chapter 29

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AUDREY'S POV

Arrivammo a casa mia. Potevo ancora sentire l'odore di quel liquido amaro.
"Ragazzi, avrò pure la faccia tosta, ma scusatemi per tutto quello che vi ho detto" mi scusai davanti a loro che erano seduti sul divano del mio salone.
"Non ti preoccupare" mi sorrise Maddie.
"In fondo sei sempre la mia migliore amica" mi abbracciò.
"Si infatti, ormai sei una sorella per me" mi abbracciò anche Nash.
"Io invece non posso arrabbiarmi con te, ti ricordo che abbiamo passato la nostra infanzia insieme" e infine le braccia di Cam mi racchiuso in un gesto caloroso.
"Quindi mi perdonate?"
"Ovvio, se no perchè saremmo venuti qui" ridacchiarono.
"Grazie" dissi e quella volta andai io ad abbracciarli.
"Ora vado in camera mia, fate come se foste a casa vostra. Se volete andare a riposarvi ci sono alcune stanze libere" li avvisai.
Salii le scale ad un passo lento e stanco. Andai nella mia stanza e mi stesi sul letto.
Le ore passarono. Io non riuscivo ancora a credere che Steven mi avesse solo usata, che avesse fatto quella cosa sia a Cameron che a Candy.
Io, in fondo lo amavo. Gli diedi la mia fiducia, il mio tempo, me stessa, il mio look, il mio comportamento, ma per fortuna, non gli diedi l'unica cosa che mi rimase.
Fissavo il soffito bianco della mia camera e tra le mie braccia avevo un orsacchitto. Il cielo passò dall'azzuro come il mare delle Bahamas al blu come il pigiama che indossavo in quel momento.
Guardai l'orario ed erano già le 22:34.
La porta fece rumore e di conseguenza diedi attenzione alla persona che l'aprì.
"Non vuoi mangiare?" mi chiese Cameron.
Scossi la testa "no, mangiate voi"
"Io non ho fame mentre gli altri due sono già a letto a dormire nella stanza degli ospiti" mi disse.
"Ah.. " sorrisi.
Lui chiuse la porta dietro di se lentamente e poi si sdraiò accanto a me.
Mise le sue mani dietro il suo capo e guardò con me il soffitto bianco, vuoto. Poteva non significare niente quello spazio ma per me era importante. Era come se dicessi tutto quello che pensavo a lui. Quel soffito mi conosceva bene nonostante passarono circa solo 5 mesi dal mio arrivo.
"A cosa stai pensando?" mi domandò il ragazzo steso accanto a me.
"A tante cose" ammisi.
"Vuoi condividerle con me?" chiese sta volta.
"No" risposi con un filo di voce, come se fosse un sussurro mentre guardavo ancora il soffitto.

16/12/16

Spaces | Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora