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Che cavolo stavo facendo, stavo per baciarla. Non era possibile. Non potevo. Non perché fosse la mia segretaria, non mi ero mai posto problemi simili. Ma perché lei era diversa.

Dovevo dimenticare ciò che stavo per fare, quindi decisi di chiamare Natasha, per andare a casa sua.
Parcheggiai nel vialetto di casa sua, suonando al campanello.

Vidii dalla finestra, la luce dell'ingresso accendersi, e subito dopo la sua figura apparire dalla porta, con solo un baby doll rosso addosso.
"Serata faticosa avvocato?" Appoggiò la testa allo stipite della porta, guardandomi lussuriosa.

Non risposi, facendola indietreggiare, appoggiandola alla porta per richiuderla. Non era giusto che andassi a letto con lei solo per dimenticare quello che avrei voluto ma non avrei potuto fare.
Mi sorrise maliziosa, alzandogli il baby doll, accarezzandogli la coscia liscia fino alla natica soda, sentendola ansimare.

Chiusi gli occhi, pensando al viso di quella stramba dolce, poggiando le mie labbra su di lei, sentendo odore di tabacco, che anche se mi dava fastidio non volevo fermarmi, alzandola di peso per portarla in camera, sdraiandola sul letto.

Mi levai la camicia, sbottonandola, guardandola muovere il corpo eccitata, fremendo per l'attesa. Gattonai sopra di lei, prendendogli il viso tra le mani baciandola avidamente, sentendola ricambiare, facendo scivolare le mutandine, baciandogli l'interno coscia, guardandola chiudere gli occhi, risalendo su, prendendo un seno sodo tra le dita. Mi sganciò i pantaloni, afferrando un preservativo dal comodino, liberando l'erezione che non si era pacata per colpa di quella ragazza, dolce e impacciata.

Eppure i suoi occhi azzurri sembravano un cielo scuro che aspettavano di vedere il sole, così pieni di desiderio da farti venire voglia di sentirla ansimare sotto di te, scoprendo il suo corpo sotto quel vestito, e il suo seno generoso, vedendola arrossarsi ad ogni affondo.

Mentre le mani che mi toccavano, erano esperte, non c'era timidezza, era rude, diverso. Era un bisogno da parte di entrambi. La guardai negli occhi verdi prima di scivolare dentro di lei, mentre spalancò le labbra, sentendo il petto alzarsi ed abbassarsi ad ogni affondo, senza bisogno di essere gentile.

La ribaltai a pancia in giù, prendendola per i fianchi, vedendola ondeggiare per il desiderio di essere presa, attirando le natiche contro la mia erezione che pulsava, affondando di nuovo dentro, vedendola stringere il lembo del lenzuolo disfatto tra le mani serrate in un pugno, mentre i capelli gli ricadevano davanti al viso, sentendo uscire ansimi sempre più forti, concentrandomi solo sul soddisfare il mio bisogno, sentendo le pareti strette, affondando di più, fino a liberarci, sentendo il suo corpo tremante scosso da spasmi, uscendo piano da lei.

Andai in bagno a sciacquarmi, e darmi una rinfrescata al viso.
Mi girai pulendomi le gocce che rimanevano sulla barba, mentre stava con una mano sullo stipite, nuda. Era bella lo ammettevo, ed una donna altamente desiderabile.
"Pensi di restare stanotte?" Chiese fissandomi, spostandosi i capelli dietro le spalle.

Posai l'asciugamano, rinfilandomi la camicia, abbottonandola allo specchio contornato da due faretti.
"No Natasha. Ci vediamo lunedì in ufficio" le intimai serio, riagganciandomi la cintura dei pantaloni.

La sentii tirare un palmo forte contro lo stipite.
"Dimmi Mark, cosa stiamo diventando io e te? Sono solo una donna da scopare quando ne hai voglia?" Domandò cupa e gelida, avvertivo i suoi occhi rabbuiarsi.
Mi stavo comportando da stronzo, lo sapevo bene.

"No, ma per ora non posso darti di più" rivelai avvicinandomi alla sua figura, vedendola annuire, accarezzandogli un fianco scoperto, mentre mi lasciò un bacio sulle labbra. Prima di accompagnarmi alla porta, salutandola.

Una Seduzione DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora