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Pov.Cristy

Avevo chiamato l'unica persona in grado di darmi una mano, almeno se non al pasticcio della serata, al mio gusto discutibile, in fatto di vestiario.

Sentii il suo rintocco di nocche sulla porta, stringendomi il telo addosso, aprendo.
"Al tuo servizio" esclamò beffarda, entrando dentro, lanciando la borsa sul divano.

"Ho bisogno di aiuto" affermai angosciata. Non perché lo fossi realmente, era il semplice fatto che avevo paura che lui lo scoprisse. Avrei dovuto tenermi a debita distanza.

"Oh cara, lo vedo fidati" mi riprese, osservando gli abiti nell'armadio, scostando le grucce ammucchiate tra loro, mentre aspettavo impaziente sul letto, torturandomi l'unghia del pollice.
"Questo, decisamente" fece forza, tirandolo fuori, oscillando la gruccia compiaciuta.

Mi ricordavo era il vestito per il ballo di fine anno. Non volevo buttarlo, era un ricordo, più che altro per rammentarmi che a quel ballo non ero stata.

"Il vestito di 8 anni fa? Mi starà enorme Kitty" sbuffai, guardando il vestito adagiato sul letto, toccando la stoffa di seta verde acqua.

Guardai Kitty, aprire dei cassetti. Tirando fuori un cofanetto con ago e spilli.
"Il corso di taglia e cuci è servito a qualcosa. Grazie nonna Mara" mise le mani giunte, alzando gli occhi al cielo, mentre mi battei un palmo sulla fronte calda, per l'ansia che avevo, sentendo lo stomaco ribellarsi.

La vidii intenta a cucire la parte superiore, stringendola. Dovevo ammettere che era brava. Quando finii, alzò un sopracciglio.
"Visto?" Si compiacque da sola per il lavoro compiuto, scoccandogli un bacio sulla guancia.

"Grazie Kitty" affermai, prendendo il vestito per indossarlo. Notando allo specchio che mi ricadeva bene.

Mi prese per le spalle mettendomi seduta, prendendomi il volto tra il pollice e l'indice.
"Metterai le lenti a contatto, che ti piaccia o no" affermò risoluta, guardandola dubbiosa, per poi acconsentire, arrendendomi alla sua volontà.

Mi mise un leggero ombretto dorato, fondotinta e un rossetto rosso. Spazzolandomi delicatamente i capelli sentendomi coccolata. Raccogliendoli in uno chignon morbido.
Prese lo specchio tondo sul comò di legno, mostrandomi il suo capolavoro.

Mi guardai riflessa, girando il viso a destra e sinistra, sentendo nascermi un sorriso spontaneo e veritiero.
Non sembravo neanche io quella riflessa, e mi sentivo bene.
"Ti piace?" Mi richiamò vedendomi persa nei miei pensieri, annuendo.

"Moltissimo" puntualizzai melliflua, abbracciandola.

"Ora vado, il tuo vicino mi aspetta" ancheggiò i fianchi, con un sorrisetto malizioso, afferrando la borsa, buttandomi un bacio con la mano. Scossi la testa. Non sarebbe mai cambiata, e l'adoravo esattamente così.

Mi appoggiai uno scialle sulle spalle scoperte, prendendo la pochette nera, chiudendo la porta. Il brusio sembrava non volermi passare, la ragione la sapevo bene.

Scesi le scale, aprendo la portiera, mettendo in moto la mia fedele Smart. Dovevo recarmi a casa di mia madre, destava pochi isolati da dove abitavo io. Dovevo mostrarmi indifferente, per non dare a vedere che nascondevo qualcosa.
Quando arrivai la vidii uscire dalla porta, percorrendo il vialetto curato, dirigendosi verso di me, aprendo lo sportello per salire composta, come lo era sempre stata.

"Mia cara sei stupenda" si girò contenta a guardarmi, rispondendogli con un cenno del capo. Mi sentivo sempre più agitata ad ogni passo che la macchina faceva, avvicinandoci alla casa dei Tomson. Sentivo i palmi iniziarmi a sudare, scivolando leggermente sulla presa che cercavo di mantenere salda sul volante, come la mia agitazione. Dovevo restare calma ed evitare pericoli. Parlavo proprio io che ero l'asso in queste situazioni.

Una Seduzione DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora