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Ero giù ad aspettarla, e dire che non avevo voglia di aspettare era un eufemismo. Quando dal vetro del portone scorsi una figura femminile, con un vestito stretto mostrando le curve sinuose, spostai lo sguardo.
Non poteva essere lei. Già m'immaginavo la sua vicina sexy, mentre lei uscire con i suoi soliti mocassini ed un vestito da suora.

Quando guizzai di nuovo lo sguardo, allacciai i miei occhi su i suoi azzurri. Era lei?! Impossibile, eppure era lì che si mordeva le labbra intimidita, colorendosi le guance di un rosa tenue, abbassando debolmente lo sguardo.

Deglutii. Cavolo era decisamente meglio senza quegli stracci, che nascondevano un corpo che avrei sicuramente apprezzato fuori da quel vestito. Cazzo Mark riprenditi. È pur sempre la stramba di oggi pomeriggio, mi ricordai mentalmente. Eppure vederla ora qui, sedersi in macchina, con il vestito che gli saliva leggermente, lasciando scoperti i ginocchi, mi faceva un effetto strano.

Mi salutò in modo distaccato, applicandosi il lip gloss su quelle labbra carnose, scoccandole tra loro. Cazzo non dovevo fare certi pensieri, ma in quel momento quelle labbra piene e lucide le avrei volute vedere intorno al mio membro.

Mi ridestai salutandola a mia volta, partendo per scacciare pensieri, che non avrei dovuto fare, o almeno non con lei.

Arrivammo al ristorante, con una strana agitazione. Dovevo essere risoluto come sempre.
Mi aggiustai la giacca che improvvisamente sembrava starmi stretta, intimandogli di stare al mio passo in modo sgarbato. Non avevo una via di mezzo.

Quando entrammo venendo scortati dalla signorina, al nostro tavolo. La vidii togliersi il cappotto, scoprendo una scollatura leggera, ma che lasciava intravedere il suo seno generoso, che nei maglioni informi non avevo notato. Ed anche se portava ancora gli occhiali e il trucco quasi inesistente, mi eccitava.

Mi portai le mani intrecciate davanti al viso, cercando di pensare a qualcosa che mi togliesse da questa situazione mentale, intimandogli che avevo fame. Che cazzo Mark.

Finché la porta del ristorante non si aprì, riconoscendo il mio cliente, che si girò dalla nostra parte, per poi venire.
Notai Cristhina, con il viso coperto dal menù, cercando di toglierglielo da davanti. Stavo perdendo la pazienza, quando glielo tolsi con forza, sbattendo la carta del menù sul tavolo.
"Cristhina" affermammo all'unisono.

Rimasi interdetto un attimo, spostando lo sguardo sul mio cliente, che sembrava anche lui turbato quanto me.
"Cristhina conosci il mio cliente Trevor Smith?" Domandai coinciso, vedendo quegli occhi azzurri spersi e confusi. Mentre serrò le labbra annuendo.

"Si Mark. Eravamo..." iniziò impacciata, gesticolando, spostandosi i capelli dietro l'orecchio, rivelando dei piccoli diamantini sul lobo.

"Fidanzati. Era la mia fidanzata" continuò Trevor sedendosi, picchiettando i polpastrelli in imbarazzo, sul tavolo. Per poi sorridere.

"Noto che stai bene. Sei diventata un figurino. Complimenti" rivelò sornione, mentre stavo perdendo la pazienza. Eravamo qui per discutere del caso, non per fare le avance alla mia segretaria.

La guardai girovagare con lo sguardo.
"Già così pare" puntualizzò secca. Dovevo ammetterlo, aveva un bel caratterino se voleva.

"Scusa per come ci siamo lasciati. Spero tu ti sia ripresa dalla nostra rottura. Hai qualcuno al momento?" Aggiunse interessato, poggiando il gomito sul tavolo, passandosi l'indice sulla ricrescita della barba scura come i suoi capelli a spazzola.

Ora basta. Stava superando il limite. Se voleva trovarsi compagnia per scopare, poteva andare benissimo in un nightclub.

La notai prendere un respiro per aprire bocca, in difficoltà, quando presi parola. Non sapevo perché ma sentivo di difenderla. Ero un coglione ma lui sembrava battermi.
"Si. Lei sta con me" lo informai tagliente, notando le sue iridi nere incupirsi maggiormente, per poi guardare Cristhina che sembrava rimasta pietrificata dalla mia falsa confessione.

"Accidenti non pensavo" affermò, scuotendo la testa incredulo.

"Già nemmeno io" sussurrò debole Cristhina, guardandomi di sottecchi, per mimare un "grazie". Le sorrisi, mi sembrava così indifesa. Forse era per tenerezza?.

Iniziammo ad ordinare, quando vidii una ragazza dai capelli biondi fluenti, stretta in un vestito rosso, dirigersi verso di noi, poggiando un braccio intorno alla spalla di Trevor, per poi dargli un bacio sulle labbra, mettendosi a sedere, togliendosi la giacca per poggiarla dietro la sedia.
Ci fece un sorriso, incrociando le braccia sulla tovaglia, ticchettando i polpastrelli con i palmi premuti sul tavolo.
"Scusate per il ritardo" si scusò, spostandosi i capelli di lato, guardando Trevor.

Notai Cristhina sbiancare, ridestandomi per non farsi vedere, ricomponendosi sulla sedia, schiarendosi la gola. Le presi la mano che teneva sulle ginocchia, strizzandogli un occhio, per fargli capire che ci pensavo io. Io che ero lo stronzo. Forse stava finendo il mondo, forse i Maya si erano sbagliati.

Sentii una piacevole scossa, poggiando il palmo sul suo, sentendo quanto fosse tesa e visibilmente provata, cercando di rassicurarla, guardandola negli occhi.

"Insomma da quanto state insieme?" Chiese all'improvviso Trevor, mentre tagliavo la carne.

"Da un mese" rivelai, pensando alla prima cosa che mi venisse in mente.
Guardandolo annuire, per tornare a mangiare.

"Si vede, siete così teneri" esclamò Lisa, la fidanzata di Trevor. Faceva la modella, e per questo si spostava sempre per lavoro.

Guardai Cristhina prendere il calice di vino, serrando le palbepre, sgolandolo in un sorso, per poi riportarlo sul tavolo, versandosene ancora.
Di questo passo l'avrei riportata in collo, ma comunque non la fermai. Era semplicemente adorabile in imbarazzo, e dio, per la prima volta mi stavo divertendo come un matto, alla cena di lavoro.
Mi portai un tovagliolo sulle labbra, nascondendo un sorriso.
"Mi stavi dicendo che non ti vuole dare la parte della casa, perché non ti sei occupato di tua madre, mentre lei è sempre stata disponibile e vicina a lei, occupandosi di curarla" confermai le parole di Trevor, discutendo del caso.

Lo guardai annuire, ingoiando il boccone.
"Sì esatto. Ha scelto mia sorella di restare accanto a mia madre, ma la casa è destinata ad entrambi." Aggiunse con tono infuriato, vedendo Cristhina con la testa bassa, appuntandosi tutto.

"Non ti preoccupare. Consulterò il da farsi" lo rassicurai, finendo la cena tra discorsi leggeri, per poi salutarci.

"Siamo stati bene. Ah Cristhina, sono contento per te. Quando hai bisogno di un amico, sai dove trovarmi" la informò, mentre Lisa era fuori a fumarsi una sigaretta, stringendosi la giacca, vicino al collo.

La guardai ridere amaramente, scuotendo la testa.
"Amico? Per favore Trevor, risparmiami la tua carità. E comunque sono impegnata come vedi. Ti saluto" replicò piena di astio, sbattendo la porta del ristorante, avviandosi fuori prima di me, che strinsi la mano a Trevor, per contattarlo sul caso. Era sempre il mio cliente, con la differenza che era il mio cliente coglione, ex fidanzato della mia segretaria.

La vedevo camminare senza sosta verso il parcheggio. Meno male che era lenta. Aumentai il passo, prendendola per il polso, facendola arrestare sul posto.
"Cristhina, lo so che sei su di giri, ma ci vuole professionalità. Detto questo, sei stata incredibile. Se la meritava una risposta così" rivelai, vedendo spuntare un sorriso su quel viso dolce.

"Ti ringrazio capo" replicò beffarda, per poi entrare in macchina.
"Non voglio tornare a casa. Hai idea di un posto dove scordare i pensieri?" Chiese mordendosi le labbra, strofinando i palmi sulle ginocchia, seguendo quel movimento.

Nel mio letto. Avrei voluto rispondere. Ma che cazzo ti prende Mark.
"Si, ma non credo che una tipa casta e raffinata come te lo possa apprezzare" mi beffeggiai di lei, trattenendo una risata.

Quando si sporse verso il mio orecchio, sentendomi strano, soffiando sul lobo.
"E chi ti dice che io sia casta?" Prima di ritornare al suo posto, sul sedile.

Era la stessa stramba o mi ero perso un pezzo? La cosa iniziava a stuzzicarmi, e non andava bene, per niente.

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