Pov.Cristy
Uscii dall'ufficio, Salutando Mark che ricambiò con un cenno della testa.
Sorreggevo le rose in mano, adagiandole dal lato del passeggero, in macchina.Davvero avevo creduto per un secondo che fosse stato Mark?! Il mio cervello non funzionava bene da quando era ripiombato nella mia vita, senza che lo sapesse.
Parcheggiai la macchina davanti al marciapiede, al lato opposto del mio appartamento. Tirando fuori le rose e prendendo la cartellina. Quando alzai gli occhi per attraversare, lo vidii a sedere sulle scale del mio palazzo.
Roteai gli occhi infastidita, raggiungendolo, prendendo le chiavi dalla borsa, in maniera frettolosa, per sviare qualsiasi tipo di discorso.
"Cristhina" mi chiamò, senza dargli adito, superandolo sulle scale, per aprire il portone.
"Cristhina" ripeté con una tonalità più alta, come se avesse avuto paura che non l'avessi sentito la volta prima o che non l'avessi visto.Aprii finalmente il portone con le mani che tremavano, quando stavo per riuscire a chiudere il portone, ignorandolo completamente, premette un palmo sul vetro del portone, aprendolo del tutto, facendomi arretrare fino alla rampa delle scale.
"Che vuoi? Che diavolo vuoi Trevor" ripetei caustica, quasi aspra come un limone che ti bruciava sulle ferite.
"Noto che ti sono piaciute le rose" rivelò guizzando lo sguardo sulle rose che tenevo in mano, per poi riportare i suoi occhi neri su i miei.
"Non sapevo che fossero tua, e comunque le stavo giusto per buttare" ammisi risoluta, buttandole nel cestino di metallo, vicino all'ascensore. Dirigendomi di nuovo verso la rampa, salendo le scale, tenendo un palmo sul corrimano per farlo scorrere.
"Ti prego, devo parlarti Cristhina" mi seguì sentendo la sua presenza dietro di me, fastidiosa.
"Non abbiamo nulla di cui parlare" aprii la porta di casa, entrando, tenendo un palmo sulla soglia.
"Ed anche se lo avessimo, non m'importebbe. Quindi ciao, ciao Trevor" aggiunsi con finto tono gentile, facendo per richiudere la porta, quando rifece la stessa cosa di prima, entrando dentro, mentre mi arrendevo a ciò che mi avrebbe dovuto dire.Sbuffai irritata, poggiando la borsa sul tavolo, bevendo un sorso d'acqua.
"Dunque, dimmi" lo invitai spazientita a cominciare il discorso, tamburellando i polpastrelli sul tavolo.Si mise a sedere, scostando la sedia dal tavolo, portando i gomiti sopra di esso, congiungendo le mani. Inalando un'enorme quantità di ossigeno, come se fosse stato messo sotto torchio e a dura prova.
"Ho sbagliato" esultò pacato ma il tono era sommesso. Facendo scorrere giù La zip del giubbotto di pelle color cognac.Roteai la testa, come per acconsentire, prendendo posto all'altro capo del tavolo, sedendomi.
"Continua. Non ho tempo da perdere, non più" enfatizzai pungente, portando le braccia al petto.Vidii i suoi occhi stringersi, come se quelle parole fossero stati schiaffi morali. Non m'importava. Il male che mi aveva procurato lui non se lo ricordava bene evidentemente. Quando andai a casa sua una sera per fargli una sorpresa, sapevo che i suoi erano fuori città, e mi sembrava perfetto. Suonai il campanello. Una voce di donna, la porta che si spalanca e rivela una bionda, bella da mozzare il fiato e la mia dignità, che rimaneva su quella soglia. Lui che la raggiunge e sgrana i suoi occhi più scuri rivelando ansia e paura, scosta Lisa, intimandole che ero sua cugina. Lei che m'invita gentilmente ad entrare, ed il mio mondo stava per crollare, insieme a certezze ed un futuro che avevo immaginato.
"Ho fatto molti errori, troppi. Lo so bene questo. Ed uno in particolare è stato lasciarti andare. Mi sono reso conto che provo ancora un sentimento per te" confessò quelle parole come un getto d'acqua in pieno viso per risvegliarti.
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Una Seduzione Divertente
ChickLitMark uomo brillante e sicuro di se, è un donnaiolo senza scrupoli. Cristy donna caparbia, sa quello che vuole e come ottenerlo. Se solo non fosse così impacciata, sbadata, un vero disastro da ogni punto di vista. Due caratteri così diversi, non po...