Capitolo 11

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SIMON

Questa droga mi sta facendo impazzire e non ci voleva con tutti i problemi che ci sono in città e nel branco.

C'è parecchio malcontento e agitazione generale dopo l'espulsione dal Consiglio degli impuri. Un moto sotterraneo di proteste, che mi inquieta molto.

A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione per la 0C. I suoi effetti sui puri sono devastanti: una droga creata apposta in laboratorio per indebolirci e forse per spodestarci dal nostro ruolo di potere.

Come se non bastasse, qualche stupido della mia famiglia pensa di potermi fottere usurpandomi dal ruolo di capo branco e maschio alfa, perché sono, secondo loro, distratto dalla risoluzione del caso.

Che idioti!

Erano stati effettivamente dei giorni molto intensi e impegnativi, sia fisicamente che psicologicamente. Governare uno dei branchi più grandi di New York e i clan affiliati, mi porta via il 99% del mio tempo. Non so più cosa significhi avere delle ore libere da dedicare a me da troppo tempo, ormai.

Questo caso mi ha paradossalmente permesso di uscire dal castello di cristallo in cui mi ero rinchiuso e di respirare un po'.

C'è solo un problema che mi tormenta, un pensiero fisso, sta quasi diventando un'ossessione.

Assurdo, davvero assurdo il solo pensarlo.

Non capisco perché non riesco a togliermela dalla testa. Dal primo momento che l'ho vista, non ho fatto altro che pensare a lei e al caso.

La cosa strana e allo stesso tempo divertente, e forse per questo ancor più intrigante, è che non credo si renda per nulla conto di quanto sia affascinante e sexy. Degli sguardi che attira: pieni di ammirazione, ma anche timore e rispetto.

Si vede che ha una percezione distorta di sé: non si considera bella, anzi, e si comporta spesso come un uomo. Forse un atteggiamento dovuto al suo lavoro, in cui in effetti, sono tutti uomini e soprattutto pochi umani. Non deve essere stato facile emergere in un mondo così discriminante. Si è guadagnata il rispetto dei suoi colleghi e dei delinquenti stessi, pur essendo umana, anzi peggio, una donna umana.

So praticamente tutto su di lei, ma non cosa ha fatto di preciso prima di trasferirsi a New York più di dieci anni fa. Dovrò approfondire il discorso, il prima possibile.

Spero davvero che oggi stia meglio.

Quando l'ho vista lì per terra, sanguinante e ho ascoltato il suo battito cardiaco rallentare fino a quasi fermarsi del tutto, mi sono sentito morire. Non ho mai provato una disperazione così totale. Il solo pensiero di perderla senza aver avuto neanche il tempo di conoscerla davvero, mi ha fatto impazzire.

Ero fuori di me.

Ha salvato la mia vita senza curarsi della sua: un atto stupido, ma eroico. Forse solo Daniel avrebbe fatto lo stesso per me. Sugli altri miei fratelli non ci metterei la mano sul fuoco. C'è troppa rivalità e da troppo provano, ognuno con i suoi metodi, a prendere il potere.

Lei invece, senza esitazioni, lo ha fatto, rischiando pure di morire.

Non so ancora di preciso cosa provo. Forse nulla.

Ma sì, cosa vado a pensare!

Probabilmente è solo gratitudine, quindi mi sento in debito con lei ed io odio essere in debito, con chiunque, anche se è solo un essere umano.

Non può essere altro.

Non deve essere altro.

È un terreno minato, pericoloso: lei è un'umana. Una semplice e debole umana. Cibo, nulla di più.

The Bounty Hunter - La cacciatrice di taglie (Vol. 1) - (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora