18. "Io ci sono" e chiamate accettate

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Quando Zayn arrivò a casa di Liam, ancora con gli occhi arrossati dal pianto e l'andatura incerta, l'amico gli corse incontro unendosi in un abbraccio alla fine del vialetto. Si limitarono solo a quello, dato che Liam sapeva che la sua famiglia li stava osservando, nascosta dalle tende delle finestre della sala da pranzo.

Mentre aspettava che il suo ragazzo arrivasse, Liam cercò di ricordare un episodio passato nel quale avesse sentito la voce di Zayn così rotta dai singhiozzi, che lo pregava di offrirgli un tetto. Liam era certo che anche se tra loro non ci fosse stato quello che di fatto era il loro segreto da qualche settimana, in casa sua ci sarebbe sempre stato posto per un amico in difficoltà.

Quando aveva risposto alla chiamata immaginò che il suo viso fosse il ritratto della paura e della preoccupazione dato che sua madre continuò a chiedergli cosa avesse. Cercò di sembrare meno angosciato di quanto in realtà fosse, e raccogliendo dall'attaccapanni la sua felpa, uscì per aspettare l'arrivo della macchina di Zayn accennando ai suoi genitori che l'amico aveva avuto un'accesa discussione con i suoi genitori e che ora aveva bisogno di un posto dove stare mentre le cose si sistemavano, pur non sapendo perché Zayn se ne stava andando di casa.

Karen Payne accolse l'amico del figlio con calore materno e gentilezza offrendogli un piatto di arrosto con patate e una fetta di torta al cioccolato che Zayn declinò con gentilezza dicendo che non stava bene e che avrebbe preferito riposare.

Così anche la cena che Liam stava consumando si raffreddò, mentre conduceva il moro nella sua stanza al secondo piano e chiudendo la porta. Zayn, ora, se ne stava semplicemente seduto sul letto, Liam sistemava le cose che l'amico aveva cacciato alla rinfusa nel suo borsone. Sistemati i vari capi in un cassetto vuoto dell'armadio, Liam cominciò a preparare un letto che solitamente veniva riposto sotto il suo.

Quando ebbe finito Lì non vide altre motivo che gli vietavano di avvicinarsi al ragazzo e chiedergli cosa fosse successo.

Zayn indossava una felpa enorme e informe blu, un paio di jeans strappati in diversi punti e degli stivaletti neri. Aveva lo sguardo vuoto e triste: gli occhi solitamente di un caldo color caramello ora sembravano più cupi e quasi morti. Giocava con gli anelli che gli decoravano le dita ma l'amico avrebbe potuto scommettere che nemmeno lui ne fosse consapevole.

Cautamente, Liam si sedette accanto a Zayn, e molto lentamente in modo che chiunque avrebbe potuto cogliere l'intenzione nel gesto, posò la sua mano su quella dell'amico. Quest'ultimo sembro ritornare in quella stanza e volse lo sguardo al suo ragazzo che lo fissava preoccupato. Sentiva le lacrime che ormai non poteva più trattenere, scappare dalle sue lunghe ciglia, che quando chiudeva gli occhi erano come le sbarre di una prigione. Poggiò la testa sulla spalla di Liam, che avvolse le muscolose braccia intorno al corpo di Zayn che ora cercava di farsi sempre più piccolo ed invisibile quasi esprimendo la volontà di sparire.

<<Ti prego Zay dimmi cose è successo.>> Chiese Liam a voce così bassa che nemmeno lui fu certo se avesse solo pensato a quelle parole. L'amico farfugliò qualcosa che però Liam non riuscì a capire, e così chiese di ripetere.

<<Sa di noi, mio padre lo sa.>> Rispose Zayn, alzando la testa dalla spalla dell'amico e guardandolo cominciò a singhiozzare più forte.

Liam gli baciò le labbra, che ora avevano il sapore salato delle lacrime, lo coccolò tra le sue braccia come un bambino spaventato finché non si calmò. Gli raccontò della discussione con il padre, le preghiere della madre di restare e di quanto già gli mancassero le sue sorelle.

Se Zayn in altre situazioni se ne fregava dell'opinione delle persone, Liam sapeva che quella volta era un caso del tutto diverso, sapeva dell'alta considerazione che Zayn aveva del padre e probabilmente, anzi no certamente, il rifiuto e l'averlo cacciato di casa l'avevano devastato.

Sitting on the roof || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora