Capitolo 14

328 12 0
                                    

                  

Come promesso, una delle auto di Simon mi porta fino a casa.

Il tragitto è rapido e silenzioso, dato che l'autista pare sia muto, ma meglio così: non sono certo in vena di chiacchiere.

Non ne potevo davvero più di stare rinchiusa in quel palazzo e finalmente, poco dopo, eccomi varcare la soglia del mio appartamento!

Appena entrata, sento un forte miagolio di saluto misto a rimprovero. C'è quella nota di sdegno e superiorità... che solo i felini riescono a comunicare.

Missy poi sbuca improvvisamente dalla cucina e trotterella verso di me, con calma, per poi iniziare a fare degli otto tra le mie caviglie in segno di benvenuto e sollevando la coda come per salutarmi.

Mi abbasso e la prendo in braccio: "Mi sei mancata piccola pelosona."

Il suono delle sue fusa mi riempie le orecchie e il suo corpo vibra sotto le mie carezze.

"Vedo con piacere che anche a te sono mancata. Mi perdoni per essere sparita così a lungo?"

Missy sta benissimo, è ben nutrita e le hanno anche fatto un bagno. Il suo pelo è ancora più morbido del solito e profuma di fresco.

Anche la casa profuma.

Simon si è spinto oltre e deve aver fatto fare a qualcuno le pulizie in modo che tornassi in un appartamento pulito e ordinato.

Ci penso su un attimo e la cosa stranamente non mi disturba. Anzi, mi fa piacere che abbia avuto un pensiero così premuroso nei miei confronti. Le sue invasioni della mia privacy non mi innervosiscono più... forse mi ci sto abituando? O forse... sono semplicemente troppo stanca per arrabbiarmi e chiamarlo dandogli una bella strigliata.

Mi giro. La segreteria telefonica lampeggia con rabbiosità, come a ricordarmi che mi sono eclissata dalla mia vita e dal mio dovere troppo a lungo.

È ora di darsi da fare.

Mi avvicino al telefono ed inizio ad ascoltare i messaggi. La maggior parte sono di Carl, che passa dal nervosismo, alla frustrazione, fino alla preoccupazione per la mia prolungata assenza e silenzio, apparentemente, ingiustificato.

C'è anche un messaggio del Comandante degli hunter che mi chiede come sto e subito dopo se ho novità sul caso dei rapimenti. È evidente che era molto preoccupato per la mia salute...

Scrivo prima una mail in ufficio avvisando che sono guarita e che da ‪domani sarò di nuova operativa e passerò appena posso in sede.

Poi chiamo subito Carl.

Squilla una, due volte, poi finalmente mi risponde.

"Mak!" esordisce rabbiosamente lui, "Ma dove diavolo ti eri cacciata? Mi hai fatto preoccupare! Poi ho chiamato il Comando Centrale che mi ha detto che eri malata, però sono anche passato da casa tua e non c'eri. La simpatica vecchietta, tua vicina di casa, mi ha detto che non ti facevi vedere da più di una settimana! Mi sono spaventato a morte! Certo che potevi avvisarmi, dato che stiamo lavorando anche al caso insieme..."

Sta parlando a macchinetta, velocemente e senza pause. Sento anche che respira pesantemente per la rabbia repressa e l'agitazione. Sta quasi per ripartire con la sua filippica, ma lo interrompo.

"Carl, Carl! Fermati un secondo e lasciami spiegare."

"Spiegare? Mi hai fatto spaventare! Eri svanita nel nulla e si sapeva solo che eri malata e che però, stranamente, non eri nemmeno a casa tua a riguardarti come fanno tutti i comuni mortali."

The Bounty Hunter - La cacciatrice di taglie (Vol. 1) - (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora