Capitolo 41

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Stella pov's
《Va bene, io vado》dico alzandomi da quell'angolino della stanza.
《Tu non vai da nessuna parte》urla Ludo tirandomi dal braccio e facendomi sedere accanto a lei. Io sbuffo e mi corico sul pavimento.
Guardo i miei amici giocare, ridere e bere, fisso il soffitto. Questo "panorama" non la potrò vedere per alcuni mesi. Quando i miei occhi finiscono sopra Fede, capisco che devo partire, devo chiarirmi le idee.
《Stella, se stai così mi vengono certi pensieri...》dice Samu. Fede lo fulmina con lo sguardo, Ludo, Andrew e Marco scoppiano a ridere e Reb gli dà un colpetto sul braccio ridacchiando.
《Guarda che so fare》dico alzandomi una gamba fino alla testa facendo una spaccata, sono molto elastica perché, quando non avevo che fare, ballavo hip-hop, freestyle, insomma, streetdance davanti allo specchio. Samu si alza e si butta sopra di me ed io lancio un urletto scoppiando a ridere.
《Samu, scendi!》gli urlo.
Reb lo tira dalla maglietta e lo mette a sedere, io non riesco a non smettere di ridere.
《Sono gelosa, specialmente di quella tizia lì》dice Reb indicandomi. Samu ignora Reb, mi tira da un braccio e mi fa sedere sulle sue gambe. Hanno bevuto troppo.
Dopo altri bicchieri, altre verità ed obblighi imbarazzanti, iniziano ad andarsene tutti, sono le tre del mattino e fra sette ore devo partire. Tutti mi salutano e se ne vanno, tranne Fede e Ludo, bhe è la casa di Ludo.
《Vado a dormire》dice Ludo correndo sulle scale e chiudendo la porta della sua stanza a chiave, lasciando me e Fede soli. Stronza.
In un nanosecondo mi ritrovo attaccata al muro con Fede davanti. Mi mancherà questa "moda" anche se, credo proprio, che non finirà qui.
《Perché ti sei seduta sulle gambe di Samu? Perché l'hai salutato in quel modo? Sai che impazzisco quando stai vicino ad un ragazzo.》geloso... anche se, forse, ho esagerato quando ho salutato Samu: sono saltata sopra di lui ma, intanto, lui mi ha sempre salvato la vita.
《Ma io voglio che tu impazzisca all'idea di me che sfioro qualcun altro》dico spingendolo ed uscendo da quella casa.
Ma certe frasi, certe parole, da dove mi escono? Perché le dico? Io voglio che Fede impazzisca all'idea di me con qualcun altro? Che sia geloso? Ho problemi seri, altro che Torino, io dovrei partire verso un manicomio.
Tutto d'un tratto sento una mano sulla mia bocca e un braccio intorno alla vita. Mi alza da terra, io cerco di liberarmi ma niente. Con qualcosa mi dà un botta in testa ed io svengo all'istante.
Mi sveglio. Mi fanno male le braccia. Ma dove sono? È tutto scuro e... aspetta, sfioro il pavimento con le punte dei piedi, ai polsi ho delle catene...mi hanno appesa al soffitto?
Improvvisamente la luce si accende, è fastidiosa ai miei occhi. Davanti a me tre figure, non riesco ancora a mettere a fuoco.
《La principessa si è svegliata》sento dire da qualcuno.
Quando riesco a distinguere le ombre che ho davanti mi si ghiaccia il sangue. Ci risiamo... Leonel, Giorgio e Giulio. Mi guardo intorno, sembra un garage.
Cerco di tirare le catene ma non ottengo nient'altro che dolore ai polsi, queste specie di manette mi stanno strettissime.
《Fidati, non riuscirai a liberarti molto facilmente》ride Giorgio.
《Che cosa volete?》chiedo con un filo di voce, ho la bocca secca.
《Tesoro, lo sai cosa vogliamo》dice Leonel. Dopo otto anni, ben otto anni, che lo conosco mi fa questo. La persona di cui ero innamorata, quella di cui mi fidavo, mi ha legata in questa manieta nel bel mezzo di un garage.
《Non vi devo niente》rispondo.
《Mh, sicura?》mi chiede Giulio.
《Sicura》
《Mh... ricordi quando, alla festa, ce n'è siamo andati?》io faccio uno sguardo accigliato e scuoto la testa in segno di no. C'erano anche loro alla festa?
《Ecco, come immaginavo. Alla festa, c'eravamo anche noi ma, la tua guardia del corpo, ti ha difesa e non abbiamo potuto farti niente. Dopo siete scesi di sotto per prendere da bere e noi dentro abbiamo messo qualcosa ed ora voi due non ricordate niente, giusto? Bhe sei in debito con noi per entrambi le dosi, almeno che non vuoi che prendiamo anche il tuo amichetto Federico》mi si gela il sangue. Ci hanno drogato ecco perché non ricordiamo niente di quella sera...
《Non ve l'abbiamo chiesto noi, ci avete drogato voi!》cerco di urlare ma sono quasi senza voce, non ho forze, energie.
Leonel si avvicina a me ed inizia a togliermi gli stivali, io gli tiro un calcio. Giorgio arriva in suo soccorso tenendomi le gambe ferme, riesco solo a scuoterle ma niente di più e Leonel toglie i miei stivali. Cerca di togliermi la gonna, riesco a liberarmi della presa di Giorgio e sferro calci ad entrambi. Giorgio tira un pugno nella mia gamba e Giulio lo segue dall'altro lato.
《Se stai ferma facciamo prima》dice Leonel ed io gli do un calcio con le ultime forze che ho in colpo. E, stavolta, Leonel mi dà un pugno nello stomaco. Cerca, di nuovo, di togliermi la gonna ma non glielo concedo.
《Fortuna che hai messo una gonna》dice lui ridacchiando e mettendo la mano sotto. Infila le dita dentro le mie mutande, cerco di toglierlo ma non ho l'energie giuste. Giorgio e Giulio continuano a pizzicare la pelle e a dare pugni. Chiudo gli occhi e mi arrendo finché Leonel, Giorgio e Giulio non se ne vanno, lasciandomi da sola, al freddo e al buio in questo maledetto garage. Non so che ore sono, non so niente... anzi, so solo che fra poche ore dovrei partire.
Cerco in tutti i modi di liberarmi da quelle catene ma non ci riesco, più tiro, più mi faccio male, più cerco di alzarmi dalle catene per arrivare in cima cercando di staccarle da lì, più non ho forze.
Improvvisamente sento qualcuno che prova tutte le chiavi da un mazzo. Riesce a liberarmi.
《Sei ancora in tempo per partire, esci e corri. Non fermarti! Corri sempre. Capito?》questa voce. Ciccio. Ciccio che mi salva?
《Non stare lì imbambolata, torneranno fra poco, vai, non fare domande. Corri!》mi urla lui. Prendo gli stivali ed inizio a correre. Corro senza una meta ma, aspetta, sono vicino casa mia.
Vado a casa, entro, chiudo il portone e mi dirigo subito nella mia cameretta. Mi guardo allo specchio, tutto il corpo è pieno di lividi e graffi.
Vado in bagno e asciugo il sangue che esce dalle ferite. Fa male.
Metto un paio di pantaloni stretti neri ed una maglietta bianca e larga. Prendo i trucchi e cerco di coprire alcuni segni nel collo senza, però, ottenere risulatati. Indosso una sciarpa, metto un giubotto di pelle, chiudo la cerniera. Anto mi invia un sms dicendomi che è sotto casa mia. A Torino viene anche lei con me, dovrebbe salire tutta la squadra la prossima settimana ma ho chiesto al mister di far partire lei con me.
Entro nella macchina di Anto, neanche la saluto.
《Ste, che hai?》mi chiede lei
《Niente》rispondo io fredda e con un tono senza emozione.
Lei mi guarda ma non dice niente, sa che quando voglio parlare parlo, sa che non deve insistere. Arriviamo in aeroporto, mi sistemo la sciarpa e scendo. Prendo i bagagli ed entriamo.
Appena arriviamo ci troviamo davanti Andrew, Fede, Ludo e Reb.
《Ragazzi, che ci fate qui?》chiede Anto.
《Ti dovevamo saluatare》dice sorridendo Ludo. Io nascondo il viso sotto la sciarpa, lasciando scoperti solo gli occhi e le mani nelle tasche del giubotto.
《Non dovete giocarvi la scuola ogni volta che ne avete la possibilità, a scuola si va sempre!》li rimprovera ironicamente Anto.
《Non potevamo non salutare Messybaldo》dice Andrew avvicinandosi e abbracciandomi forte, mi fa male, troppo male ma non fiato.
《Ti raccomando, fai vedere a Dybala chi comanda!》dice lui con un sorrisone ed io annuisco solo.
Anto saluta tutti molto velocemente.
Ludo si avvicina stringendomi dal collo, la sento piangere.
《Ti voglio bene》riesco a sussurrare.
《Anch'io ti voglio bene. Ti raccomando, fatti sentire e non combinare guai》lo spero anch'io...
Reb si butta sopra di me, mi stringe e mi solleva dai fianchi. Dolore, dolore, dolore.
《Ed ora con chi parlerò di unicorni in classe?》mi chiede lei ed io le mostro il telefono, come per dire: "mandami sms".
Fede mi abbraccia senza stringere , io mi sento un vuoto, cedo, sono io quella a stringere forte la sua maglietta e a noscondere il viso fra la sua spalla e la sua testa.
《Giuro che questa me la paga》mi sussurra Fede. Ha capito?
《Stella, stanno chiamando il nostro volo, andiamo》dice Anto.
《Fai buon viaggio》mi dice lui dandomi un bacio nei capelli e lasciandomi andare. Gli vorrei dire tutto quello che mi è successo, che Leonel ha abusato di me, che Giorgio e Giulio mi picchiavano, il fatto che, quella sera, ci hanno drogato con l'ultimo cocktail e che è stato proprio Ciccio a salvarmi, a lasciarmi andare. Vorrei dirgli di non fare cazzate, vorrei prenderlo dalla maglietta, tirarlo e baciarlo... ma non trovo le forze. Lo guardo negli occhi, faccio un passo indietro, mi giro e seguo Anto senza voltarmi indietro. Saliamo sull'aereo e decolliamo. Guardo dal finestrino i palazzi di quella città, quella terra che mi ha portato solo guai su guai, depressione su depressione ma che, in questo momento, non vorrei lasciare. Ho lasciato i miei amici, le mie ancore di salvezza. Non m'importa niente di questa città ma di loro si. Reb e i suoi capelli biondi che per poterli guardare servono gli occhiali da sole, Ludo e la sua innocenza, Samu e le sue distrazioni, Andrew e i suoi soprannomi assurdi e Fede... bhe Fede è troppe cose.
Appoggio la testa al sedile e cerco di lasciarmi tutto alle spalle, adesso mi aspettano solo Torino, Paulo, la Juventus, il calcio, gli allenamenti e le partite.
Sono pronta ad affrontare questa esperienza? Non riuscirò mai a voltare pagina, so già che, quando tornerò, tutto mi trascinerà indietro.
《Stella, rilassati, andrà tutto bene! Ci sono io al tuo fianco, forza che ti alleni con Paulo, daje! Torino arriviamo!》mi incita Anto. Le voglio un bene dell'anima.
Torino, sto arrivando!

"Stravolgimi il domani
Portami in alto come gli aeroplani"

"A volte è così bello non avere controllo senza il peso del mondo sul collo, decollo"

"Sono di carta tutti gli aeroplani"

"Sei come gli aeroplani, volo sopra le città"

Il mio Diazepam BluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora