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Cavolo, pensare che ero teso, per questo battesimo tanto atteso e temuto. Ed alla fine come tutte le altre cose, è volato via. In totale leggerezza ed immensa allegria. Tra risate e balli. Tra punzecchiamenti vari con la mia dolce stramba. Era stato tutto perfetto.

Ma ogni tanto dobbiamo tornare alla vita normale. Lo sapevo bene e lo sapeva anche lei. Per tutta la notte non si era data pace, rigirandosi spesso tra le lenzuola, finché non l'abbracciai sentendo il suo cuore calmarsi ed abbandonarsi piano al sonno. Non l'avrei persa, non l'avrei permesso. Baciandogli piano la nuca, accarezzandola.

Il mattino incombé presto, stiracchiandoci piano, accarezzandole la gamba che durante la notte aveva gentilmente posato sulle mia, intrecciandole tra loro.
"Buongiorno" le sussurrai, scostandole le ciocche, ed ammirando il suo volto che anche senza trucco mi sembrava perfetto, aprendo piano i suoi occhi azzurri, puntandoli nei miei.

"Uhm. 5 minuti" se ne uscii con quel mugugno dolce, pressandosi il cuscino nel viso, mentre le tirai una pacca sulla natica, vedendola sobbalzare.
Per poi spingermi, rischiando di cadere dal letto.

"Se non ci sbrighiamo, perderemo l'aereo. Dolce innamorata" la beffeggiai, come feci per tutto il tempo al battesimo. Tirandosi su dai ginocchi, poggiandoli sul materasso, per poi scendere.

"Smettila di dirmi quella cosa. Non sono innamorata di nessuno" rivelò pungente. Ma la voce tremava. Non sapevo se esserne felice oppure avere paura. Non sapevo che sentimento provavo verso Cristhina. Ero sicuro solo del fatto che quando stavo con lei mi sentivo bene e rilassato.

Guardandola entrare nel bagno, sbattendo la porta, mentre risi di gusto.
Mi alzai, indossando un Jeans ed una maglia.
Quando uscì dal bagno vestita e pettinata, passandomi accanto, assorbendo il suo profumo di cocco, che lasciò al passaggio, come una folata di vento.

L'afferrai per il polso, inchiodandola al muro, intrecciando le mie dita tra i suoi capelli setosi, prendendo possesso delle sue labbra in modo passionale, facendo sfuggire dei gemiti dalle nostre labbra incollate, finché non mi staccai, vedendola riaprire quegli occhi che mi mandavano al manicomio.

Presi le valigie portandole giù. Mi ero dimenticato di quanto pesasse la sua. E con scarpe e vestiti nuovi ancora di più.
Trovando tutti giù pronti a salutarci. Li abbracciammo, ringraziando la madre di Anny che ci rivolse un sorriso cordiale e genuino, strizzando l'occhio a Cristhina. Immaginavo forse del perché, girandomi all'indietro con il viso, vedendola arrossire per poi intimarmi di rigirarmi, sentendomi compiaciuto.

Anny ed Anthony ci accompagnarono con la macchina all'aeroporto insieme a Maggie e Brian.
"Non sappiamo ancora quando, non è deciso nulla ma volevamo..." non finì la frase Anny che guizzò lo sguardo verso Anthony che prese parola.

"Trasferirci a New York" confessò squillante, mentre sgranammo gli occhi tutti quanti, vedendo Maggie saltellare in una specie di ballo e Brian intimare un "grandioso" euforico.

"Sul serio?" Chiesi quasi incredulo, vedendoli annuire convinti.
Salutandoli di nuovo per avviarci dentro all'aeroporto che brulicava di gente, rischiando di finire addosso a qualcuno, con le valigie.

"Certo che sei di grande aiuto, piccola stramba" affermai ironicamente, girandosi dalla mia parte, stringendosi nelle spalle con un sorriso sardonico.

Facemmo le varie procedure, fino a salire sull'aereo. Avevo un groppo in gola. Sapevo che tornando non sarebbe più stato lo stesso, anche se probabilmente ci speravo che non sarebbe cambiato nulla.

Avevo chiamato Jason la mattina, mentre Cristhina era in bagno a prepararsi, raccontandogli come stavano i fatti. Era stato ad ascoltarmi, ma anche lui al posto mio si sarebbe trovato scomodo. Non riuscivo ancora a capire per quale ragione non mi avesse detto niente.

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