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Era vero, dovevamo parlare. Ma in quel momento l'unico pensiero era di non allontanarci. Potrebbe essere stato un atto di egoismo, ma le avrei detto che sapevo tutto, al rientro a New York. Ancora non capivo perché non avesse detto subito tutto lei dall'inizio. Fingere tutto così. E potevo essere incazzato, deluso, ma non ci riuscivo a pieno, e forse lo stronzo che ero stato in passato stava scontando le sue pene nel presente.

Eravamo di nuovo a crogiolarci nel letto, e sarei rimasto in quella camera tutto il giorno, se solo non eravamo a casa di gente.
"Sei bellissima anche vista di schiena" le sussurrai sull'orecchio, sentendola sospirare ad accoccolarsi meglio contro il mio petto, mentre le circondavo le sue braccia con le mia, lasciandogli teneri baci sulle spalle.

"Mi metti in imbarazzo" affermò, prendendo un lembo di lenzuolo, portandoselo davanti al viso.

"Non dovresti. Adoro anche i tuoi piccoli nei che costellano la tua deliziosa schiena" ricalcai per vederla ancora più rossa in viso di quanto già non fosse. Il problema era che lo pensavo davvero, mi stavo intrappolando da solo in qualcosa più grande di me.

Finché non si scansò, scaraventandomi il guanciale sul quale il minuto prima erano adagiati i suoi capelli, sul viso.
"Dobbiamo scendere" rivelò, raccogliendo le mutandine pulite, infilandosele, alzando una gamba alla volta sotto il mio sguardo malizioso.
"Puoi smetterla di guardarmi così?" Chiese tra lo scocciato e il divertito, agganciandosi il reggiseno da dietro.

"Così come?" Domandai, innalzando il sopracciglio, passandomi il pollice sulle labbra, scalciando le lenzuola per avvicinarmi a lei, che sospirava, puntando lo sguardo sulle mattonelle.
"Così come..." affermai sta volta, cingendole i fianchi da dietro, accarezzandoli con la voglia che cresceva di nuovo, sentendo la stoffa dei boxer tirare. Poggiando il mento sulla sua scapola.

"Di essere così terribilmente sexy, capo" ammise, staccandomi le mani dai suoi fianchi, girandosi, aggrappandosi al mio collo, mentre la tirai su per le natiche, avvertendo l'erezione strusciare sul tessuto delle sue mutandine velate, prendendo possesso delle sue labbra con maggior trasporto. Mi leccò piano con la punta della lingua il labbro superiore, facendo scivolare la mia lingua con irruenza dentro la sua bocca. E l'odore di menta dei nostri dentifrici confondersi.

"Dicevi così?" La rilasciai, ridendo sfacciatamente, vedendola sbruffare per farmi un sorrisino malizioso.
Finendo di vestirsi. Mentre il cellulare nella sua borsa squillò.

Mi guardò preoccupata, mordendosi l'interno della guancia, per piegarsi a recuperare il telefono, e la sua faccia dispiaciuta, leggendo che fosse Trevor, intimandomi con il dito ed un'alzata di spalle che doveva rispondere.
Ridussi gli occhi a due fessure, passandomi la mano tra i capelli furioso, vedendola chiudere la porta, mentre mi vestii.

Era sempre in mezzo, e sarebbe finito. Era così intelligente ma ingenua da non accorgersi che Trevor non aveva mai lasciato Lisa e mai l'avrebbe lasciata, poiché avevano intenzione di sposarsi. Non spettava a me aprirgli gli occhi, non spettava a me fare la parte dello stronzo spezza cuori. Lo ero stato in passato ed ora il io intento era di vederla felice con me, contro il fatto che mi avesse mentito.

Mi avviai giù per le scale, trovando tutti di sotto, ed anche Cristhina che mi gettò un'occhiata maliziosa, per poi tornare a ridere e parlare con Maggie e Paul.
Mentre Anthony mi prese da parte.
"Allora?" Chiese curioso, fissandomi con il verde delle sue iridi.
"Guarda che mi sembra una brava ragazza. Non fare il coglione ti prego. La vostra falsa ha retto davvero pochissimo. Cazzo sei un pessimo attore Mark" rivelò ridendo, tirandomi una pacca sulla spalla.

Una Seduzione DivertenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora