Capitolo 57

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Stella pov's
《Mamma, dove stiamo andando?》chiedo a mia madre. Aspetta, mia madre?
《Tesoro, alla finale di campionato di tuo fratello!》risponde con un sorrisone sul volto. Quel sorriso...
《Tanto vinceremo noi, siamo troppo forti!》dice mio fratello fiero. Quegli occhi color smeraldo.
《Grazie, abbiamo gli attaccanti più forti!》ribatte mio padre.
《Gioca anche Paulo?》chiedo con ingenuità. Dio, ero follemente innamorata di lui da piccola, rido.
《Ma non é che ti piace Paulo, eh?》chiede mia madre, io metto su il broncio e tutti scoppiano a ridere.
In un nano secondo, quelle risate, non si sentono più, l'unico rumore che riecheggia nell'aria è lo sritere di gomme e un 'vi voglio bene' sussurrato da una voce femminile: mia madre.
L'acqua inizia a salire di livello e tingersi di un rosso sempre più scuro.
Una luce, un raggio di sole, arriva da l'alto colpendomi in pieno volto. Una mano si fa notare e si avvicina a me. Allungo il braccio ma é troppo corto: non ci arrivo.
《Aiutami, per favore!》urlo con la poca voce rimasta nel mio corpicino.
L'acqua mi ha quasi sommerso, riesco a sfiorare le dita di quella mano, quella della mia unica salvezza.
Cerco di fare un salto, afferro la mano ma, subito dopo, la presa scivola e, in quel momento, sprofondo nell'abisso.

Mi sveglio saltando seduta sul letto.
Le coperte sono buttate a terra, io sono tutta sudata, i vestiti sono attaccati al mio corpo e i capelli sono umidi. Guardo l'orologio: 17:21. Ho dormito così tanto?
Dio, un altro incubo. Sono ritornati e ancora più forti di prima... cosa mi sta succedendo?
Il sorriso di mia madre, gli occhi di mio fratello, la risata di mio padre, la partita che non si è mai tenuta.
Mi mancano, mi manca vederli, sentire le lori voci, una volta nella vita, vorrei sognare un gioro splendido trascorso con loro, ricordare i loro sorrisi, i loro sguardi, vorrei ricordarli per altro e non tramite uno stupido incubo.
Vorrei sognare tutte le volte che andavamo ad una partita di mio fratello, i festeggiamenti per le vittorie, le volte che andavamo al mare, quando mio padre cercò di insegnarmi a nuotare, i giochi stupidi inventanti per far passare il tempo e non quel 'vi voglio bene' sussurrato da mia madre prima che ci lasciasse.
Rivedere me in quel sogno fa male.
Gli occhi erano di un celeste chiaro, tendente al grigio, anzi, al bianco, ed emanevano una luce particolare, la luce di chi ha tutta la vita davanti, di chi non ha sofferto, forse, al massimo, di chi ha pianto perché il gelato è caduto per terra, di chi non si aspetta che, da lì a pochi secondi dopo, la vita le avrebbe riservato un brutto scherzo.
I capelli erano di un castano chiaro, lucenti anche essi.
La pelle liscia e pura, senza marchi e senza macchie.
Quell'abitino sobrio che rivestiva il mio corpicino perfetto.
Torno alla realtà, mi guardo intorno, mi alzo e mi diriggo al bagno.
Guardo la figura che riemerge nello specchio, è la mia immagine riflessa: sembra che abbiano rimpiazzato le iridi dei miei occhi con dei cubetti di ghiaccio, i miei occhi sono così freddi e cupi, quasi senza speranza.
I miei capelli sono neri come la pece, ormai hanno perso la loro lucentezza naturale.
La pelle è ormai marchiata dai segni dei tagli, macchiata dai tatuaggi e decorata con tanto di pearcing.
Gli abitini sobri hanno lasciato spazio a pantaloncini, pantaloni stretti, magliettine, top e abiti che arrivano a metà coscia con scollature, non troppo volgari.
Che fine hanno fatto i miei occhi celesti chiaro, i miei capelli castani lucidi, la mia pelle liscia e pura ed i miei vestitini tanto carini?
Bhe, Ella Dolo Alicia è morta in quell'incidente e con lei sono morti anche i suoi occhi, i suoi capelli, la sua pelle ed i suoi vestiti.
Chissà cosa pensano i miei genitori della ragazza che sono diventara ora, la ragazza che riesce ad evadere da tutto solo grazie all'autolesionismo, alla droga, all'alcol e al fumo. La ragazza che, per non avere incubi, deve essere in presenza di un ragazzo ma, quel ragazzo, se ne fotte di lei. Quella ragazza a cui non basta più scrivere testi o giocare al pallone. Quella ragazza che, ora come ora, ha tutto ma non ha niente allo stesso tempo.
Quella ragazza che, per avere un futuro, deve lottare con il suo passato, quel passato macabre ed inquietante.
Quella ragazza che, adesso, non si riconosce neanche guardando la sua immagine riflessa sullo specchio.
Faccio un sospiro, riempio la vasca da bagno con dell'acqua bollente, nella speranza di riuscire a ridurre tutto questo freddo.
Mi immergo dentro la vasca cercando di rilassarmi ma i problemi non vanno via ugualmente.
Esco dalla vasca, mi asciugo e mi preparo, tra qualche ora dovrei andare a Vinovo da Paulo.
Apro il mobiletto del bagno e prendo la mia cara amica lametta, ormai solo lei è rimasta, non vedo Antonella da quella sera, da quella litigata, ormai sono tre giorni che non ho sue notizie, credo che sia andata a stare con Luca.
Dopo aver lasciato altri segni sul mio polso, esco dal bagno e mi butto sul letto, tanto il borsone è gia pronto.
Apro il primo cassetto del comodino e prendo il cellulare accendendolo. Dopo quella sera non ho voluto sapere niente da nessuno. Il risultato? Due sms e una chiama persa.

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