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Era stata testarda, la mia idea di fargli cambiare opinione era andata in fumo. Trevor non mi piaceva, era mio cliente ma all'infuori di quello non era altro.

"Scusa per prima. Mi aveva chiamato mio figlio ed ho dovuto rispondere" ammise sorridendo con lo sguardo. Ma non mi quadrava e non riuscivo a fidarmi a pieno.

"Non preoccuparti" la intimai, rivolgendole un sorriso, mentre pagai il conto, infilandomi la giacca, e lei il cappotto, tirando fuori i capelli che le erano finiti dentro, avviandoci alla macchina.

La riaccompagnai sotto casa, spegnendo la macchina. Se potevo scoprire qualcosa ci sarei riuscito, speravo.

"Sono stata bene stasera" girò il busto dalla mia parte, tenendo i palmi aperti sulle cosce.

"Anche io" affermai pacato.
"Ma dopo stasera non credo ci sarà un continuo. Non mi fido di ciò che mi hai detto di te e Trevor, perciò..." le lasciai intendere. Mi dispiaceva comportarmi da stronzo, ma se il suo interesse nei miei confronti era sincero avrebbe ammesso che rapporto avevano in realtà. Specialmente la sua confusione e l'espressione corrucciata sul suo volto.

"Non capisco te l'ho detto" affermò con voce ispida. Si passò una mano tra i capelli rossi, scompigliando il liscio naturale, vedendo un lampione lampeggiare, consentendo poca luminosità.

"Bene. Ci vediamo a lavoro Natasha" le intimai di uscire con la mano, mentre sbuffò, protendendosi verso di me.

"Ti prego Mark. Vuoi sapere? Ok. Trevor è mio fratello. Sei contento ora?" Sbottò irritata, fissandomi negli occhi, mentre annuii. Questa volta era sincera. Ma non mi avrebbe detto di più, e neanche del perché era tornato con Cristhina. Era probabile che l'amasse ma qualcosa non mi tornava. E di più ero basito dal fatto che fosse lei la sorella di Trevor.

"Lui è venuto da me per farti causa. Non vuoi dargli la metà della casa che gli spetta nel testamento Natasha." La redarguii, vedendola cambiare espressione, serrando le labbra.

"È per questo che ero a parlare con lui. Abbiamo sistemato dei disguidi familiari" rivelò alzando le spalle, aspettando una mia risposta.

"Bene. Ci vediamo domani" affermai, vedendola avvicinarsi, facendo scorrere un palmo sulla giacca. La presi per la nuca, combaciando le nostre labbra. Incontrandoci in modo irruente, finché non mi staccai, vedendo i suoi occhi luccicare.

"A domani Mark" mi salutò con voce flebile e smorzata, richiudendo lo sportello dell'auto per avviarsi nel vialetto di casa e scomparire dietro la porta.

Avevo solo una persona con cui potevo confidarmi. E probabilmente stavo utilizzando Natasha, e mi dispiaceva. Era una bellissima donna ma Cristhina era così bambina è così donna insieme che non riuscivo a non desiderarla.

Mandai un messaggio a Jason, su l'indirizzo di casa sua. Sperando che non fosse a darci dentro con qualche donna. E stranamente mi rispose.
Rilessi la via un paio di volte, prima di convincermi che era la palazzina dove abitava Cristhina. Cazzo.

Andai a casa per cambiarmi, cercando e sperando di non incontrarla. Non avrei retto un altro affronto.

Arrivai davanti il palazzo, parcheggiando al lato del marciapiede, suonando il campanello. Quando sentii una voce dal citofono. Salii le scale e trovai il mio amico sulla soglia, con un sorriso smagliante.

"Allora bello?" Scherzò salutandomi. Mi tirò una pacca amichevole sulla spalla.

"Bene, te?" Domandai vedendolo annuire convinto, scortandomi nel salotto, quando la vidii. Sul divano, che parlava con una ragazza che avevo già visto, aveva un viso familiare. Quando sollevò lo sguardo, lentamente su di me, bloccandomi con i suoi occhi.
Spostò la testa dall'altra parte sbuffando ed imprecando, per poi guardare Jason e la sua amica.

Una Seduzione DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora