Capitolo 25

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Entro dentro con la spada snudata.

L'appartamento è semi devastato, come se fosse passato da poco un uragano. Di fronte a me c'è Simon nella sua forma guerriera a metà tra uomo e animale, alto quasi tre metri, con i muscoli gonfi dallo sforzo e il volto semi trasformato. Dalla mascella escono i denti di tigre ben visibili e completamente formati.

Il pelo gli ricopre la testa e il collo. La folta criniera striata gli scende lungo la schiena, il petto e le braccia. Le mani sono enormi e terminano con lunghi artigli. Il pelo prosegue lungo la vita e le gambe; i piedi hanno lunghe unghie prominenti che stridono con forza sul parquet appena si muove.

La trasformazione deve averlo colto all'improvviso e senza controllo perché le scarpe e i vestiti sono ammassati per la stanza e a brandelli. Sono sopravvissuti solo parte dei calzoni della tuta fino a sopra il ginocchio.

Lui si gira ed emette un ruggito che fa tremare la stanza e i vetri e per la forza sprigionata ed improvvisa, quasi perdo l'equilibrio.

Ha il volto sconvolto, stravolto, disperato. Quasi irriconoscibile e deformato dalla sofferenza.

Mantengo una certa distanza di sicurezza, ma mi avvicino con calma.

"Simon," gli dico cercando di attirare la sua attenzione, "cosa è successo?"

Lui emette un altro ruggito e colpisce con il dorso della mano una lampada che vola attraverso la stanza e si va ad infrangere sulla parete opposta.

Cerco di mantenere la calma.

A e B mi dicono da fuori la porta di fare attenzione.

Io mi accorgo di avere ancora la spada in mano e la rinfodero lentamente.

Simon ora si gira verso di me e quasi urlando dice: "È tutta colpa mia!"

Mi avvicino ancora: "Simon, ti prego. Dimmi cosa è successo."

Lui a quel punto crolla in ginocchio ed inizia a piangere.

Non riesco più a trattenermi nonostante il pericolo che rappresenta e corro verso di lui.

Appoggio le mani sulle sue, in confronto le mie sembrano quelle di una bambina.

Sollevo le sue enormi dita, delicatamente, per liberare il volto, comunque magnifico e magnetico anche in questa forma semi umana, seppur sconvolgente.

Lui alza lo sguardo e mi scruta con occhi velati dalle lacrime di sofferenza.

Poi stentando a parlare a causa dei singhiozzi che sconquassano il suo enorme corpo, sussurra: "Avevi ragione tu... Non avrei dovuto insistere. È colpa mia... Non me lo perdonerò mai se gli dovesse succedere qualcosa!"

"Simon, calmati. Respira profondamente e dimmi cosa è successo."

Lui mi guarda sempre dall'alto verso il basso, nonostante sia in ginocchio di fronte a me, e poi con voce rassegnata mi risponde: "Ho mandato una squadra dei miei migliori uomini a prelevare Daniel. Sulla strada, poco prima che entrassero in città, sono stati attaccati. Un forte incantesimo ha immobilizzato tutti. Hanno decapitato i miei quattro uomini migliori e messo le loro teste su delle picche. Gli altri li hanno lasciati lì, congelati e impotenti ed hanno rapito Daniel!"

Riscoppia a piangere, inconsolabile.

Sono sconvolta. Quei bastardi hanno rapito il dolce e gentile Daniel.

Figli di puttana!

Se gli fanno del male...

"Simon, ascoltami. Non è colpa tua. Anche se non lo avessi trasferito in città lo avrebbero comunque rapito nella casa dei tuoi zii e magari avrebbero ucciso anche loro! Non è stato rapito perché hai deciso di spostarlo. Era ormai diventato un bersaglio." Faccio una pausa perché gli sto per rivelare cosa ho scoperto, ma non faccio in tempo a proseguire perché forse le mie parole devono aver fatto breccia nella sua disperazione e attirato la sua attenzione.

The Bounty Hunter - La cacciatrice di taglie (Vol. 1) - (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora