24. Pace per Eleanor e tutto in malora.

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Quando Louis lanciò uno sguardo all'orologio appeso al muro erano da poco le sei di sera. Mancava solo un'ora e poi se ne sarebbe tornato a casa.

Era stata una giornata lavorativa davvero vivace, la nonna di Eleanor si era dimostrata particolarmente scorbutica e irritabile quel giovedì facendo venir un gran mal di testa al ragazzo.

La mattina avevano fatto una passeggiata al parco e l'anziana signora non aveva perso l'occasione di richiamare dei ragazzini che stavano semplicemente giocando a calcio, dicendo di andare altrove a farlo. Louis sorpreso dall'intervento aveva sollevato le spalle in direzione dei ragazzini lasciando intendere che non poteva farci nulla. Anche se con il passare delle ore, più volte Louis era stato stuzzicato dall'idea di imbavagliarla.

Il pomeriggio non era certo andato meglio. Verso le tre aveva iniziato a piovere causando altre lamentele da parte di Diana. Louis ormai aveva accantonato la gentilezza di usare Signora.

Ogni volta che la donna apriva bocca il ragazzo non poteva fare a meno di alzare gli occhi al cielo, pregando in un aiuto. Tanto per cambiare, il flusso di pensieri di Louis fu interrotto dalla voce di Diana.

<<Cos'è questo rumore?>> Chiese la donna, sottintendendo che tale rumore le dava fastidio.

<<È la lavatrice.>> Rispose Louis con tono annoiato senza staccare gli occhi dall'articolo di giornale che stava leggendo.

Ovviamente avrebbe preferito avere un passatempo meno noioso, senza contare che desiderava fumare una sigaretta più di qualsiasi altra cosa, ma in quella casa o leggevi in silenzio o scappavi urlando.

<<Spegnila, fa troppo rumore.>> Ordinò Diana, urlando in direzione di Louis.

Il ragazzo, speranzoso che quei cinquantasette minuti passassero come se fossero venti secondi, prese tempo, finì di leggere l'articolo, girò pagina e poi parlò.

<<E dopo io come faccio a ignorarti?>> Rispose con voce atona, fissando l'anziana senza alcuna particolare emozione.

Dopo quella domanda retorica, il colorito solitamente pallido del dono cominciò a decorarsi di macchie rosse, di rabbia ipotizzò il moro, ma non ne era sicuro.

Stava per aver un infarto? Ictus? Sarebbe finito in prigione? Dalla morte della sua <<paziente<< quanto tempo avrebbe avuto per cercare risposte su Google prima di essere arrestato?

<<Tu, razza di def->> il resto della frase sarebbe stato facile da indovinare, ma in silenzio calò nella sala al suonare del campanello.

Louis dopo un cortese ma falso sorriso, si diresse verso l'entrata per vedere chi fosse.

Lo spioncino rivelò la figura esile e sorridente di Eleanor che era impegnata a chiudere l'ombrello che aveva usato per ripararsi dalla pioggia torrenziale.

Louis sorrise e aprì la porta, accogliendo la ragazza.

<<Ciao Eleanor!>> La salutò Louis, facendosi da parte e lasciandola entrare.

<<Ehi come va?>> Rispose la ragazza sorridendo al ragazzo e lasciando la borsa accanto alle scarpe sull'entrata della casa.

<<Non ci si annoia.>> In futuro, Louis si chiese perché disse quelle esatte parole, anziché "Un disastro" o "mi licenzio", ma quelle che veramente pronunciò erano parole che non erano mai passate dall'anticamera del suo cervello.

Il viso della ragazza mostrò al moro un'espressione di piacevole sorpresa dato che raramente qualcuno delle precedenti persone assunte non aveva cominciato a lamentarsi nell'esatto momento in cui la ragazza avevo messo piede in casa.

Sitting on the roof || h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora