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Direi che la serata con Natasha era andata a buon fine, eccome.
Ma quando mi chiese di dormire da lei, avevo rifiutato. Non dormivo con nessuna, stavo bene da solo. L'unica con cui avevo condiviso il letto era stato con Anny.

Mi alzai come tutte le mattine, con il sole che filtrava dalla grande vetrata, ammirando Central Park, e la gente che già lo affollava.

Il rumore del timer e l'odore del caffè mi rianimarono, avviandomi in cucina passandomi una mano tra i capelli, aggiustandoli, prendendo un tazzina dal pensile della cucina, versandomi dalla caraffa un po' di quella sostanza liquida che mi risvegliasse.

Mi feci una doccia veloce come al solito, scegliendo con cura gli abiti. Dandomi una spruzzata di colonia prima di mettermi la giacca ed uscire, dirigendomi in ufficio.

Come al solito trovai Clarys, impegnata a parlare, avviandomi per le scale senza aspettare l'ascensore.

Arrivai al piano, salutando tutti come di consuetudine, aprendo la porta dell'ufficio.
Ormai era una settimana che lavorava per me, e stava andando egregiamente. Certo il suo look da casta, non era certo una visuale da mozzare il fiato. Ma la sera uscivo con Natasha, il che non mi dispiaceva, e finché non andavamo oltre mi andava bene così.

Trovai il caffè già appoggiato sulla scrivania, ed i fogli impilati. Mi avvicinai constatando che erano in ordine alfabetico, in una precisione quasi fastidiosa. Ed anche se era stramba il suo lavoro lo sapeva svolgere bene.

Mi tolsi la giacca, appoggiandola all'appendiabiti vicino la porta, per poi mettermi a sedere sulla poltrona, controllando l'email.

"Christina" la chiamai quasi urlando, vedendo la sua figura attraverso il vetro della porta materializzarsi.

Aprì lentamente, come per paura di disturbarmi. Tenendo una mano sulla maniglia e l'altra sullo stipite di legno, della porta.

"Entra" affermai risoluto, vedendola annuire.

"Buongiorno, qualche problema con il caffè?" Domandò preoccupata, facendo un passo avanti. Dio mio. Forse gli mettevo davvero timore.

Sospirai dissentendo, poggiando i gomiti sulla scrivania, incrociando le mani davanti.
"Stasera mi servi. Devo andare a cena con un cliente e te verrai con me per prendere appunti mentre noi discuteremo" rivelai assertivo, notando il modo di mordersi il labbro in soggezione. Che cazzo faceva? Pensava?

Scosse la testa, mentre corrugai la fronte, passandomi il pollice sul mento.
"Non era una domanda, era un'imposizione" aggiunsi pungente, vedendola annuire.

"Sì certo...si lo so" affermò puntando lo sguardo su i soliti mocassini, spostandosi da un piede all'altro. Quando si affacciò Natasha.

"Ehi bel morone. Grazie per la serata" rivelò lanciandomi un sorriso malizioso su quelle labbra rosso vermiglio.

Vidii Cristhina girarsi con il volto verso Natasha, alzando gli occhi al cielo, sbuffando.
"Puoi andare. Scrivimi l'indirizzo, ti passo a prendere io" l'avvisai, guardandola annuire, per poi uscire sorpassando Natasha che la squadrò da capo a piedi, trattenendo una risata, entrando dentro, chiudendo la porta.

Si avvicinò a me, mentre ero ancora seduto sulla poltrona, osservandola piegarsi alla mia altezza, poggiando un palmo sulla scrivania ed uno sul bracciolo della poltrona.
"Esci con quella stasera?" Chiese mettendo il broncio, lasciandomi la visuale del suo seno dalla camicetta sbottonata.

Riportai l'attenzione su i suoi occhi, ridendo.
"Spero scherzi. Mi serve per prendere appunti" rivelai strafottente, guardandola spostarsi i capelli, avvicinandosi di più al mio viso, passando con l'indice il contorno del mio volto.

"Meno male. Credevo che avessi cambiato gusti all'improvviso" mi sorrise, accarezzandomi la nuca, avvicinandomi alle sue labbra, alzandomi dalla poltrona, facendola sbattere contro la scrivania, spostando i fogli, per metterla a sedere, aprendogli le gambe.
"Sono contenta che i tuoi gusti siano sempre gli stessi" aggiunse, slacciandomi la cravatta, mentre salii su con la mano sotto la gonna, premendo l'erezione contro la stoffa del suo perizoma.

"Come vedi ho sempre buon gusto" rivelai lascivo, facendo scivolare due dita dentro di lei, spostandogli l'elastico, vedendola aprire la bocca, per poi farmi un sorriso soddisfatto, annuendo, prendendomi per la nuca, baciandomi in modo avido.

Estrassi dal cassetto un preservativo, mentre mi sbottonò i pantaloni, prendendomi in mano il membro, facendo scivolare la mano, infilando il preservativo. Affondando dentro di lei, sentendola ansimare piano, per non farci sentire, attirandola di più a me dalle natiche scoperte, mentre gettò indietro la testa, presa dall'orgasmo, leccandogli il collo, per poi riempirla.

La sentii calmarsi piano, per poi ridestarsi, mordendomi le labbra gonfie e ancora più rosse, prendendo lo specchietto da sopra la scrivania aggiustandosi.
Scese dalla scrivania, mentre mi sistemai, dandomi un bacio per avviarsi alla porta.
"Ci vediamo Mark" affermò, prima di uscire dalla mia visuale, riprendendo il mio lavoro quotidiano.

Pov.Cristy

Quella finta rossa da quattro spiccioli, odiosa.
"Grazie per la serata" Mimai il gesto disgustata, mangiando un crackers che sapeva di plastica, o forse era solo il mio appetito ad essere diminuito.

Per prendere il caffè a quello zotico, mi sono dovuta vestire in fretta, annaffiare le piante della mia odiosa vicina, andata in vacanza. Anche lei sapeva che non avevo una vita da cinque stelle, pensando bene che fossi l'unica nel condominio ad occuparsi delle sue piante. E non avevo neanche il pollice verde.

Per poco non facevo un incidente con la mia povera Smart, parcheggiando alla rinfusa, vedendo la gente lanciarmi imprecazioni e suonarmi il clacson, stonandomi i timpani, senza riuscire a bere il mio sacro santo caffè.
Sono venuta schizzata da una macchina, mentre attraversavo proprio vicino alla pozza fangosa, sporcandomi il trench. Fare una fila immensa dal suo adorato Starbucks, aspettando impaziente che la gente si sbrigasse, per arrivare in tempo in ufficio, e fargli trovare tutto pronto.

E stasera ero obbligata ad andare con lui e il suo stupido cliente.
"Devi prendere appunti" canzonai con il suo tono antipatico, da narcisista, scuotendo la testa.
Prendendo un altro pezzo di crackers, guardando il sacchetto con le briciole, pensando che la mia vita era un po' così.

E cosa servirebbe dire che mi ero programmata una super serata. Pigiama all'ultimo grido con i coniglietti stampati, mashmallow e ' Vento di passione', la mia soap-opera Argentina preferita. Il tutto contornato dalla mia fedele copertina, neanche Linus era così affezionato quanto me.

Ma ormai il disastro era fatto. Si sarebbe stata una serata infernale. Non solo sorbirmelo a lavoro ma anche fuori, anche se era una cena di lavoro. Non illuderti Cry, non si ricorderà mai di te.

Ed in effetti non aveva la minima idea. Certo ero cambiata negli anni. Mi ero tinta i capelli, da bionda a castana scura, il viso da bambina e un po' paffutello era diventato un ovale con zigomi pronunciati. Ma qualche leggera lentiggine mi ricordava che ero sempre io. La Molly hobbit. Soprannome che mi avevano affibbiato ai tempi del liceo.

Sollevai il viso dal computer, vedendo la rossa, uscire dall'ufficio di Mark, aggiustandosi la gonna con un sorriso di soddisfazione assoluta. E potevo solo immaginare a cosa era dovuto quel sorriso. Ma non mi spiegavo il motivo per il quale mi dava fastidio in un certo senso.

Se cercava una donna così avrei rivoluzionato la Cristhina che si nascondeva, per mostrargli che si può essere belle ma avere un cervello funzionante. Ma mi sarebbe servito l'aiuto di Kitty, o forse un po' di acqua benedetta del Lourdes.

Una Seduzione DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora