<<Non che la tua presenza qui mi disturbi Anya, ma potresti spiegarmi?>> Chiese, forse per quella che era la novantesima volta, Irina mentre sedeva sul divano di fronte a quello di Kate.
<<No, preferirei che i miei drammi interiori rimanessero tali.>> rispose gentilmente la nipote, mentre sfogliava le pagine del libro che stava leggendo. Guerra e Pace di Tolstoj una lettura impegnativa per tenere occupata ogni singola parte del proprio cervello, anche quella che ogni tanto la portava a pensare a lui.
Irina sbuffò e riprese in mano il cellulare che aveva precedentemente appoggiato sul tavolino da caffè e inizio a digitare, il tutto senza dimenticarsi di mettere il broncio.
Kate si rese conto che non era poi così presa dalla lettura visto che sentì quasi subito la leggera vibrazione del cellulare che aveva riposto sotto il cuscino al quale era appoggiata con la schiena.
Si chiese chi – di nuovo- potesse essere: tutte le persone che aveva lasciato in Inghilterra avevano provato almeno due volte a chiamarla ma in particolare Harry sembrava non avesse altro da fare che comporre il suo numero tutto il giorno.
Tutti ormai si erano arresi, a eccezione del riccio che però non riceveva alcuna risposta. Kate dava notizie del suo stato attraverso le telefonate che sua zia Irina riceveva e che dai genitori di Kate venivano riferite agli amici, Harry compreso. Ma questo non significava che il ragazzo avrebbe smesso di chiamare Kate, la quale si chiedeva quale fosse il vero motivo, cosa voleva veramente dirle?
Quando accese lo schermo del telefono lesse il mittente del messaggio: Zia Irina.
<<Andiamo sei più matura di così!>> Disse la nipote riferendosi alla sorella della madre.
<<Oh non sopravvalutarmi, posso essere immatura e insistente quanto mi va<< e detto ciò Irina riprese a scrivere una serie di messaggi che inviò a distanza di pochi secondi. "Parlami", "Racconta dai!", "So mantenere un segreto!">>. Quest'ultima affermazione nonostante tutto era vera, Irina sapeva nascondere un segreto e sapeva sempre quando era il momento giusto per svelarlo.
Kate però fu irremovibile e rispose semplicemente con un freddo "NO.".
Irina sbuffò, getto dall'altro lato del divano il cellulare e si liberò della coperta che fino a qualche minuto prima le avvolgeva le gambe e parte del busto. Si alzò e si sedette sul comodo tappeto steso sul pavimento della biblioteca. Allungò la mano e punzecchiò la nipote.
<<Ahi, ma sei matta?>> Reagì Kate, portando la mano sinistra sul braccio destro, nel punto in cui aveva ricevuto il pizzicotto.
<<Eddai con chi hai litigato?>> Domandò la zia, poggiando le braccia sulla seduta del divano e poi appoggiandosi la testa con uno sguardo che Alexandra avrebbe definito ipnotico. E Kate sapeva perché veniva chiamato così: aveva visto reggimenti di persone intere cedere sotto quei luminosissimi occhi azzurri.
Kate decise che la tattica migliore per non cedere era quella di continuare a leggere – o almeno fare finta- e ignorare la zia.
<<Norah? Tuo padre? La nonna? Uno dei tuo amici del pianerottolo?>> Provò a indovinare Irina, scalando ad ogni parola il divano fino a trovarsi seduta accanto alla nipote schiacciata tra il suo corpo e lo schienale del divano.
<<Del tetto non del pianerottolo scema!>> La corresse Kate che non riuscì a trattenere la risata che ne seguì. Nonostante il grado di parentela che le legava le due spesso venivano confuse come sorelle. Avevano nove anni di differenza, perciò quando Norah rimase incinta Irina era una bambina, felice che dopo la sorella maggiore fosse il suo turno essere la più grande. Era affezionata a Kate e pericolosamente protettiva nei suoi confronti. A vederle da fuori sembravano proprio due sorelle, che bisticciavano e se ne dicevano dietro di tutti i colori. Si assomigliavano anche un po'ma solo per quanto riguarda i tratti del viso: se Kate aveva intensi occhi versi e capelli scuri quella di Irina erano neri come la pece e gli occhi di un azzurro brillante.
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Sitting on the roof || h.s.
FanfictionSe gli avessero chiesto "Vi sentite invincibili a stare su un tetto di un palazzo abbandonato?" Loro avrebbero risposto di no, ma diamine gli sembrava di essere più vicini alle stelle, avevano vissuto e osservato tante di quelle avventure, che anche...