Capitolo 32

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Saltando arrivo praticamente sul sedere del gigante. Per fortuna, essendo fatto di roccia, ha molti appigli e sono sempre stata un'ottima scalatrice.

Inizio ad arrampicarmi sulla sua schiena.

Il Golem si accorge di avere uno sgradito ospite, ma pur cercando di liberarsi di me, le sue braccia di pietra non sono così snodate da raggiungermi e farmi cadere.

Prendo la prima placca e la piazzo alla base della sua schiena. Intanto Simon, Carl e Sebastian cercano di tenerlo occupato.

Ad ogni movimento rischio di cadere giù, ma mi aggrappo ad ogni fessura o sporgenza con tutte le mie forze.

Cadere vuol dire fallire, e fallire vuol dire morire, ma soprattutto non salvare i giovani rapiti.

Continuo a scalare e arrivo alla base del collo. Qui piazzo la seconda placca.

Ora però sono in un punto raggiungibile, infatti evito la sua enorme mano per una frazione di secondo.

Contemporaneamente urlo: "Allontanatevi tutti! Quindici secondi!"

Poi tocco un bottone e la placca inizia a fare bip.

Comincio subito dopo a scendere. Non ho molto tempo ormai.

Dieci secondi.

Raggiungo la seconda placca. La attivo. Dieci secondi di tempo.

Il Golem capisce che qualcosa non va ed inizia ad indietreggiare. Gli altri nel frattempo si sono già allontanati e hanno preso riparo.

Salto per terra pronta a correre via.

Cinque secondi.

Mentre tocco terra, però, il Golem si è già girato verso di me, ho infatti sentito lo spostamento d'aria. Poi qualcuno mi urla: "Mak!"

Un avvertimento. Mi giro giusto in tempo per vedere che il bastardo mi sta per dare un calcio. Non posso fare nulla per evitarlo, solo prepararmi all'impatto e cercare di assorbire il colpo.

Illusa.

Il suo enorme piede mi colpisce all'addome. L'aria mi esce dai polmoni ed inizio a volare per la stanza. Mentre volo senza fiato, quasi lo ringrazio perché non credo che sarei riuscita ad allontanarmi altrettanto velocemente, se avessi corso.

Lo vedo infatti sempre più lontano, mentre continuo con il mio strano volo d'angelo. Poi, d'improvviso, colpisco il terreno e quasi perdo i sensi all'impatto. Sbatto gli occhi e cerco di respirare, senza successo. Sono a ben quindici metri da lui. Vicino a me c'è una colonna. Mi trascino verso di essa per cercare riparo, ma prima di raggiungerla sento in lontananza il bip bip che aumenta in frequenza e poi... boom!

Un boato.

Mi copro come meglio posso la testa e poco dopo mi raggiungono una serie di frammenti di roccia appartenenti al nostro ormai defunto e disintegrato Golem.

Cerco di alzarmi, ma non ce la faccio. Devo avere sicuramente delle costole rotte, infatti faccio ancora fatica a respirare.

Essere un'umana fa proprio schifo di questi tempi.

Dopo un paio di tentativi vani, riesco finalmente a mettermi in ginocchio. Mi coglie subito un colpo di tosse.

Mi guardo la mano: è piena di sangue. Merda! Una costola deve avermi perforato il polmone.

Non c'è tempo però e mi rialzo barcollando: azione che richiede un immenso sforzo e concentrazione da parte mia.

Sollevo la testa e vedo che lo schermo verde che protegge Agrios e le bare ora è perfettamente visibile, come se si fosse inspessito acquisendo potenza negli ultimi minuti. La gigantesca cupola verde è ormai ben visibile a tutti gli astanti.

The Bounty Hunter - La cacciatrice di taglie (Vol. 1) - (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora