Capitolo 65

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Stella pov's
《Che ci fanno loro qui?》chiedo a mio zio alla vista di tutti i miei amici nel salotto.
《Piccola sorpresa》risponde lui.
Scruto lo sguardo di ognuno: Samu tiene lo sguardo basso e si tortuta le mani mentre Andrew è troppo agitato, quando è agitato inizia a sudare e a tremare senza che lui se ne accorga.
《Accomodati》mi accoglie mio zio.
Tolgo la giacca e l'appendo insieme alla borsa per poi andare a sedermi nel divano insieme a Marco.
Tutti ci scambiano degli sguardi, io guardo Marco, lui guarda me e mi sorride. Però il suo sorriso non mi fa star bene come quello di... no, basta.
Giro un po' lo sguardo per vederlo.
Stacy tenta di sedersi sopra le sue gambe e lui, senza farsi accorgere, la spinge e la mette seduta nello spazio accanto a lui.
Questa scena troppo epica mi provoca una risata che cerco di camuffare subito con della finta tosse per distogliere lo sguardo di tutti.
Fede mi guarda e mi sorride, forse ha capito il perché della mia risata.
In questo momento tutte le ansie scivolano via, questi sono i sorrisi che mi salvano la vita, che mi tirano su di morale e che mi tranquilizzano.
《Ragazzi, fra poco è pronto, cosa ne dite di scambiare i regali?》
Tutti cercano la risposta negli occhi degli altri quindi decido di rispondere io.
《Va bene》dico solo, Andrew mi guarda di scatto serrando gli occhi. Ma che sta succedendo? Perché si comporta così? Sarà per la rottuta con Ludo?
《Perfetto, iniziamo con, mhh... Ludovica, giusto?》dice porgendole un pacchetto.
《Hem, sì, grazie》
Il contenuto è un paio di orecchini con una collana abbinata.
Prosegue così con tutti, chi riceve orologi, chi maglietta, chi altro, le solite cose insomma.
Arriva a me, porge una scatola con della carta regalo rossa.
Guardo quel 'regalo' e lo poso nel tavolino davanti a noi.
《Non lo apri?》chiede Etequiel.
《Non mi sono mai piaciuti i regali, lo aprirò dopo, odio essere fissata in attesa del 'cosa hai ricevuto?'》dico alzando le spalle.
《Giusto, ho una nipote complicata》dice ridendo.
《Posso parlarti?》mi chiede Marco sussurando all'orecchio ed io annuisco.
Ci alziamo, mi prende per mano ed usciamo nel balcone.
《Che mi dev...》non mi lascia il tempo di finire che le sue labbre si poggiano sulle mie.
Io, delicatamente, lo spingo fino ad allontanarlo.
《Che c'è?》chiede lui.
《Marco, non voglio rovinare la nostra amicizia e poi...》
《Sei ancora innamorata di Fede, vero?》
《Sì...》ammetto.
《Un'ultima volta, ti prego》
《L'ultima!》preciso io e lui annuisce baciandomi di nuovo.
Mi lascio trasportare un po' finché qualcuno non bussa nel vetro della finestra.
《Hem, scusate se vi disturbo ma Stella devo parlarti》quella voce.
Spingo immediatamente Marco, lui si mette a braccia conserte e lo fulmina con lo sguardo.
《Da soli》precisa Federico.
《Marco, è tutto a posto, vai》dico sorridendogli.
Lui rientra con una smorfia in viso.
《E quindi, state insieme?》chiede Federico.
《Hem, no》
《Mh no? Ti stava visitando fino alla gola con la sua lingua》alzo gli occhi al cielo ed ora sono io a quella a braccia conserte.
《Ma pur essendo che t'importa?》chiedo.
Lui si avvicina ed io indietreggio finché la ringhiera non mi ostacola.
Lui con le mani stringe la ringhiera imprigionandomi.
Siamo così vicini, basta solo che mi sporga di poco per riassaggiare le sue labbra.
《Niente》risponde lui a bassa voce.
《Perché fai così?》chiedo perdendomi nei suoi occhi grigio-azzurri.
《Così come?》chiede lui sfiorando la mia guancia con le sue labbra.
Al solo sfiorare mille brividi corrono lungo la mia spina dorsale.
《Così. Prima mi baci, dormi con me, mi fai venire mille brividi e cinque secondi dopo ti ritrovo con Stacy a fare chissà cosa...》 si ferma per guardarmi negli occhi.
《Sai che mi è mancato il freddo dei tuoi occhi?》chiede lui.
《Fede, ascoltami! Perché fai così? Perché appena torna la tua ex, la quale ti ha fatto soffri per due anni, fai soffrire me il doppio di quello che hai già subito? Perché non posso inseguire il mio sogno con la consapevolezza che quando ti rivedrò non avrai una "ragazza" con te e che mi minacci?》
《Perché t'importa?》chiede con quel sorriso stampato in faccia, sta usando le mie stesse parole contro.
《Niente》rispondo abbassando gli occhi.
《E allora, se non t'importa...》dice lui avvicinandosi sempre di più alle mie labbra.
《Ragazzi, è pronto!》urla mio zio bussando al vetro.
《Dobbiamo andare》dice lui allontanandosi per poi rientrare dentro sempre con quel sorriso, mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi.
Entro in salotto anch'io, non c'è nessuno, saranno già in cucina.
I miei occhi cadono su quel regalo, mi siedo dove ero seduta qualche minuto prima e lo osservo.
Lo prendo e con un sospiro sciolgo il fiocco.
Odio ricevere regali, non sai se ti piacerà e, se non ti piacerà, come dovrei reagire? Cercando di far finta che mi piaccia? Tanto, quella smorfia nauseata, anche se menti, ti rimarrà, non riuscirai mai a nasconderla.
Sollevo lentamente il coperchio dello scatolo.
All'interno c'è una fotografia.
La prendo e la osservo.
La foto ritrae me da piccola insieme a mio fratello e ai miei genitori.
Ricordo quando scattammo questa foto, eravamo a Buenos Aires, mio zio scattò la foto.
Guardo il dietro, c'è una scritta:
"19/05/02 Buenos Aires. Mi familia."
La foto è stata scattata due giorni prima dell'incidente.
All'interno dello scatolo c'è dell'altro.
Un peluche, quel peluche a forma di coniglio di colore giallo, praticamente era la mia unica amica, non me ne separavo mai, ci dormivo anche insieme.
Mi manca quella bambina, quella bambina ormai morta che si ritrova nel cimitero del suo paesino natale.
Dentro lo scatolo c'è anche un petalo di una rosa, una rosa bianca.
Prendo il petalo e, quando lo tiro, con esso si solleva anche un sacchetto.
Lo svuoto sopra al tavolo.
Le lamette e quelle pillole blu cadono tutte sul tavolo.
Come hanno fatto le mie cose a scomparire dal mio bagno per arrivare dentro questo scatolo?
Sento dei passi venire verso questa direzione ed io, in fretta, raccolgo tutto e mi rinchiudo nel bagno, devo restare sola, devo ragionare un po'.
Mi sciacquo la faccia con l'acqua e guardo la mia immagine riflessa nello specchio.
Mentre guardo la mia immagine riflessa, noto che lo specchio è sporco con un qualcosa di nero, cerco di pulire ma non va via.
Mi allontano un po' e, quando mi rendo conto di ciò che sto leggendo, mi paralizzo.
Su di esso c'è scritto "scappa" con un pennarello nero indelebile.
In quel momento la luce del bagno si chiude e lo specchio cade in frantumi.
Cerco di aprire la porta ma è chiusa a chiave da fuori.
《Dove cerchi di andare?》dice qualcuno alle mie spalle poggiando un coltello all'altezza della mia gola.
Deglutisco rumorosamente facendo scaturire in essa una risata.
《Che vuoi da me?》chiedo.
《Io? Proprio niente》
《Lasciami andare allora!》dico cercando di spingere via il braccio ma, a quanto pare è più forte di me e riappoggia, spingendo leggermente, l'arma contro la mia gola.
《Stella, stellina, presto raggiungerai la tua carissima famiglia》ride alla frase ma ciò che mi colpisce è la pronuncia del mio nome, solo una persona dice il mio nome in quella maniera, come se la 's' fosse un 'sc'.
《Quell'accento... non posso crederci, sei davvero tu?》
《Sh!》dice lei dandomi una botta in testa col manico del coltello, facendomi così svenire.
Mi sa che qui il coltello dalla parte del manico ce l'abbia lei.

Il mio Diazepam BluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora