, stasera sono tutta sola. Maicol è dal farabutto, e pensavo che magari..." poggiò il fondoschiena alla scrivania, portando i palmi all'indietro poggiandolo sopra di essa.

"Che magari..." la incitai a continuare, alzando un sopracciglio, vedendola mordersi le labbra sottili contornate da un rossetto rosso.

"Io e te" puntualizzò maliziosa, spostandosi i capelli mossi Rossi di lato. Mi avvicinai a passo contenuto, prendendola per i fianchi, facendola aderire di più alla scrivania.

"Già questo è un buon inizio" affermò, facendo scorrere l'indice sulla mia camicia, attirandomi per la cravatta contro il suo viso.
"Allora che pensi?" Chiese a fior di labbra.

"Penso che ti vorrei vedere sul mio letto nuda" strinsi la presa, sentendola ansimare. Finché la porta non si aprì.

Mi girai scocciato, vedendo Christina diventare bordeaux sul volto.
"Io...ehm...si, scusate" richiuse la porta in fretta, parlando in modo impacciato.

"È la tua nuova segretaria?" Chiese trattenendo una risata Natasha. Vedendomi annuire debolmente.
"Direi che ti hanno castigato bene" affermò accarezzandomi la nuca con le unghia.

"Direi che stasera verrai castigata bene anche te" replicai sfacciato, vedendola sospirare, per poi allontanarsi, mimando il gesto del dopo con le dita, lasciandomi la visuale del suo fondoschiena ancheggiare, per poi chiudere la porta.

Sentii bussare, sospirando esasperato.
"Avanti" affermai arreso, vedendo comparire la stramba.

"Le ho portato, i fascicoli, impilati. Da...lei, richiesti...si" balbettò timorosa. Volevo dirgli che non si doveva preoccupare, non le avrei tolto un capello, neanche per sbaglio.

"Si lascia pure qui" risposi infastidito, rimettendomi a fare ricerche sul computer.

Rimaneva imbambolata. Non capivo che diavolo aspettasse ogni volta. Abbassai gli occhiali guardandola mordersi le labbra carnose in soggezione. Quando rispose.

"Si vado" abbassò lo sguardo per poi uscire . dalla mia visuale.

Più che molto lavoro, sarebbe servito un miracolo.

Pov. Cristy

Era lui, cristo ne ero sicura. Oppure aveva un fratello gemello. Ma no, impossibile. Il suo portamento fiero, la compostezza e la solita arroganza pungente mi convincevano che era lui. Il figlio della migliore amica di mia madre. Lo stesso che a scuola era il campione di football, lo stesso che al suo passaggio sospiravi e ti asciugavi la bava ad un suo sguardo. Lo stesso che ti faceva tremare le mutandine ad un suo sfioramento anche puramente casuale. Lo stesso che ho odiato per i cinque anni di liceo.

Mark Tomson. Aveva tutta la squadra delle cheerleader al liceo, e non ne tralasciava una. Forse si stilava una lista, e magari gli dava anche i voti, spettegolando nello spogliatoio. M'ignorava totalmente, mentre quando andavamo a casa sua con mia madre, ci obbligavano a giocare insieme, ed ogni volta finivo con il fratturarmi qualcosa, passando io da pestifera e lui con i suoi occhioni color miele, da bravo ragazzo diligente, un perfetto angioletto.

Era evidente che la cacciagione fosse rimasto il suo hobby preferito. Come la rossa nel suo ufficio. Sguardo da mangiatrice di uomini, e zero cervello. Forse lo aveva dimenticato nelle mutandine che sicuramente fremevano.

Il problema è che mi stavo rendendo seriamente ridicola. Sembravo un'ebete. Ma le parole proprio non mi venivano fuori, o almeno non di senso compiuto. E quando mi aveva salvato, rischiando di slogarmi la caviglia, cingendomi con le sue mani. Oh benedetti i santi lumi. Lo odiavo, era ufficiale.

Trascrissi tutte le cause, salvando i file, quando sentii bussare sullo stipite della porta, alzando lo sguardo, vedendolo con la giacca e la 24 ore in mano.
"È terminato l'orario di lavoro. Io vado a domani c..." si fermò socchiudendo un occhio. Neanche il mio nome si ricordava. Possibile non mi riconosceva.

"Christina" affermai sorridendo in modo finto, vedendolo schioccare le dita, annuendo, per poi allontanarsi, guardando di sfuggita la rossa che lo prese per la manica, intimandogli di aspettarla. Che buffone.

Una Seduzione DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora