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La guardai sparire dietro al portone di vetro, tornando a casa. Posai tutto accuratamente dentro l'armadio, facendomi una doccia successivamente.

Volevo portarla in un posto che la riportasse indietro con il tempo, raccontargli tutto con calma, ballare tutta la notte e fare l'amore

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Volevo portarla in un posto che la riportasse indietro con il tempo, raccontargli tutto con calma, ballare tutta la notte e fare l'amore.
Si forse stavo diventando anche troppo melenso, il fatto era che, cazzo ero cotto e stracotto.

Era dura ammetterlo per fino a me stesso.

Parcheggiai la macchina, sul marciapiede, dalla parte opposta al suo palazzo, tirando il freno a mano. Uscii richiudendo lo sportello, aggiustandomi con le mani la giacca in avanti, dandomi una sistemata al gel su i capelli, infilando le mani in tasca, salendo i gradini, vedendo il portone accostato.

Salii le scale, arrivando al suo piano. Alzai una mano stretta a pugno per bussare. Ero agitato e sudavo freddo. Sembravo un ragazzo sotto esame. Schiarendomi la voce che sicuramente sarebbe rimasta intrappolata in gola.

Non ricevei risposta, ritentando a bussare. Più volte, finché non sentii la sua voce fredda e dura.
"Vattene stronzo" però, era iniziata bene la serata. Bussai di nuovo più forte, facendomi quasi male alle nocche che si erano arrossate dalla foga.

Quando sentii dei passi, farsi sempre più vicini alla mia postazione, emettendo un clic della serratura. Tirai un sospiro di sollievo, vedendola aprire e richiudere la porta. Aprendola di nuovo fino a metà, gettando un'occhiata alla catenella dorata, che teneva la porta serrata.
"Che vuoi? Quale parte del Vattene Stronzo, non ti è chiara? Sparisci, eclissati, fai qualche magia e levati di qui" puntualizzò secca e tagliente, poggiando la testa allo stipite. Vedevo i suoi occhi azzurri pieni di tristezza e delusione. Non sapevo il perché, ma vederla così mi spaventava. Avevo paura che fosse venuta a sapere tutto.

"Hai dimenticato una cosa" affermai, pensando di poter alleviare la tensione, e calmarla.

"Che cosa?" Chiese sbuffando, roteando gli occhi.

"Lo...stronzo a fine frase" ironizzai, guardandola annuire.

"Appunto. Sparisci stronzo" chiuse la porta quasi sbattendola con irruenza con quelle parole che potevano sembrare divertenti, un gioco che facevamo, ma in realtà mi erano arrivate con prepotenza come schiaffi morali.

Poggiai la fronte contro la porta fredda.
"Almeno devi dirmi un cazzo di motivo" la incitai, sperando che mi sentisse.
"Devi dirmi il perché, cazzo Cristy" urlai più forte, senza arrendermi, chiamandola con il suo nomignolo. Finché non sentii la porta di Jason aprirsi e girarmi lentamente verso quella direzione.

"Credo che dovresti lasciarla perdere, Mark. Non è il caso d'insistere" intervenne una Kitty con un'espressione delusa sul volto.

Mi staccai dalla porta di Cristhina, per andare verso di lei.
"Ti ha detto tutto Jason e te sei andata a riportarlo. Nemmeno lei mi ha detto chi era realmente. Ho collegato varie cose, e sono giunto poi alla conclusione. L'ho fatto per non allontanarla da me, per far sì che si fidasse. Il suo motivo qual'è?" Sbraitai sgarbato, anche se non dovevo prendermela con Kitty, che scuoteva la testa provata, spostandosi una ciocca di capelli all'indietro.

"Il suo motivo è la festa a casa della sua sorellastra Holly" rivelò, tornando indietro con il tempo. Quella volta che la baciai sotto al gazebo. Quella stupida scommessa che avevo vinto. Ma da quando l'avevo baciata pensavo solo a lei.

"Mi dispiace amico" sbucò Jason da dietro le spalle di kitty. Il suo sguardo mi dava la conferma che non mi dovevo arrendere. Finché non sentii la sua voce dietro le mie spalle.

"Vuoi sapere come stanno le cose? Il
Mio cambio di cognome? E tutte quelle domande che ti stanno tartassando? Ti accontento. Dopo di che sparisci" esordì fredda e tagliente.

Ricevendo un assenso da parte mia.

"L'ho cambiato da quando mio padre ci ha abbandonate. Si era rifatto una famiglia. Holly era la mia sorellastra, per questo quella sera sono stata invitata alla festa. Mio padre l'aveva obbligata. Ma tu...tu avevi architettato una scommessa con lei che era il capo delle cheerleader e con la tua insulsa squadra di football. Se fossi riuscito a baciare Molly Hobbit, come mi chiamavate. Ed io stupida ci sono cascata, perché sono sempre stata innamorata di te. Ed il giorno dopo hai negato tutto e non hai fatto nulla per proteggermi quando sul giornale della scuola era uscito in prima pagina il nostro bacio con tanto di titolo "il principe bacia la brutta rospa, ma non si è trasformata" ti sei preso gioco di me. Ed ora che lavoro per te, mi rendo conto che sei lo stesso stronzo" ammise tutta d'un fiato, chinando la testa sulle piastrelle del pianerottolo, riversando lì il dolore.
"Ci sono ricascata" sussurrò più a se stessa che a me, scuotendo la testa, ridendo amaramente. Una risata di rabbia, ma non poteva capire quanto ci ero stato male io, per essere stato così codardo e coglione.

Vidii Kitty che si puliva con l'indice una lacrima sospesa sotto la rima cigliare, mentre Jason la stringeva a se, con una mano sul fianco.

Distorsi il mio sguardo da loro, per avvicinarmi a Cristhina. Non so se era giusto parlare in quel momento, e forse so che avrei dovuto tenerla distante, ma non riuscivo ad impedire alle mie gambe di fare passi verso di lei.

Alzò il viso, scostandosi dei capelli davanti. Aveva gli occhi di chi ha rivissuto una scena che le ha fatto male, gli occhi di chi si arrende. Feci un altro passo, più per calmare la mia agitazione che il suo dolore, ma la mano che innalzò , mi portò a capire che non voleva che andassi avanti. Mi stava sbarrando la strada per proteggersi, per non scavare più affondo in una ferita che forse non si era mai richiusa.

Portai un palmo sul muro, prendendo un grosso respiro, inutile dire che mi sentivo un'emerita testa di cazzo, inutile dire che questo respiro non mi avrebbe portato a niente ma sentii la salivazione azzerata del tutto.
"Lascia che ti spieghi, ti prego" misi la sua stessa sofferenza, forse, in questa sorta di supplica perché infondo lo era. Stavo supplicando e in qualche modo cercavo un varco per farmi perdonare.

Sbuffò stufa, dissentendo.
"Non ne ho voglia. Davvero e non mi devi spiegare nulla. È successo 9 anni fa è ricapitato ora, ma non succederà più. E mi va bene. Se non altro ho imparato a non ricadere nel passato. Buone cose Mark" mi liquidò con quelle parole, mentre restavo inerme a fissare un punto non preciso, sentendo la porta richiudersi.

Mi girai di nuovo verso il mio amico che mi mimò un "dalle tempo" seguito da un mio annuire privo di qualsiasi cosa, mentre kitty mi guardò fredda per sparire dalla mia visuale entrando in casa.

Una Seduzione DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora